Cassazione, condanna definitivamente Illy per danno erariale per la vendita di due immobili

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FVG rccardo Illy presidente commissione paritetica stato regione
La ex giunta regionale del Friuli Venezia Giulia deve risarcire 700.000 euro. Illy: «con questa sentenza si chiude  definitivamente il capito del mio impegno nel pubblico». Tondo: «puntuale conferma di un sistema malato ed ingiusto»

 

FVG rccardo Illy presidente commissione paritetica stato regioneLa Cassazione ha confermato la condanna contabile inflitta all’ex governatore Riccardo Illy e alla sua giunta di centrosinistra in carica dal 2003 al 2008 a risarcire la Regione Friuli Venezia Giulia con 700.000 euro per la vendita di due immobili (l’ex ospedale civile di Palmanova e la ex centrale Ersa di San Vito al Tagliamento) senza la fissazione di una soglia minima di ribasso. Il verdetto (sentenza 10319) ha dichiarato “inammissibile” il ricorso di Illy nel quale si rivendicava l’insindacabilità in quanto “atto politico” della delibera sulla vendita. 

Per la Cassazione, premesso che «la nozione di atto politico risulta attualmente intesa in senso decisamente restrittivo», è condivisibile la condanna perché la legge regionale n.51/1971 «fissa dei principi generali in merito a qualunque dismissione di immobili di proprietà regionali» per evitare che «operazioni disinvolte che non tengano conto dei valori reali di mercato degli immobili oggetto di cessione conducano a svendite particolarmente vantaggiose per i privati a scapito del pubblico erario».

Amaro e lapidario il commento di Riccardo Illy: «con questa sentenza si chiude definitivamente il capitolo del mio impegno nella pubblica amministrazione».

Solidarietà gli viene espressa dal suo successore alla guida della Regione, Renzo Tondo, esponente di Autonomia Regionale: «se anche un galantuomo come Riccardo Illy viene condannato per danno erariale per aver venduto sottoprezzo un immobile regionale che nessuno avrebbe acquistato significa che il nostro sistema è profondamente malato oltre che ingiusto. Di questo passo – prosegue Tondo – nessuno vorrà impegnarsi nella pubblica amministrazione e chi lo farà sarà talmente preoccupato di “fare” che sceglierà di non fare nulla di più della ordinaria amministrazione».