Friuli Venezia Giulia, industria in calo nel primo trimestre 2016

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Indagine congiunturale di Confindustria FVG. Bono: «ad una buona chiusura del 2015 è mancato il consolidamento ad inizio 2016»

 

industria metalmeccanica lavorazioni fresaConfindustria Friuli Venezia Giulia ha diffuso i risultati dell’indagine congiunturale trimestrale sulla base dei dati forniti da un significativo campione di imprese manifatturiere associate alle Confindustrie territoriali di Pordenone, Udine e Venezia Giulia. L’elaborazione dei dati raccolti alla fine di marzo fornisce un quadro della salute dell’industria regionale caratterizzato, in buona sintesi, da un peggioramento di quasi tutti i principali indicatori congiunturali, che confrontano il trimestre in esame con quello precedente, ed un andamento riflessivo, anche se meno accentuato, degli indicatori tendenziali, che misurano, invece, le variazioni nel paragone con lo stesso trimestre dell’anno precedente.

L’esame complessivo dei risultati ottenuti fa concludere che le buone performance raggiunte dal settore industriale nell’ultimo periodo del 2015 non trovano, alla fine dei primi tre mesi del 2016, l’auspicata conferma. La debole, ma costante ripresa, iniziata verso la fine del 2014, segna, quindi, all’inizio dell’anno in corso un sensibile rallentamento.

L’esame dettagliato dei valori assunti dai principali indicatori congiunturali evidenzia che nel primo trimestre 2016, messo a paragone con il trimestre precedente: La produzione industriale rallenta scendendo sotto lo zero di tre punti percentuali, segnando -3,3%. Anche le vendite rallentano per effetto, soprattutto, del calo delle esportazioni. Infatti, nel particolare, mentre le vendite italia risultano leggermente negative (-1,3%), le vendite estero subiscono un forte ridimensionamento scendendo dal valore precedentemente rilevato di +6,4% a -5,4% e portando, di conseguenza, le vendite totali a -3,7%. In controtendenza l’indicatore dell’occupazione, che cresce un po’ più di mezzo punto percentuale tornando positivo a +0,4 %.

L’esame dei principali indicatori tendenziali mette in evidenza che nel primo trimestre 2016, confrontato con lo stesso trimestre del 2015: la  produzione industriale  rallenta, ma si mantiene di poco positiva  scendendo  dal +5,2%  riscontrato  a  fine 2015 a +0,1 %. Analogo andamento presentano le vendite, che rimangono positive pur calando di quasi tre punti percentuali. In particolare, le vendite totali calano, ma restano sopra lo zero a +0,4%. Subiscono infatti l’effetto del calo sia delle vendite italia, che scendono da +3,9% a +0,2%, sia delle vendite estero che dal precedente  +2,4%  calano + 0,4%. Per quanto riguarda gli altri indicatori esaminati resta ancora da segnalare l’andamento riflessivo dei nuovi ordini che si mantengono, però, anche se di poco, positivi sia nel confronto congiunturale (+0,1%), che nel confronto tendenziale (+2,6%).

Le previsioni di breve periodo, sul secondo trimestre 2016, espresse dagli operatori intervistati, risultano in controtendenza rispetto ai risultati non certo buoni ottenuti nel primo trimestre. Sono, infatti orientate univocamente all’ottimismo. Prevale la previsione di stabilità, ma, rispetto alle aspettative rilevate nella precedente indagine, per tutti gli indicatori esaminati migliora sensibilmente la previsione di aumento ed altrettanto sensibilmente diminuisce la previsione di diminuzione. 

In particolare, nella proiezione previsionale sul prossimo trimestre, la percentuale degli intervistati che si aspetta un aumento supera da due a circa tre volte quella che prevede una diminuzione sia riguardo alla domanda interna che alla domanda estera che, anche, all’occupazione. L’aspettativa migliore è quella relativa alla domanda estera per la quale il 24% degli operatori prevede un aumento, mentre solo il 7% ne prevede la diminuzione.

Secondo il presidente di Confindustria Friuli Venezia Giulia, Giuseppe Bono, «il 2015 si era concluso con dei risultati molto buoni per il settore produttivo regionale e si sperava di trovare in questa ultima indagine di fine marzo una conferma che li consolidasse.  Purtroppo, la conferma non c’è stata. Le cose stanno sì andando un po’ meglio di un anno fa, ma la crescita, anche a livello nazionale, è troppo debole, incerta e soggetta a frequenti rallentamenti e ricadute perché si possa pensare che con questo trend si possa tornare ai livelli pre-crisi in tempi accettabili». 

Secondo Bono «le riforme strutturali avviate e soprattutto quelle realizzate e messe in cantiere dall’attuale Governo vanno nella direzione giusta per liberare risorse da destinare a fini produttivi, per accelerare i procedimenti amministrativi e per mitigare l’eccessiva imposizione fiscale. Ma da sole neanche le riforme sono sufficienti». 

Dal 2008 ad oggi, dopo una doppia recessione, il PIL è calato quasi del 10% e si stima che almeno metà di questa riduzione è frutto della distruzione delle capacità produttive del Paese. «Priorità assoluta è quindi, bisogna rendersene conto – afferma Bono –  quella di favorire il più possibile la ricostruzione del tessuto manifatturiero. E’ questa la strada maestra da percorrere senza incertezze se si vuole dare concrete e strutturali prospettive di crescita all’economia nella sua interezza. La manifattura è il centro nevralgico degli scambi intersettoriali perché acquista più di ogni altro settore produttivo beni e servizi dal resto dell’economia. Per questo, come ci dicono stime autorevoli, la produzione di 1 Euro in più di beni manufatti ha un effetto moltiplicatore quasi doppio sull’output dell’intera economia». Per Bono «solo una politica nazionale, ma anche regionale nell’ambito della propria autonomia e disponibilità, che tenga ben conto di questi presupposti e legiferi conseguentemente e coerentemente potrà consolidare e accelerare adeguatamente la timida e incerta ripresina attualmente in atto e rilanciare sviluppo e occupazione».