Venezia, volantini contro i turisti indisciplinati

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Dopo i bivacchi per piazze e calli, ora tocca alle biciclette. Brugnaro: «pronti a stroncare questo fenomeno»

 

venezia turisti maleducati 2Sono durati poco, prima di essere tolti probabilmente dagli stessi residenti, ma sui muri di un campo, nel sestiere di Castello, sono comparsi alcuni volantini “anti turisti” che hanno poi riacceso il confronto ormai decennale sul difficile rapporto della città lagunare con il turismo di massa.

I volantini riportavano una scritta in inglese (“tourists go away”) che di fatto invitava i turisti ad andarsene indicando che la loro presenza distruggevano la zona. Una volta postati sui social hanno dato il via a una sequenza di pareri, anche alla luce di iniziative analoghe stavolta contro i turisti “maleducati”, quelli accusati di lasciare le immondizie (e non solo) per terra.

Venezia sembra sempre più essere divenuta un parco dei divertimenti sulla laguna, tra tuffatori improvvisati nei canali e ciclisti che percorrono indisturbati le calli, bivacchi ai piedi del campanile di San Marco e visitatori che sgomitano in costume da bagno davanti alle vetrine griffate, per non dire di peggio di coloro che scambiano luoghi appartati per latrine. Un volto certo non decoroso che alimenta la rabbia di chi in città vive e dei turisti d’assalto non ne può più. 

La ribellione ai nuovi “barbari” della laguna è alimentata dagli ultimi episodi, come il tuffo in notturna di un turista dal Ponte di Rialto che ha “centrato” un taxi acqueo o le zuffe agli imbarcaderi, dove i residenti, in teoria, avrebbero la priorità di salita sui vaporetti. Nonostante di turismo viva tutta Venezia, grazie al miliardo e mezzo di fatturato generato da 24 milioni di ospiti l’anno, per i residenti la misura è colma. L’esasperazione e il dibattito passano soprattutto attraverso la “rete”. 

A nulla possono neppure gli “angeli del decoro”, un gruppo di volontari che, d’intesa con l’amministrazione municipale, presidia piazza San Marco per evitare bivacchi e campeggi all’aperto. Claudio Scarpa, direttore dell’Associazione Veneziana Albergatori (AVA), punta l’indice sulla gestione del turismo nei mesi estivi, fatto soprattutto di “pendolarismo” e di ospiti che scambiano la città per una località balneare. «Venezia diventa un autentico luna park – dice Scarpa – è un problema di gestione dei flussi. Bisogna differenziare i punti di accesso a Venezia, permettendo solo a chi risiede o lavora di arrivare a Piazzale Roma. I visitatori devono essere fermati sulla gronda lagunare».

L’idea è quella di creare due terminal, uno a Tessera e uno a Fusina, dai quali gli ospiti sarebbero trasbordati alle Zattere e alle Fondamenta Nuove, per alleggerire l’impatto su San Marco. E poi più informazione. «Il 30% della tassa di soggiorno – dice Scarpa – deve servire a fornire tutte le notizie utili ai turisti, divieti compresi». Gli albergatori si dicono contrari comunque al numero chiuso («significherebbe che Venezia non è più una città» sottolinea il direttore) e aspettano con impazienza che arrivi settembre. «Con la Mostra del Cinema – conclude Scarpa – gli ospiti cambiano e al turismo “da spiaggia” si sostituisce una tipologia di visitatori culturalmente ed economicamente più elevata».

E ai cittadini che chiedono provvedimenti contro i turisti maleducati e che girano per la città in bicicletta, risponde netto il sindaco Luigi Brugnaro: «stiamo costruendo tutti i passaggi formali per iniziare a colpire duro, Mai fatto». La pratica, molto comune in questo mese di agosto, è vietata nel capoluogo lagunare anche perché mette a repentaglio la delicata pavimentazione in pietra d’Istria.