Rapporto Banca d’Italia sull’economia del Friuli Venezia Giulia

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Aumenta domanda interna consumi e investimenti. Rallenta export 

 

banca italia udineAumento del 2,8% della domanda rivolta all’industria regionale, che ha interessato anche la componente interna, per la prima volta dopo 4 anni; aumento del 2% della produzione industriale; crescita dell’ 1,3% delle esportazioni (anche se in calo rispetto al +5,1% del 2014). E’ in sintesi l’andamento 2015 dell’economia del Friuli Venezia Giulia, come risulta dagli studi della Banca d’Italia, presentati dal direttore della sede di Trieste, Giuseppe Manitta. 

La Banca d’Italia rileva che aumentano anche i prestiti da parte delle banche, dopo tre anni, per le imprese medio-grandi (le piccole sono ancora in difficoltà) e anche per le famiglie (sia per il credito al consumo che per accensione di mutui per l’acquisto di case, pari a +39,3%). Ma aumentano anche le sofferenze bancarie, salite per le imprese dal 3,5 al 4,5% e al 6,5% per le famiglie, mentre nelle altre regioni questo dato va calando a mano a mano che si esce dalla crisi. Si stabilizza l’edilizia, migliora il mercato del lavoro.

Nell’edilizia si è arrestato il prolungato calo dell’attività produttiva. Sul mercato immobiliare residenziale il numero degli scambi è aumentato per il secondo anno consecutivo, pur permanendo su livelli ampiamente inferiori a quelli antecedenti la crisi. Le quotazioni delle abitazioni si sono stabilizzate dopo un triennio di flessione: rispetto alla media nazionale, i prezzi delle case sono di un quinti in meno. Nel terziario si segnalano i primi deboli segnali di ripresa della domanda interna (+1%) e delle vendite al dettaglio (+1,6%). Se il volume dei traffici nel sistema portuale regionale è rimasto stabile, dopo un triennio di contrazione le presenze turistiche hanno mostrato una dinamica favorevole attestandosi a 7,9 milioni (+4,1%). Al di sopra della media nazionale è il grado di innovazione delle imprese che nel triennio 2010/12, cioè durante la crisi, ha segnato un 38%. Per Manitta, «sono confermati i segnali di ripresa che si intravedevano in autunno, anche se deboli. Riprende la domanda interna, su consumi e investimenti, che risente anche delle agevolazioni governative. Un ruolo positivo lo ha avuto anche l’attività creditizia delle banche».

Secondo Manitta, alla fine del 2016 il calo della disoccupazione potrebbe essere di due punti e mezzo rispetto al 9,5% che fu il picco, registrato alla fine del 2014, vale a dire potrebbe attestarsi al 7%. Il mercato del lavoro nel 2015 è stato stabile con 496.000 occupati (+0,1%); invariata la disoccupazione, all’8% con circa 43.000 persone in cerca di lavoro. Le retribuzioni sono invece aumentate, dell’1,6%. Il primo trimestre 2016, però, ha fatto registrare un +1,1% di occupati e il 7,1% di disoccupati. Anche gli ammortizzatori sociali mostrano dati in miglioramento: nel 2015 la cassa integrazione è stata di 21 milioni di ore (-31,5%); e nei primi 4 mesi del 2016 il calo è proseguito, del 24,7%.