Emilia Romagna, sono 51 i comuni al voto il 5 giugno

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elezioni comunali urna scheda elettorale
Urne aperte nei capoluoghi di Bologna, Rimini e Ravenna

 

elezioni comunali urna scheda elettoraleSono 51 i comuni che andranno al voto domenica 5 giugno in Emilia-Romagna, che porteranno alle urne poco più di un milione di persone. Oltre a Bologna, su cui si concentrano le principali attenzioni, vanno al voto altri due capoluoghi di provincia: Rimini e Ravenna. A Bologna e Rimini i sindaci uscenti si candidano per il secondo mandato. Nel capoluogo di Regione Virginio Merola se la vedrà con otto candidati a sindaco, mentre in riviera sarà Andrea Gnassi ad andare alla ricerca del bis. A Ravenna, invece, non ci sarà Fabrizio Matteucci, che è stato sindaco della città per dieci anni: cinque sono i candidati sindaco con favorito il Pd Michele De Pascale, insidiato da Massimiliano Alberghini del centrodestra. 

Né a Ravenna né a Rimini il M5s sarà presente con il proprio simbolo sulla scheda: gli attivisti locali infatti non hanno trovato un accordo e lo staff di Beppe Grillo non ha certificato nessuna lista. Degli altri comuni al voto ce ne sono altri sei sopra i 15.000 abitanti: sono, ovvero, quelli in cui se il 5 giugno nessun candidato raggiungerà il 50% più uno dei voti, saranno chiamati al ballottaggio il 19 giugno. Si tratta di Cento (Ferrara), San Giovanni in Persiceto (Bologna), Cesenatico (Forlì Cesena), Pavullo nel Frignano e Finale Emilia (Modena) e Cattolica (Rimini). Attenzione particolare è sul comune di Cesenatico, dove il centrosinistra cercherà di riconquistare il comune che cinque anni fa fu vinto da Roberto Buda, candidato del centrodestra, e su Finale Emilia, dove il sindaco uscente Fernando Ferioli (Pd) ha fatto un passo indietro dopo una lunga polemica su presunte infiltrazioni. Negli altri 42 comuni più piccoli, invece, si voterà con la legge elettorale maggioritaria a turno unico: chi il 5 giugno prenderà un voto in più degli altri candidati diventerà sindaco anche se non raggiunge il 50% e senza la necessità del ballottaggio. Fra gli altri scelgono per la prima volta il sindaco anche quattro comuni neonati attraverso le fusioni. Sono i comuni di Alto Reno Terme (Porretta e Granaglione, nel Bolognese), Polesine Zibello (Parma), Montescudo Montecolombo (Rimini) e Ventasso (formato da Busana, Collagna, Ligonchio e Ramiseto, nell’Appennino reggiano).

A Bologna Virginio Merola va a caccia del bis, sperando di farcela al primo turno. Altri otto candidati cercheranno di portarlo al ballottaggio: su tutti Lucia Borgonzoni, leghista che ha unito il centrodestra e Massimo Bugani del Movimento 5 Stelle. Sono 17, invece, le liste dei consiglieri comunali. Merola sarà sostenuto da cinque liste: Pd, Città Comune con Amelia (guidata dall’assessore al welfare, ex Caritas, Amelia Frascaroli, della quale fa parte l’ala “governista” di Sel), Cittadini per Bologna (Scelta civica), Bologna Metropolitana fa Centro e Bologna viva (socialisti). Cinque liste che hanno l’obiettivo di mettere insieme quel 50%, raggiunto per un soffio cinque anni fa, che metterebbero al riparo Merola dalle sorprese e dalle insidie del ballottaggio del 19 giugno. 

Cinque anche le liste a sostegno della Borgonzoni che, dopo un lungo tira e molla, è riuscita a unire tutto il centrodestra. La sostengono la Lega Nord, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Uniti si Vince e Riprendiamoci Bologna, una lista civica nata da una pagina di Facebook che denuncia il commercio abusivo. Massimo Bugani, fedelissimo di Beppe Grillo e collaboratore di Davide Casaleggio nell’associazione Rousseau, sarà alla guida del Movimento 5 Stelle, dove non sono mancate le polemiche perché la lista e i candidati non sono stati sottoposti al vaglio del voto della rete. Bugani e Borgonzoni partono con lo stesso obiettivo: arrivare secondi alle spalle di Merola per potersi giocare il tutto per tutto al secondo turno con il favorito di questa consultazione. Da tener d’occhio, però, anche i due principali outsider. Si colloca al centro Manes Bernardini, candidato cinque anni fa per la Lega Nord, uscito dal Carroccio, al fianco di Flavio Tosi, in polemica con Salvini. Con lui ci sono l’Udc e il Ncd: fra i suoi sponsor di peso il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti. A sinistra di Merola, invece, c’è Federico Martelloni, candidato della Coalizione civica, un rassemblement che tiene insieme l’ala di Sel in rotta con Merola, Possibile, alcuni esponenti dei centri sociali, espulsi dal Movimento 5 Stelle e altre sigle della sinistra. Completano il quadro altri quattro candidati sostenuti da una sola lista: Matteo Badiali dei Verdi, Ermanno Lorenzoni del Partito comunista dei lavoratori, Sergio Celloni della lista civica Gol e Mirko De Carli del Popolo della famiglia.

A Ravenna sono in cinque i candidati che si contenderanno la poltrona di sindaco, dopo i due mandati di Fabrizio Matteucci. Il favorito d’obbligo è Michele De Pascale del Pd, sostenuto anche da Pri (che a Ravenna, storica roccaforte, esiste ancora), Idv, Sinistra per Ravenna e tre liste civiche. Il suo principale sfidante è Massimiliano Alberghini (Forza Italia, Lega Nord, Fdi e una lista civica). Non si presenta il M5s, visto che non è stata certificata la lista guidata da Michela Guerra, che sarà comunque sulla scheda con una lista di nome “CambieRà”. Completano la griglia di partenza Maurizio Bucci (la Pigna) e Raffaella Sutter (Ravenna in Comune).