L’Italia che non “gira”: secondo l’Istat a maggio fiducia ancora giù per famiglie e consumatori

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Cresce solo la fiducia delle imprese, ma in un quadro di debolezza generale che non agevola la ripresa

 

Crisi euro crack europa italia fiducia caloPovero Renzi, l’Istat continua a sfornare dati negativi sull’economia del Belpaese, a testimonianza come due anni di cura a base di rottamazioni e occupazione dei posti di potere e di vertice con propri fedelissimi non abbia portato alcun risultato in termini di crescita del Paese.

A maggio, secondo i dati Istat, l’indice del clima di fiducia dei consumatori diminuisce passando a 112,7 da 114,1 del mese precedente. Per quanto riguarda, invece, le imprese, l’indice composito del clima di fiducia aumenta a 103,4 da 102,7. 

Riguardo le componenti del clima di fiducia dei consumatori, il clima personale cresce a 105,4 da 104,8, ma diminuiscono la componente economica (a 135,9 da 140,2), quella futura (a 117,8 da 120,0) e quella corrente (a 109,8 da 110,0). I giudizi e le attese sulla situazione economica del Paese peggiorano (a -47 da -39 e a 3 da 8, i rispettivi saldi). Aumentano sia il saldo relativo ai giudizi sui prezzi nei passati 12 mesi (a -27 da -36), sia quello delle attese per i prossimi 12 mesi (a -20 da -33). Peggiorano le aspettative sulla disoccupazione (a 25 da 21, il saldo). Riguardo le imprese, il clima di fiducia scende nella manifattura (a 102,1 da 102,7), nelle costruzioni (a 120,4 da 121,2), nei servizi di mercato (a 107,4 da 107,9) e nel commercio al dettaglio (a 100,9 da 101,9). Per una corretta interpretazione dell’andamento dell’indice composito (Iesi) rispetto alle dinamiche settoriali si rimanda alla nota riportata in calce. Nelle imprese manifatturiere peggiorano i giudizi sugli ordini (a -15 da -14) mentre le attese sulla produzione rimangono stabili a 10; il saldo dei giudizi sulle scorte passa a 3 da 4.

Nelle costruzioni migliorano i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione (a -34 da -35) e peggiorano le attese sull’occupazione. Nei servizi migliorano le attese sugli ordini (a 11 da 8) ma peggiorano i giudizi sugli ordini e le attese sull’andamento dell’economia italiana (a 11 da 12 e a -1 da 2, rispettivamente). Nel commercio al dettaglio peggiorano le attese sulle vendite future (a 14 da 23), rimangono stabili i giudizi sulle vendite correnti e il saldo sulle scorte di magazzino passa a 5 da 11.

Sui dati negativi registrati dall’Istat intervengono Adusbef e Federconsumatori in una nota congiunta: «il Governo intervenga con urgenza, convogliando le risorse pubbliche in piani di investimento e modernizzazione». Il potere di acquisto delle famiglie, sottolineano le due associazioni dei consumatori, «non accenna a risalire, la domanda interna nel triennio 2012-2013-2014 ha segnato una contrazione del -10,7%, con una diminuzione complessiva della spesa delle famiglie di circa 78 miliardi di Euro, mentre la disoccupazione si trova ancora su livelli allarmanti, specialmente quella giovanile. Ci sarebbe da sorprendersi se la fiducia dei consumatori non fosse in calo». Secondo Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, i presidenti di Federconsumatori e Adusbef, «deve far riflettere molti, in primis il Governo, che è ora chiamato ad agire concretamente per avviare una ripresa finora solo annunciata. Si abbandoni il megafono e si lavori per la realizzazione di un Piano Straordinario che, attraverso il rilancio dell’occupazione, sia in grado di dare nuovo impulso e nuove prospettive al nostro sistema economico».

Per Luca Mezzomo responsabile ricerca macroeconomica direzione studi e ricerca di Intesa Sanpaolo «l’andamento dell’indice generale di fiducia delle imprese è coerente con una crescita del PIL sostanzialmente invariata nel secondo trimestre, anche se la dinamica settoriale (in particolare per la manifattura), mostra un andamento un po’ meno confortante e sicuramente incompatibile con qualsiasi attesa di accelerazione della ripresa nel breve termine. Cautela è anche consigliata dall’andamento negativo della produzione industriale nel bimestre febbraio-marzo, che lascia al secondo trimestre un trascinamento negativo di -0,3% e, in generale, dalla debole dinamica degli ordinativi e dei flussi commerciali italiani negli ultimi mesi».