Pedemontana Veneta, no al blocco dei lavori

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Polemiche tra maggioranza e opposizioni sul finanziamento dei lavori. Curto (Confartigianato): «appello alla politica per un’arteria indispensabile per il movimento di persone e merci»

 

Tracciato pedemontana veneta.svg«Lo stop ai lavori della Pedemontana Veneta sarebbe un danno gravissimo per tutto il sistema economico regionale ed un ritardo inaccettabile nella realizzazione di un’arteria (di quasi 100 chilometri), di fondamentale importanza per il movimento di merci e persone nel Veneto. Una superstrada a doppia corsia a pedaggio, con esenzione temporanea a scalare per i residenti di 70 comuni trevigiani e vicentini più direttamente coinvolti dal tracciato e che si stima sarà percorsa da 30.000 veicoli al giorno – dice Luigi Curto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto -. Rivolgo un appello alla politica regionale e nazionale affinché non si accumulino ritardi con il rischio che l’opera diventi un’eterna incompiuta».

«Sulla base del monitoraggio dello stato di avanzamento lavori – spiega Curto -, possibile grazie allo specifico osservatorio Dinamis appena avviato dalla Confartigianato Imprese Veneto sulle infrastrutture materiali ed immateriali, rileviamo che ormai è trascorso il 45% del tempo utile per la realizzazione dell’opera e sono stati contabilizzati lavori per un importo pari al 15% dell’investimento previsto. Qualora sia necessario investire risorse private, secondo la filosofia del “project financing”, questo deve essere fatto con la massima priorità nell’esclusivo interesse dei Veneti che hanno diritto ad una mobilità dinamica ed efficiente». 

«Purtroppo – prosegue Curto – a quasi 5 anni (era il novembre 2011) dalla posa della prima pietra della superstrada, oggi, anziché iniziare a pensare ai festeggiamenti per la sua apertura – così era nelle dichiarazioni di allora – ci troviamo di fronte ad una minaccia di interruzione dei lavori. Se ai ritardi nei lavori pubblici siamo orami abituati, quello che non si può proprio spiegare è che adesso si discuta ancora di interessi che nulla hanno a vedere con quelli dei cittadini, dei lavoratori, delle imprese e degli artigiani. Non è accettabile che proprio quando il traffico pesante sulle nostre autostrade si avvicina ai livelli pre crisi (Autovie Venete, 7 luglio 2016) rimandandoci dei segnali incoraggianti – se i camion circolano è perché le nostre imprese producono ed esportano –  si discuta di nuovo di “closing” finanziario dell’opera. Chi va a spiegarlo ai nostri cittadini e alle nostre imprese?» 

Curto continua la sua riflessione sottolineando come «le ragioni che ci portarono a sostenere con forza da subito questo progetto erano valide allora e lo sono ancor più oggi. La Superstrada Pedemontana deve servire un’area vitale della regione: basta prendere una cartina e guardare i nomi dei centri produttivi che attraversa per capire la rilevanza sociale ed economica di quel territorio. Un territorio che però nei decenni scorsi ha pagato l’assenza di una viabilità adeguata a quello che è stato il suo contributo alla ricchezza della nostra Regione e del Paese intero. Ed è stato un costo che è caduto sulle spalle di chi, famiglie e cittadini, lungo quelle strade ci vive e di chi, imprese, lavoratori pendolari, trasportatori e autisti, passando per quelle strade deve lavorare. Troppi incidenti, troppo traffico nei centri abitati ma anche troppo tempo per collegarsi con le grandi città, con le altre infrastrutture: i porti, gli aeroporti, i principali nodi interportuali, le stazioni per raggiungere Milano o Roma. Questo territorio non può aspettare oltre. Questa era e resta un’opera utile, snella e condivisa».

Sulla querelle della copertura finanziaria della realizzazione della Pedemontana interviene la senatrice PD Laura Puppato secondo cui «lo Stato non è il bancomat degli imbelli, se paga lo Stato rivedere i pedaggi. Il Governo chieda alla Regione di rivedere il calcolo dei pedaggi sulla Pedemontana, perché i Veneti non paghino due volte l’opera, una con i contributi e facendo da garante al debito e un’altra volta con il pedaggio sine die. Se sarà lo Stato a garantire i fondi necessari per realizzare integralmente la Pedemontana non si capisce perché non si sia verificata solvibilità dell’impresa promotrice della strada, prima di affidarle oltre 2 miliardi di euro di lavori, non si capisce dove stia il rischio di impresa se a pagare c’è solo lo Stato, a questo punto rivalutiamo il progetto, al fine di rendere questa strada a pedaggio gratuita per i Veneti. Se dobbiamo regalare soldi a qualcuno meglio regalarli ai Veneti, annullando i pedaggi, visto che sono senza strade e la Regione ha regalato loro solo costi e debiti sotto forma di pedaggi». Puppato critica la classe di governo veneta: «l’intervento del Governo va a coprire gli errori della classe politica regionale veneta, errori perpetuati in perfetta continuità, anche nelle plurime inaugurazioni avvenute negli ultimi 10 anni, tra Galan e Zaia, ma è tempo che chi ha sbagliato sia messo di fronte alla responsabilità politica di scelte che hanno portato all’esplosione di costi e di tempi fino alla beffa di dover richiedere l’intervento del Governo centrale, già peraltro ottenuto per poter avviare i lavori con un beneficio anticipato di ben 370milioni – ha detto ancora Puppato – qui l’unico che paga è lo Stato, Zaia inaugura mentre i contribuenti Veneti pagheranno caramente gli errori della politica veneta, perché la Pedemontana, stante così le cose, verrebbe pagata due volte».

Puppato dà l’alto là al governatore veneto: «Luca Zaia non pensi di portare a casa questo risultato come sua vittoria, è un fallimento su tutta la linea, a cui il Ministro Delrio è chiamato a porre rimedio. A questo punto bene guardarci dentro, pagare le insolvenze di 180 giorni delle imprese che vi hanno lavorato e realizzare una superstrada senza pedaggi a servizio del territorio e con accessi frequenti secondo il modello Nesi del lontano 2001».

L’assessore regionale alle infrastrutture Elena De Berti smentisce a stretto giro le dichiarazioni di Puppato: «le sciocchezze che dice la senatrice Puppato sulla Pedemontana non sono neppure degne di commento. E’ delirante che un Senatore della Repubblica, già sindaco di Montebelluna, faccia affermazioni stravaganti e intrise di veleno e per nulla costruttive. La Senatrice Puppato – prosegue De Beni – si metta d’accordo con la sua capogruppo in Consiglio Regionale che è di tutt’altro avviso. Per fortuna all’interno del Partito Democratico ci sono persone che responsabilmente hanno compreso l’importanza dell’opera e la necessità di risolvere questo stallo solamente burocratico. Queste persone rispondono al nome di Graziano Delrio e Alessandra Moretti».

«Evidentemente la Senatrice Puppato vuole il blocco dell’opera – puntualizza  De Berti –  e non si preoccupa dei soldi che avanzano le imprese che stanno lavorando, dei pagamenti agli espropriati e alla perdita del lavoro da parte di più di 1.500 persone. Le sue preoccupazioni evidentemente sono altre. Comunque ricordo alla Senatrice Puppato che la Cassa Depositi e Prestiti, oggetto di questa impasse su Pedemontana, è partecipata dal ministro dell’Economia e delle finanze e non dalla Regione Veneto. Quindi è il Governo che deve precisare le sue intenzioni».

De Berti puntualizza anche sullo stato finanziario della Pedemontana: «dalle sue dichiarazioni è peraltro evidente che la senatrice non sa di cosa sta parlando: i soldi (1.600 milioni di euro) ci sono, il concessionario li  ha recuperati sul mercato attraverso la banca JP Morgan. Non si va dunque al Ministero a chiedere soldi. Si va soltanto a chiedere di combattere la burocrazia che sta bloccando la prima e più importante opera in via di realizzazione in Italia. E che peraltro fra due anni sarà completata e operativa. Come hanno chiesto tutti i sindaci della zona».

Sul tema interviene anche il M5S attraverso il senatore Enrico Cappelletti: «abbiamo chiesto di incontrare urgentemente il ministro Delrio. Vogliamo scongiurare la tutt’altro che remota possibilità secondo la quale, analogamente a quanto già accaduto per “Brebemi”, anche per Pedemontana Veneta tutti i costi, rischi ed oneri finiscano a carico dei soggetti pubblici. Non si capirebbe in tal caso, perché sia stata scelta la via della finanza di progetto. Già adesso, la Regione, oltre che a dare in concessione l’opera per 39 anni, si impegna a pagare fior di milioni di euro di indennizzo al concessionario per ogni anno di mancato raggiungimento dei volumi di traffico. Come se non bastasse – spiega Cappelletti – secondo l’infausto schema propugnato dall’inedita coppia Zaia – Moretti, dovrebbe essere ancora lo Stato tramite la Cassa Depositi e Prestiti a garantire l’enorme esposizione finanziaria dei privati. Al ministro Delrio chiederemo, dunque, che fine farebbe in tale caso il rischio d’impresa, alla base di ogni progetto di finanza. Ma chiederemo anche perché stante il palese inadempimento legato al mancato “closing” finanziario, come pubblicamente dichiarato dal Commissario straordinario Vernizzi, non sia stato ancora risolto il contratto e incassata la fideiussione. Chiederemo infine ragione al Ministro del perché la Convenzione economico-finanziaria sia tutt’ora segretata. E chiederemo – conclude Cappelletti – se sia a conoscenza delle determinazioni della Corte dei Conti che, tra gli altri, ha dichiarato inadempienti Zaia e la sua amministrazione proprio in merito alla Pedemontana».