La trentina SolidPower diventa leader mondiale nella produzione di impianti di piccola taglia

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SOLIDpower dolomiti energia
Con l’acquisizione della tedesca Ceramic Fuel Cell, creata una realtà di 120 dipendenti in Italia e nel mondo

 

 

SOLIDpower dolomiti energiaPochi sanno che l’Italia è il paese leader mondiale nel segmento delle “fuel cell” o pile a combustibile per sistemi di micro-cogenerazione. SolidPower, insediata solo pochi anni fa presso il BIC di Trentino Sviluppo a Mezzolombardo (TN) come una start up conquista sempre più posizioni, con un mercato oramai globale, tanto da acquisire tramite una fusione, la concorrente tedesca Ceramic Fuel Cell GmbH, leader sul mercato teutonico, creando così un gruppo di 120 dipendenti (la maggior parte dei quali impegnati nella ricerca), oltre 75 dipendenti nella sede Italiana, 15 in Svizzera, oltre 30 in Germania ed una decina un Australia.

L’acquisizione di Ceramic Fuel Cell GmbH, produttore del sistema “BlueGen” per ambiti residenziali con potenza fino a 1,5 kW consente aSolidPower di ampliare la propria offerta finora basata sul sistema “EnGen 2500”, prodotto in Italia, con una potenza di 2,5 kW elettrici e 2,0 kW termici, destinato a medie utenze residenziali e per usi commerciali dove è previsto un maggiore carico termico. Il generatore BlueGen attualmente prodotto in Germania, invece, ha una taglia di 1,5 kW elettrici ed 0,6 kW termici ed è destinato ad utenze residenziali e commerciali prevalentemente per la parte elettrica.

Le “fuel cell”, dette anche “pile a combustibile” sono dispositivi elettrochimici che permettono di ottenere elettricità e calore direttamente da certe sostanze, tipicamente da idrogeno ed ossigeno, senza che avvenga alcun processo di combustione termica, usando come vettore energetico metano (o bio-metano) oppure idrogeno. 

Per l’amministratore delegato di SolidPower, Alberto Ravagni «SolidPower ha iniziato il semestre di quest’anno con un cambio di passo, prima attraverso un re-branding (da SofcPower a SolidPower) e poi con un’acquisizione strategica perfezionata in tempi record. La nostra volontà è quella di mantenere il grande lavoro svolto da CFC in questi anni e sviluppare ulteriormente installazioni e service a livello europeo, diventando il protagonista di riferimento nel segmento della micro-cogenerazione ad alto rendimento. Il nostro lavoro mostra come l’ecosistema della green economy in Trentino può fare veramente la differenza».

Nata da un investimento di United Coating Group di Nelso Antolotti, supportata con fondi per la ricerca da parte della Provincia di Trento, SolidPower è un gioiello di avanguardia tecnologica, “Made in Italy”, che ha saputo battere sul tempo anche tante start-up USA, supportate dal programma ARPA-E dell’amministrazione Obama per l’innovazione nell’energia.

«Oggi siamo maturi per proporre una nuova soluzione di risparmio energetico per le abitazioni – prosegue Ravagni -. La cogenerazione con “fuel cell” ha un grande potenziale. Può ridurre le bollette del 25-35%, e tagliare le emissioni domestiche di CO2 fino a 2 tonnellate (circa il 30%) l’anno e quelle di ossido di azoto (NOx) almeno della metà rispetto alle migliori caldaie a condensazione (70 mg/kWh). Nel complesso si ottiene mediamente un risparmio energetico del 25%».

SolidPower nello specifico produce pile a combustibile a ossido solido (SOFC). Le pile a combustibile sono caratterizzate dall’elettrolita usato: in questo caso le SOFC impiegano un elettrolita a ossido solido (in genere zirconia drogata con ossido d’ittrio e materiale ceramico). Questa tipologia di celle opera a temperatura molto più alta di quelle polimeriche. Gli ioni d’ossigeno vengono trasferiti attraverso un materiale elettrolita solido (un ossido) ad alta temperatura per reagire con l’idrogeno sull’anodo. 

Gli apparecchi sono pronti per affrontare la sfida commerciale: l’obiettivo è di andare rapidamente a regime entro due-tre anni, periodo entro cui sono attese ulteriori ottimizzazioni delle apparecchiature e riduzioni del prezzo man mano che aumenta la produzione. Già ora, un apparecchio “BlueGen” è economicamente competitivo con un impianto da 10 kW, con in più il vantaggio di non essere vincolato alle bizze del sole. Certo, per l’ottimizzazione complessiva degli impianti è necessario che cresca ulteriormente la diffusione dell’idrogeno, ottenuto mediante idrolisi dall’acqua impiegando l’energia fotovoltaica non consumata direttamente e accumulato nei nuovi serbatoi in via di sviluppo proprio alla trentina Fondazione Kessler.