Nuovo scandalo in casa Patt: il capogruppo coinvolto in uno scambio voti con denaro con gli Schützen

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Il consigliere provinciale Baratter si difende, mentre le minoranze lo attaccano e invocano l’intervento della magistratura e lo scioglimento del Consiglio provinciale

lorenzo baratter consiglioIl post congresso del Patt, il Partito Autonomista Trentino Tirolese, che solo poche settimane fa ha visto la spaccatura netta nella riconferma alla segreteria del senatore Franco Panizza continua ad avere strascichi a cavallo tra la brutta politica e le cronache giudiziarie.

Dopo la pubblicazione delle fotografie del neo eletto presidente Pedergnana ritratto in atteggiamenti inneggianti al fascismo (braccio destro teso, un bacio ad una fotografia di Benito Mussolini), memore anche dei suoi recenti trascorsi di militante di Alleanza Nazionale, che lo hanno costretto a rassegnare le dimissioni dopo neanche una settimana dalla sua elezione, ora tocca al capogruppo in Consiglio provinciale Lorenzo Baratter. Secondo quanto si è appreso, Baratter in occasione delle elezioni provinciali del 2013 avrebbe firmato un documento in cui lui (e un altro candidato di cui non sono state rese note le generalità) si sarebbe impegnato ad erogare la somma di 500 euro ogni mese a favore della Federazione degli Schützen del Tirolo Meridionale. Baratter, alla sua prima candidatura e allora presidente del Museo provinciale degli usi e costumi della gente trentina, fu effettivamente eletto e risultò il quarto più eletto della lista autonomista, con un notevole exploit personale, davanti anche a candidati con lustri di esperienza politica alle spalle.

Il copro degli Schützen sono storicamente vicini e affini al Patt e alla sua politica. Si sono sempre riconosciuti nella figura di Franco Panizza sia quando lui era in Consiglio provinciale (del quale si ricordano i numerosi interventi a favore del corpo paramilitare storico da assessore provinciale: dalla fornitura di nuove divise storiche agli schioppi da parata), successivamente eletto alla segreteria del partito e poi anche al Senato. Baratter agli occhi del corpo pareva essere la persona giusta per proseguire l’alleanza. E così è stato, per almeno i primi tre mesi della legislatura, con versamenti all’associazione. Salvo poi interrompersi bruscamente, perché Baratter non avrebbe interpretato come da aspettative le esigenze degli Schützen che lo avevano duramente criticato per non avere sostenuto adeguatamente la causa dell’autodeterminazione del Trentino all’interno del Tirolo storico e non si è opposto all’adunata degli alpini del 2018 a Trento, cosa che gli Schützen vedono come il fumo negli occhi, in quanto segna lo spostamento del confine italo austriaco, separando il Tirolo meridionale e il Trentino dalla madrepatria austriaca.

Da parte sua, il consigliere Lorenzo Baratter si difende: «ho preso atto con un certo stupore del nuovo tentativo di delegittimazione della mia persona». Per Baratter «il mio impegno a versare un contributo volontario alla Federazione degli Schützen in caso di elezione nel consiglio provinciale» si situa «nel solco del mio impegno a favore dei valori condivisi: interesserà forse che ho ad esempio curato nel 2012 l’Almanacco degli Schützen e che ho fatto numerose conferenze con e per gli Schützen. Non ho quindi alcuna difficoltà a confermare che mi sono fatto carico di rappresentare le istanze della tradizione culturale degli Schützen, certo di avere la vicinanza di molti dentro quel mondo, oltre a quella di coloro che senza demagogie e revanscismi portano avanti l’idea di una riscoperta di tutta la nostra storia».

Una difesa che non convince gli esponenti dell’opposizione. Per i consiglieri provinciali trentini Degasperi (M5S), Bezzi (FI) e Fugatti (LN) «le recenti rivelazioni di stampa riguardanti il capogruppo del Patt Baratter gettano una luce inquietante sui sistemi utilizzati per la raccolta dei voti. Secondo quanto scrive un quotidiano locale e lui stesso conferma, prima delle ultime elezioni provinciali Baratter ha firmato un accordo col quale si è impegnato a versare 500 euro mensili alla federazione degli Schützen in caso di elezione al Consiglio provinciale. Va anche detto però che il collega attribuisce alla cifra versata i caratteri della ‘liberalità’ negando ogni correlazione fra denaro e preferenze ricevute». «Trattandosi di questione di rilevante interesse pubblico – proseguono Degasperi, Bezzi e Fugatti – riteniamo necessario si faccia fin da subito la massima chiarezza a riguardo. Invitiamo pertanto il capogruppo Baratter e la Federazione degli SchÇtzen a rendere pubblici in maniera integrale gli accordi sottoscritti, in modo da fugare ogni possibile ombra sulla vicenda. Se ciò non dovesse avvenire riterremmo necessario procedere con ogni strumento a nostra disposizione per appurare e rendere nota la verità dei fatti».

Per il deputato trentino del M5S, Riccardo Fraccaro, «il voto di scambio è una piaga della nostra democrazia ma i partiti continuano a svendere le istituzioni al miglior offerente. Ora emergono prove concrete di questo scandalo: il Patt, sedicente partito autonomista alleato del Pd, è stato colto con le mani nel sacco». «Una simile vergogna – prosegue Fraccaro – non può resterà impunita: depositerò un esposto in Procura perché venga fatta piena luce su quest’accusa di compravendita, intanto Baratter si deve dimettere e il Consiglio provinciale va sciolto immediatamente».

Per Fraccaro «secondo quanto risulta dal documento alla vigilia delle provinciali 2013 il candidato consigliere Baratter ha messo nero su bianco un accordo con cui s’impegnava a versare 500 euro al mese alla Federazione degli Schützen, in cambio del loro pieno sostegno elettorale. Puntualmente Baratter è stato eletto grazie a 3.693 preferenze ed è diventato anche capogruppo Patt in consiglio provinciale con un lauto stipendio. Da allora ha cominciato a versare regolarmente 500 euro al mese agli Schützen, che da questo partito hanno sempre ricevuto risorse e finanziamenti». «Lo scandalo Patt – conclude il deputato M5s – mette in discussione la stessa legittimità del Consiglio Provinciale ed è solo la punta dell’iceberg di un sistema clientelare che sta trascinando il Trentino nel baratro. Il Pd non può continuare a governare se ci sono le prove che le elezioni sono state inquinate dal voto di scambio. La parola dev’essere restituita ai cittadini, che hanno il diritto di essere rappresentati da portavoce onesti, con le mani libere e pulite. Il M5s – sottolinea – non arretrerà di un millimetro: c’è solo una strada da percorrere per ridare credibilità alle istituzioni, tornare subito al voto».

Per Raimondo Frau, referente di Azione nazionale per il Trentino, «ci troviamo di fronte a un pesante danno dell’immagine del Trentino in un periodo storico in cui la nostra autonomia viene costantemente messa in pericolo dalle politiche accentratrici del Governo Renzi. Spero che in tempi rapidi possano essere fatte le compiute indagini per dimostrare l’eventuale estraneità del consigliere del Patt». Al contempo, Frau ritiene che «in caso contrario l’auspicio di Azione Nazionale Trentino è quello che si possa ricorrere al voto al più presto visto il rischio di voti di scambio all’interno del Consiglio provinciale».

Graffiante il commento di Marika Poletti, presidente provinciale Fratelli d’Italia/AN Trentino: «Baratter, censore dei costumi altrui e lesto maestrino della morale, si giustifica negando l’evidenza: “Mi sono impegnato a versare i soldi senza chiedere nulla in cambio”. Peccato che gli ambienti da cui la soffiata è partita si siano premuniti di rendere pubblico anche il testo del patto segreto da cui si evince in modo imbarazzante che il contenuto dell’impegno è esplicitamente elettorale. Al di là degli eventuali risvolti giudiziali di quanto emerso, preme sottolineare la pochezza di spirito e di credibilità di un soggetto che, immotivatamente, ricopre ruoli di primo piano nella scena politica trentina».

Per Poletti «se è comportamento normale e legittimo per chiunque contribuire alla causa in cui si crede – dal volontariato nei gattili alla scelta dell’associazione a cui devolvere un contributo -, lo è molto meno vincolare il versamento di denaro solo a condizione di ottenere dal beneficiario un tornaconto personale. Mettere ciò in forma scritta rappresenta in pieno il livello di fiducia che la Federazione degli Schützen nutrivano nei confronti del pupillo di quel Panizza che tanto per loro si era speso, sentore evidentemente corretto considerato che il buon Baratter, dopo solo tre mesi, cessò di devolvere la cifra promessa. Il valore della parola data – o della firma posta – è direttamente proporzionale alla persona che di quell’impegno si fa carico. Evidentemente il Capogruppo del PATT ha la tenuta simile a quella degli yogurt in offerta perché vicino alla data di scadenza». Polemica la chiosa finale di Poletti: «o, forse, ha deciso di devolvere i  500  euro all’Arcigay, associazione per certi versi, più affine a diverse posizioni assunte dal Baratter in Consiglio Provinciale».

 

Su richiesta del legale delle persone inquisite, si aggiorna l’articolo segnalando che Paolo Dalprà è stato successivamente assolto per insussistenza di prove con sentenza della Corte d’Appello di Trento del 26 ottobre 2018, passata in giudicato il 12 marzo 2019. Per Lorenzo Baratter, il Tribunale di Trento in data 30 maggio 2017 ha stabilito il proscioglimento perché il fatto non sussiste.

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