Emilia Romagna, economia avanti piano

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Relazione della filiale di Banca d’Italia sull’andamento della regione. Bene export e consumi ma ripresa moderata

 

banca ditalia scritta palazzoTorna e espandersi nel 2015, interrompendo una prolungata fase recessiva, l’economia dell’Emilia-Romagna che, secondo le stime di Prometeia, è cresciuto dell’1%, lievemente sopra la media nazionale. E’ quanto emerge, dall’analisi compiuta dalla sede bolognese della Banca d’Italia secondo cui l’espansione comunque “moderata” ha beneficiato della dinamica positiva delle esportazioni cui si è affiancata quella dei consumi e il riavvio degli investimenti. 

«Si tratta del primo anno intero, solare, fuori dalla recessione – ha osservato alla presentazione dei dati Francesco Trimarchi, direttore della filiale emiliana di Bankitalia – con una ripresa un po’ più alta rispetto al Paese, ma che resta moderata. Nel 2015 – ha proseguito – le esportazioni hanno continuato un trend molto positivo crescendo del 4,4%, cui si stanno affiancando consumi interni e un mercato del lavoro che è cresciuto dello 0,4%». Secondo le rilevazioni della Banca d’Italia, la ripresa è stata trainata dall’industria e dai servizi a fronte di una congiuntura ancora debole nelle costruzioni. In particolare il fatturato dell’industria manifatturiera (settore in cui bene si sono comportati la meccanica, le imprese del legno e del mobile) è aumentato del 2% mentre gli investimenti sono saliti dell’1,1%. Per il 2016 le aziende stimano un incremento del 2,6% del fatturato e del 3,6% degli investimenti. 

La crescita è stata più accentuata per le imprese esportatrici, ma si è estesa anche a quelle più orientate al mercato interno. Nelle costruzioni restano bassi i livelli di attività: la produzione è calata del 5,2% e l’occupazione del 10,3% mentre quasi la metà delle aziende con più di 10 addetti hanno chiuso il 2015 in perdita. Tuttavia, è stato evidenziato, si scorgono alcuni segni favorevoli: l’attesa delle aziende per la produzione nel 2016 è di un +2% e alcuni segnali di movimento nel comparto residenziale. Nei servizi privati non finanziari, sottolinea lo studio, il fatturato è aumentato del 7,3%: nel commercio le vendite sono tornate a crescere, soprattutto per i beni durevoli e nelle imprese della grande distribuzione mentre le presenze turistiche sono aumentate del 2,8%, trainate dalla componente italiana a fronte di una flessione di quella straniera. Guardando alle esportazioni queste hanno continuato a crescere (+4,4%) trainate da quelle verso gli Stati Uniti mentre sono diminuite le vendite all’estero verso i paesi emergenti che hanno mostrato un indebolimento dell’attività economica. 

La crisi iniziata nel 2007, ha sottolineato Trimarchi, «ha lasciato sulla strada 6 punti di Pil, molte imprese e molti occupati: la velocità con cui l’economia regionale ha intrapreso la ripresa è stata più alta di quella nazionale ma è moderata». Nel 2016, secondo l’indagine della Banca d’Italia la ripresa dovrebbe consolidarsi ed estendersi anche alle imprese delle costruzioni. Il ritmo di crescita dell’economia, comunque, rimarrebbe, moderato: sullo scenario gravano le incertezze sull’evoluzione del commercio mondiale e sull’intensità della ripresa della domanda interna.

Si ridimensiona, nel 2015, la struttura del sistema finanziario regionale: alla fine del 2015 sono 108 le banche aperte in regione contro le 111 del 2014 e le 138 del 2008 all’inizio della crisi che ha investito l’intero Paese. Gli sportelli sono passati a 3.139 dai 3.220 del 2014 e dai 3.603 del 2008. Restano a 325 i comuni emiliano-romagnoli serviti da banche: erano 330 nel 2008. In rapporto alla popolazione residente il numero di sportelli ogni 100.000 abitanti nel 2015 è di 72,3 contro i 74,2 dell’anno precedente. Guardando al credito concesso all’economia i prestiti alle famiglie sono tornati a espandersi, salendo dello 0,8% grazie alla crescita dei nuovi mutui per l’acquisto di abitazioni, mentre il credito al consumo è aumentato, grazie alla ripresa degli acquisti di beni durevoli. I prestiti alle imprese si sono ridotti dell’1% su base annua, attenuando la flessione in corso da tempo: il calo era stato pari al 3,1% nel 2014. 

La dinamica, spiega la filiale emiliana di Bakitalia è stata divergente tra i settori di attività economica: i prestiti sono tornati a crescere nel manifatturiero mentre continuano a diminuire nei servizi e nelle costruzioni. Tuttavia, ha osservato Trimarchi, «il credito sta aumentando nei confronti non solo delle imprese più solide, le solite eccellenti, ma si sta allargando a tutte le imprese anche quelle un po’ meno solide con buone prospettive di crescita e espansione». Quanto alla qualità del credito, viene precisato nell’analisi il rischio di credito delle imprese che rimane su livelli storicamente elevati in particolare per il settore delle costruzioni mentre l’indice di deterioramento netto del credito alle imprese si è attestato, nel 2015, al 6%. Nel dettaglio i crediti deteriorati su crediti totali, per quanto riguarda società finanziarie e assicurative, famiglie e imprese si attestano su un 25,3% mentre per quanto riguarda le sole imprese il dato è pari al 30,9% composto da un 20% per quanto riguarda le sofferenze sui crediti totali e da un 10,9% per quanto riguarda i crediti deteriorati diversi dalle sofferenze sui crediti totali. «Le sofferenze – ha sottolineato Trimarchi – una volta che finiscono nei bilanci si sedimentano e fanno fatica a uscirne».

Quanto a preoccupazioni in regione per situazioni come quelle dei quattro istituti di credito oggetto del decreto “Salvabanche”, ossia Carife, Banca Marche, Carichieti e Banca Etruria, «le quattro banche – ha osservato ancora il direttore della Banca d’Italia di Bologna – non hanno mai smesso di lavorare, sono ripulite e ora lavorano meglio. la prima preoccupazione – ha aggiunto – è che ci sia una interruzione drammatica e violenta dell’erogazione del credito, cosa che non è successa».