“Dieselgate”, l’Europa allarga l’indagine anche ad altri costruttori

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Bosch 2005 iniezione diretta diesel cilindro
Dopo Volkswagen, Renault ritira oltre 15.000 veicoli. Nel mirino dei consumatori anche Ford, Opel e Mercedes. Il Parlamento europeo attiva la commissione d’inchiesta sulle emissioni

 

Bosch 2005 iniezione diretta diesel cilindroLo scandalo “Dieselgate” è ben lungi dal finire ma, anzi, rilancia con nuovi costruttori e modelli che finiscono sul banco degli imputati e con il Parlamento europeo che dà il via alla commissione d’inchiesta che dovrà indagare sia sulla violazione delle regole Ue sulle emissioni da parte dei produttori auto che sulle presunte carenze degli stati membri e della Commissione Ue nel farle rispettare.

L’Aula di Strasburgo ne ha definito il mandato e nominato i 45 membri, tra cui figurano tre italiani: Massimiliano Salini, (Ppe/Forza Italia), Massimo Paolucci, (S&d/Pd), ed Eleonora Evi (Efdd/M5S). Intanto i costruttori auto europei dell’Acea, che ribadiscono di essere favorevoli ai nuovi test sulle emissioni sia di CO2 che di NOx, chiedono però di armonizzare le due legislazioni, che al momento procedono separatamente, in particolare le date di entrata in vigore. 

La commissione dell’Eurocamera – che si riunirà per la prima volta a febbraio per nominare presidente e co-presidenti – è chiamata ad appurare le eventuali inadempienze della Commissione Ue e dei 28 nel far rispettare le norme comunitarie relative ai cicli di prova che verificano i livelli di emissioni, nel mettere in atto misure appropriate di sorveglianza e nella introduzione di sanzioni effettive, proporzionate e dissuasive per le violazioni. E, quindi, se Bruxelles abbia ritardato l’introduzione dei nuovi test in condizioni di guida reali. 

Altro punto quello delle informazioni: la commissione d’inchiesta dovrà verificare se l’esecutivo europeo e i governi sapessero già dell’uso del software per “truccare” le emissioni, vietato dalle norme Ue dal 2007, e se hanno preso misure adeguate per garantirne il rispetto. Entro sei mesi dall’inizio dei lavori, la commissione d’inchiesta presenterà una relazione intermedia e, entro dodici mesi, quella finale. “Non ci sono dubbi che in Europa abbiamo bisogno di nuovi test, ma regolamenti importanti sulla CO2, emissioni e test continuano a essere portati avanti separatamente, senza prendere in considerazione interconnessioni importanti – ha criticato il presidente dell’Acea e amministratore delegato di Daimler Dieter Zetscher -. Un piccolo passo avanti verso una migliore regolamentazione sarebbe semplicemente armonizzare le date di introduzione in modo ragionevole».  

Sul fronte dei consumatori, proseguono le azioni collettive di risarcimento intentate verso Volkswagen. Per Altroconsumo il risarcimento dovrà essere uguale o superiore al 15% del prezzo d’acquisto delle auto coinvolte. Forte delle già oltre 20.000 preadesioni all’azione collettiva di fronte al tribunale di Venezia, l’organizzazione pretende il risarcimento immediato per tutti i proprietari delle auto del Gruppo Volkswagen con motorizzazione diesel EA189 su cui è stato installato abusivamente il software “defeat device”. «A causa del deliberato inganno della casa produttrice i proprietari dei veicoli coinvolti hanno acquistato auto con caratteristiche qualitative e classe di emissione inferiori ai valori dichiarati, subendo un notevolissimo danno economico – spiega l’associazione -. Convinti di acquistare veicoli Euro 5 sulla base di quanto proposto da Volkswagen, i consumatori si sono trovati proprietari di auto di classe inferiore, il cui valore commerciale è inferiore. Avrebbero dovuto pagare meno l’auto in fase d’acquisto, ora si trovano in mano un veicolo ulteriormente deprezzato, per lo scandalo e la scorrettezza della casa produttrice. Oltre al danno la beffa – continua Altroconsumo -, le campagne promozionali inerenti ai modelli “BlueMotion” si sono sempre basate, sin dal nome, sul preteso basso impatto ambientale delle autovetture equipaggiate con i motori EA189. Mentre Kba, l’ente di omologazione tedesca, non ha sinora confermato l’approvazione degli interventi tecnici a soluzione del problema proposti da Volkswagen, la scarsa trasparenza di quest’ultima continua. Più volte preannunciato da Volkswagen, il richiamo e il relativo intervento tecnico non è stato ancora effettuato, né la casa automobilistica tedesca garantisce che esso non avrà conseguenze sulle performance e sui consumi delle auto. I proprietari delle auto “infette” sono a oggi nella condizione di non poter fare una scelta commerciale libera e informata – conclude l’associazione -. Oltre a tutte queste voci di danno che Altroconsumo stima nel 15% del prezzo delle auto, nel corso della causa in tribunale occorrerà valutare e aggiungere i danni derivanti dall’impatto che l’intervento tecnico avrà in termini di conseguenze negative su performance e consumi delle auto sottoposte a richiamo». 

Dall’Italia alla Gran Bretagna. E’ allarmante quanto emerso dall’associazione dei consumatori britannica “Which”, che ha condotto dei test dai quali è risultato che il 95% delle auto diesel supera i limiti legali delle emissioni. L’associazione, dopo il “Dieselgate”, ha analizzato i dati di 300 automobili circolanti in Gran Bretagna. Dall’analisi di “Which” è emerso che il 65% dei modelli non sia in regola con le emissioni, un dato allarmante che sottolinea, se ce ne fosse bisogno, l’estrema urgenza di un severo sistema di controllo a livello europeo sulle emissioni dei veicoli. Non ha alcun senso promuovere summit e inneggiare alla tutela dell’ambiente se poi non si agisce concretamente contro chi sfora i limiti imposti sulle emissioni. È fondamentale un’azione coordinata e pianificata su tutti i veicoli che devono essere immessi in commercio, affinché i reali livelli di emissioni siano allineati a quelli dichiarati. 

Renault sta procedendo al richiamo in tutta Europa di 15.800 Captur equipaggiati con il motore diesel dCi 1,5 litri e 110 cavalli per risolvere un problema tecnico legato in particolare alle emissioni di zolfo a causa di una disfunzione del sistema che dovrebbe eliminarle, sarebbe stato scoperto a luglio dell’anno scorso. E risolto a partire dalle vetture entrate in produzione il 4 settembre. I richiami, iniziati in novembre, riguardano quindi i veicoli prodotti tra febbraio e settembre, già venduti o ancora presso i concessionari. Riguardo agli ossidi di azoto il cui livello in condizioni di guida reale è enormemente superiore a quello dei test di omologazione, i tecnici hanno constatato che il sistema Egr funziona appieno solo se la temperatura dell’aria di ingresso è compresa tra i 17 e i 35 gradi (non a caso i test di omologazione vengono effettuati a temperature costanti comprese tra 20 e 30 gradi), altrimenti diventa parzialmente inefficace, con un aumento quindi delle emissioni di ossidi di azoto più o meno importanti a seconda delle condizioni di guida.

I test realizzati dal governo francese per misurare le emissioni inquinanti di vetture diesel hanno mostrato che «altri marchi», oltre Renault, «violano le norme» anti-inquinamento, come ha dichiarato il ministro francese dei Trasporti e dell’Ambiente, Segolene Royal, che parlando alla tv “iTele” non ha precisato i nomi, limitandosi a dire che si tratta di «costruttori esteri». Royal ha aggiunto che i risultati dei test «saranno resi pubblici» dopo le audizioni di questi costruttori davanti alla Commissione tecnica indipendente creata dal ministero dei Trasporti transalpino. Secondo il giornale satirico “Le Canard Enchaine” i tre gruppi coinvolti sarebbero Opel, Ford e Mercedes. Alla domanda se siano tre i costruttori implicati oltre Renault, Royal ha risposto che «potrebbero anche essere di più in quanto abbiamo testato i modelli di otto gruppi e ne restano altri quattro che esamineremo nelle prossime settimane». Royal ha precisato che finora sono stati realizzati test «su un campione di 22 vetture» con l’obiettivo di salire a 100.