Fusione Banco Popolare Banca Popolare Milano: nasce il terzo polo nazionale

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BPM banco popolare
Dalla fusione delle due popolari un gruppo concentrato al Nord Italia con testa a Verona e Milano

 

BPM banco popolareC’è fiducia e molto ottimismo nelle parole dei due amministratori delegati di Banca Popolare di Milano (Bpm) e Banco Popolare di Verona che hanno illustrato il futuro dell’operazione che porterà alla nascita del terzo polo italiano. E questo anche se, in prospettiva, sono ancora diversi i nodi da sciogliere, a partire dalle tornate assembleari che dovranno approvare l’aumento di capitale per il Banco (ben un miliardo di euro che si effettuerà a prescindere dalla fusione) e poi l’aggregazione.

«Nessuno può farsi garante delle assemblee di Bpm – dice l’amministratore delegato Giuseppe Castagna (i soci avevano bocciato la riforma della grestione nel 2014) – ma questa operazione è così importante e strategica che non sarebbe il caso di dare risalto a voci minoritarie». Il futuro è in parte già tracciato: «resteremo una spa quotata sul mercato con – spiega il presidente Pier Francesco Saviotti – qualche azionista: ne abbiamo di affezionati che resteranno e forse incrementeranno la loro quota, ma non ho la palla di vetro». Quanto giuseppe castagna AD BPM Banco Popolarealle Fondazioni CariVerona e CariLucca, di cui si è parlato come possibili interlocutori di un aumento di capitale riservato, Saviotti conferma l’interesse, ma «a oggi non è ancora il momento di dare risposte chiare».

Dalla fusione delle due banche, secondo Castagna, «non c’è l’obbligo di vendere asset per Banco Popolare e Banca Popolare di Milano nell’ambito della fusione. E’ ovvio che ci saranno delle razionalizzazioni, è assolutamente fisiologico perché qualche sinergia è possibile. Poi vedremo se sarà possibile valorizzare alcuni di questi asset all’esterno».

La realtà finanziaria che nascerà dalla fusione sarà, secondo Saviotti, «una banca alta, bionda, con gli occhi azzurri, bella e ricca. Non ha vinto e non ha perso nessuno e le autorità vogliono che la banca si presenti al mercato nel miglior modo possibile. Noi abbiamo scelto di prendere il toro per le corna e partecipare attivamente alla nascita della terza banca nazionale. E’ una soluzione utile per il Banco, per la Bpm e per il Paese». 

Giuseppe Castagna, che guiderà il nuovo gruppo dopo il ritiro per limiti di età di Saviotti (che sarà però per un triennio presidente del comitato esecutivo), definisce l’accordo «un esempio di una fusione fatta senza far prevalere uno sull’altro. è cambiata un’epoca, non si può fare una fusione per convenienze di parte e l’approccio funziona se si creano dei campioni». I banchieri hanno spiegato di non avere “mai” temuto di non riuscire a trovare la quadra. «Che fossimo preoccupati – ha ammesso Saviotti – mi sembra logico, considerato che il sottoscritto per un mese è andato dicendo che non avremmo mai fatto un aumento di capitale. Ma più di due anni fa – ha ricordato – dissi che il mio sogno era aggregarmi con la Popolare di Milano. Abbiamo avuto la preoccupazione che potessero insorgere problematiche esterne, ma abbiamo dialogato con intelligenza con tutti i soggetti coinvolti e siamo riusciti a far quadrare tutto. L’intervento del governo – ha concluso – voleva evidenziare il gradimento che questa operazione riscontrava».

Secondo Castagna le nozze Bpm-Banco Popolare sono «il matrimonio ideale», mentre la trattative tra la popolare milanese e Ubi Banca, altra possibile sposa, è stata «complicata» dall’ipotesi di un’aggregazione a tre che avrebbe dovuto includere anche Mps. «Non abbiamo mai avuto discorsi esclusivi con Ubi, ma abbiamo lavorato in parallelo con Ubi e con il Banco – ha spiegato Castagna -. Dal mio consiglio avevo avuto il mandato chiaro di procedere a una fusione alla pari e con una banca con cui condividessimo gli stessi storici valori: tutto questo ha trovato un riscontro maggiore nel Banco Popolare. Con Ubi poi i discorsi si sono complicati perché si parlava non di una fusione a due, ma a tre. Questo ci ha fatto accelerare verso il Banco Popolare. Alla fine, con l’aumento di capitale del Banco, anche i dubbi sulla consistenza patrimoniale vengono meno e questo matrimonio – ha concluso – diventa ancora più ideale».

francesco saviotti Presidente BPM Banco PopolareIn vista della fusione di Bpm e Banco Popolare «non ci sarà nessun licenziamento e nessun problema sul piano dei dipendenti – dice Saviotti -. Nessun intervento che potrà disturbare i colleghi che sono un asset fondamentale per il gruppo». Il Banco Popolare in sei anni è stato già ridotto di 4.000 unità «senza un’ora di sciopero, sempre d’accordo con i sindacati e ricorrendo allo strumento del fondo di solidarietà e degli incentivi all’esubero». Saviotti sottolinea di non aver tagliato il personale al Banco nonostante le pressioni e quindi «figuriamoci se lo facciamo qui con una banca solida e redditizia, una delle migliori oggi sul mercato». Anche il consigliere delegato di Bpm, Giuseppe Castagna, è intervenuto sulla questione: «questa operazione crea una banca solida e sana e questa è una garanzia per tutti i colleghi». 

Castagna ha riferito che non ci saranno aumenti di capitale dopo la fusione tra Banca popolare di Milano e Banco Popolare: «direi che, se mai, dovremo pensare a come redistribuire ai nostri azionisti la redditività che genereremo, piuttosto che chiedere soldi» ricordando che il gruppo sarà «la seconda banca come forza del “common equity tier 1”». Castagna non ha fatto anticipazioni sulla politica di dividendi della nuova banca: «risponderemo alle domande su redditività e cedole – ha detto – alla presentazione del piano, ma siamo ragionevolmente ottimisti di poter anticipare che il ritorno sul “tangible equity” sarà in eccesso rispetto al capitale». 

Quanto alla ricapitalizzazione del Banco Popolare, che sarà precedente alla fusione per un importo di un miliardo di euro e che sarà effettuato anche se la fusione con Bpm dovesse saltare per qualche ragione, Saviotti ha definito «ragionevole» pensare all’utilizzo di un convertendo: «prendiamo in considerazione anche l’ipotesi di un aumento di capitale con altri strumenti, che non saranno “coco bond” né strumenti “tier 1” ma sempre e soltanto emissione di azioni, che potrebbe avvenire con un convertendo o con un prodotto che non è il tipico aumento di capitale con diritto di opzione». «La copertura è assicurata anche se non il deal non dovesse realizzarsi», ha affermato Saviotti sottolineando il contratto in essere per il consorzio di garanzia con Mediobanca e Merrill Lynch. 

Infine il nome del nuovo gruppo: «non abbiamo in mente il nome del futuro gruppo. Potrebbe essere la scelta finale quella di mettere assieme i due nomi, ma se un consulente trovasse un nome di comune gradimento lo prenderemmo in considerazione. La questione è comunque marginale rispetto alle problematiche che abbiamo davanti. Le attenzioni sono tutte dedicate al piano industriale che sara’ tosto, aggressivo e di sostanza» ha detto Saviotti

La fusione fra Banco Popolare e Bpm è una «bella iniziativa, importante e lungimirante – ha detto il presidente della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti -. Credo che nelle prossime settimane si possa trovare una soluzione positiva anche per quelle realtà che richiedono un intervento come Mps, Carige e le due venete».