I commercialisti del nordest ponte tra”sistema cultura e “sistema impresa”

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Vicenza. Oltre 700 professionisti da tutto il Nordest hanno partecipato oggi a Vicenza alla Prima Giornata del Triveneto dal titolo “Il Capitale della cultura. Valore che genera valore” organizzata dall’Associazione dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili delle Tre Venezie (ADCEC3V). La Prima Giornata del Triveneto, che rappresenta l’apertura ufficiale della stagione formativa dell’Associazione, ha proposto un dialogo tra rappresentanti del mondo accademico, imprenditori, professionisti ed esponenti del mondo istituzionale che si sono confrontati sulla riscoperta del “fattore cultura” come driver di sviluppo economico, oltre che sociale, del nostro paese.

Il dibattito ha messo in evidenza come creatività, innovazione e ricerca sono gli ingredienti che permettono al “sistema cultura” ed al “sistema impresa” di incontrarsi e di interagire reciprocamente. In questo contesto, ai professionisti è affidato l’importante compito di catalizzatori di istanze e di acceleratori di nuovi processi, a sostegno della ricerca di tendenze innovative e di opportunità di business.

“Abbiamo voluto mettere al centro di questa giornata la cultura, un tema abbastanza particolare per la nostra categoria. – ha commentato Michela Colin, Presidente dell’Associazione dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili delle Tre Venezie – Cultura intesa nella accezione più ampia, che significa sì patrimonio culturale, arte, bellezza, ma anche industria culturale e creativa, cultura d’impresa, cultura dell’etica e sostenibilità della cultura. Significati che portano noi professionisti a riflettere su opportunità, specializzazioni e nuovi sbocchi professionali e che ci consentono di ragionare in un’ottica di multidisciplinarietà e interscambio. Un approccio che ben riassume il criterio che vogliamo adottare anche nel percorso formativo che l’Associazione intraprenderà in questa stagione, una formazione aperta a materie meno tecniche, interdisciplinare e multisettoriale pur nell’ottica di una professione che deve tendere sempre più verso la specializzazione.”

La prima parte della Giornata si è aperta con una conversazione tra Domenico De Masi, Emerito di Sociologia dell’Università La Sapienza di Roma, e Pierluigi Sacco, Ordinario di Economia della Cultura presso lo IULM di Milano.

“Sono stato piacevolmente colpito – ha detto il sociologo Domenico De Masi, in apertura di incontro – dal fatto che una categoria come quella dei commercialisti decida di aprire la propria stagione formativa con una Giornata dedicata al “Capitale della Cultura”. Denota una notevole apertura mentale e voglia di crescere e confrontarsi. Cosa che non è mai scontata e banale. Cultura ed economia viaggiano spesso distinti ma hanno assoluto bisogno l’uno dell’altro: la prima perché necessita di sovvenzioni per poter essere diffusa a tutti, i secondi perché senza un retroterra “culturale” e strategico non riuscirebbero a costruire niente di realmente durevole. La Cultura è poi un fattore cruciale per la crescita di un’economia del territorio e anche per attrarre i giovani e portarli a considerare un luogo, una città, una regione degna di essere vissuta tanto da decidere di investirci le proprie capacità e il proprio futuro.”

“Il valore economico della cultura – ha detto Pierluigi Sacco, Ordinario di Economia della Cultura allo IULM di Milano – è importante ma se non si comprende che va al di là della sola economia si fa un errore, perché la sua forza sta nella capacità di coinvolgere il tessuto sociale.

Oggi solo chi investe in quest’ottica di sistema, ha i risultati migliori. I paesi europei che sono più competitivi sul tema della manifattura digitale stanno lavorando sempre di più con gli artisti su tutti i temi dell’innovazione legati al interazione del rapporto uomo macchina. In Italia si tende a fare della cultura un uso spesso meramente strumentale. Noi abbiamo bisogno di un cambio di politiche importanti. Anche se solo ci adeguassimo all’agenda europea potremmo fare un significativo salto in avanti. Dobbiamo incanalare il potenziale creativo in progetti d’impresa originali e soprattutto dare spazio alla produzione culturale che oggi in Italia ha un valore scarsissimo.”

A seguire la tavola rotonda, a cui oltre ai Professori De Masi e Sacco, hanno preso parte Giovanni Bonotto (Imprenditore Bonotto spa), Massimo Mucci (Responsabile Art Advisory Banca Ifigest), Paolo Martini (Azimut Holding), Carlo Nordio (Magistrato della Procura della Repubblica di Venezia), Giovanni Scoz (Dottore Commercialista) e Luciano Zanin (Presidente dell’Associazione Italiana Fundraiser).

La cultura può essere intesa sotto due diverse prospettive: oggettiva e soggettiva – ha spiegato nel suo intervento Carlo Nordio, Magistrato della Procura della Repubblica di Venezia- La prima si identifica con la cultura della legalità, la seconda con la cultura del magistrato. Se non si riesce a far comprendere che il rispetto delle regole è non solo eticamente doveroso ma soprattutto utile alla comunità anche in senso economico per il cittadino e lo stato, ci fermeremo sempre alle prediche inutili. La mente umana, per sua natura, è in parte insensibile alle ragioni dell’etica, ma molto sensibile alle ragioni dell’utilità ed è qui che bisogna agire per far passare l’importanza della legalità. Un piccolo sacrificio personale porta vantaggi e benefici enormi per la collettività se ciascuno è disposto a fare la propria parte e il proprio dovere.

La cultura del magistrato, intesa come competenza e conoscenza personale, ne forma le caratteristiche distintive. Io credo che dalla conoscenza derivi soprattutto l’umiltà e il buon senso. Umiltà intesa come coscienza dei propri limiti e buon senso in quanto rappresentazione pragmatica di ciò che è possibile fare, evitando slanci di fanatismo.

“Sono convinto che la cultura ci farà ricchi – ha raccontato Giovanni Bonotto, imprenditore dell’omonima azienda vicentina che produce tessuti per le grandi case di moda – La mia azienda è nutrita costantemente da residenze di artisti. Dal 1970 ad oggi sono nate in azienda circa 12.000 opere d’arte contemporanea create dai più grandi artisti della seconda metà del Novecento. Questo ha fatto sì che le produzioni industriali fossero impollinate dal modo non convenzionale di produrre il pensiero degli artisti. Quindi tutta fabbrica ha uno spirito che non è fatto dal business management, ma da un’idea di produzione e di lavorazione che deve tornare al concetto di arte.”