Premio “Degasperi Costruttori d’Europa” 2016 a Mario Draghi

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PREMIO ALCIDE DE GASPERI 2016 Mario Draghi 2
Pombeni: «è il primo non politico a ricevere il riconoscimento». Premio di 25.000 euro devoluto ai terremotati dell’alto Lazio

 

PREMIO ALCIDE DE GASPERI 2016 Mario Draghi 2Si è aperta con l’Inno alla gioia la cerimonia di consegna del premio “Degasperi Costruttori d’Europa” a Mario Draghi presidente della Banca Centrale Europea che si è svolto al teatro Sociale a Trento con molti posti vuoti in platea tra gli amministratori locali e nei palchi riservati al pubblico. Il presidente della Banca centrale europea ha ricevuto il riconoscimento, istituito dalla Provincia di Trento per ricordare lo statista trentino Alcide Degasperi.

Il premio, quest’anno alla settima edizione, è stato consegnato all’ex cancelliere tedesco Helmut Kohl nel 2004, al presiedente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel 2006, a Simone Jacob Veil, già presidente del Parlamento europeo, nel 2008, all’ex presidente della Repubblica Ceca Vaclav Havel nel 2010, all’ex premier spagnolo Felipe Gonzalez nel 2012 e a Romano Prodi nel 2014. Alla presenza della figlia dello statista, Maria Romana De Gasperi, la cerimonia è stata introdotta dalla giornalista Maria Concetta Mattei.

«Per la prima volta il premio va a un tecnico e non a un politico» ha evidenziato Paolo Pombeni, professore emerito di storia dell’Università di Bologna e segretario del Premio Degasperi, alla cerimonia di consegna del premio. Pombeni ha ripercorso la storia della Bce e il ruolo dello stesso Draghi, non trascurando il suo passaggio alla presidenza della Banca d’Italia, evidenziando «il coraggio e la determinazione di Draghi nel misurarsi in questa contingenza, con uno spirito creativo, conciliando la politica in senso nobile e la competenza in senso proprio», fino all’arrivare al vertice del Financial Stability Board. Poi l’approdo al vertice della Bce, dove si scoprì «che non c’era bisogno di un amministratore di condominio, ma di un capitano, di un timoniere». «Mario Draghi – ha proseguito Pombeni – si è assunto con coraggio quel compito, non come uomo solo al comando, ma come capitano di una squadra, per affrontare le tempeste in cui siamo ancora immersi. In questo contesto ha portato avanti la prima istituzione federale, per cui oggi vediamo tante resistenze ad accettare questa impostazione, in questo periodo di grande transizione storica. Sono questi i segni di un passaggio di un’epoca: il plasmare di una dirigenza che coglie i passaggi della storia». «Draghi – ha concluso Pombeni – si assume la responsabilità di essere uno dei costruttori d’Europa, come lo fu Alcide De Gasperi in altra epoca. E di queste persone l’Europa ha grande bisogno».

Subito dopo l’intervento dell’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è toccato a Mario Draghi ripercorere la figura di Degasperi e la sua visione di Europa, non senza avere fatto un passaggio personale: «prima di passare alla parte ufficiale del discorso, voglio dire quanto sono contento che quest’occasione mi abbia dato la possibilità di tornare a Trento, di rivedere gli amici. Arrivai con mia moglie e una piccina appena nata di un mese, nel novembre del 1975, per insegnare all’Università diTrento e sono stati tre anni infinitamente felici». Poi rivolgendosi a Napolitano ha detto: «caro Giorgio le tue sono parole estremamente lusinghiere, speriamo di meritarle tutte».

La figura di Alcide Degasperi è stata citata da Draghi proprio come esempio di metodo per superare le resistenze nazionali a una maggiore integrazione. «Quanto alle risposte che possono essere date soltanto a livello sovranazionale – ha spiegato – dovremmo adottare lo stesso metodo che ha permesso a Degasperi e ai suoi contemporanei di assicurare la legittimazione delle proprie azioni: concentrarsi sugli interventi che portano risultati tangibili e immediatamente riconoscibili». Tali interventi sono di due ordini. «Il primo – ha detto Draghi – consiste nel portare a termine le iniziative già in corso, perché fermarsi a metà del cammino è la scelta più pericolosa. Avremmo sottratto agli Stati nazionali parte dei loro poteri senza creare a livello dell`Unione la capacità di offrire ai cittadini almeno lo stesso grado di sicurezza. Un autentico mercato unico può restare a lungo libero ed equo solo se tutti i soggetti che vi partecipano sottostanno alle stesse leggi e regole e hanno accesso a sistemi giudiziari che le applichino in maniera uniforme. Il libero mercato non è anarchia; è una costruzione politica che richiede istituzioni comuni in grado di preservare la libertà e l`equità fra i suoi membri. Se tali istituzioni mancheranno o non funzioneranno adeguatamente, si finirà per ripristinare i confini allo scopo di rispondere al bisogno di sicurezza dei cittadini. Pertanto, per salvaguardare una società aperta occorre portare fino in fondo il mercato unico». 

La seconda strada d’intervento “degasperiana” citata da Draghi riguarda la concretezza e la visibilità: «in secondo luogo, se e quando avvieremo nuovi progetti comuni in Europa, questi – ha sottolineato il presidente della Bce – dovranno obbedire agli stessi criteri che hanno reso possibile il successo di settant`anni fa: dovranno poggiare sul consenso che l’intervento è effettivamente necessario; dovranno essere complementari all`azione dei governi; dovranno essere visibilmente connessi ai timori immediati dei cittadini; dovranno riguardare inequivocabilmente settori di portata europea o globale. Se si applicano questi criteri, in molti settori il coinvolgimento dell`Europa non risulta necessario. Ma lo è invece in altri ambiti di chiara importanza, in cui le iniziative europee sono non solo legittime ma anche essenziali. Tra questi oggi rientrano, in particolare, i settori dell`immigrazione, della sicurezza e della difesa».

Draghi ha concluso il suo intervento sottolineando che «entrambi gli ordini di interventi sono fondamentali, poiché le divisioni interne irrisolte, che riguardano ad esempio il completamento dell`UEM, rischiano di distrarci dalle nuove sfide emerse sul piano geopolitico, economico e ambientale. È un pericolo reale nell’Europa di oggi, che non ci possiamo permettere. Dobbiamo trovare la forza e l`intelligenza necessarie per superare i nostri disaccordi e andare avanti insieme. A tal fine dobbiamo riscoprire lo spirito che ha permesso a pochi grandi leader, in condizioni ben più difficili di quelle odierne, di vincere le diffidenze reciproche e riuscire insieme anziché fallire da soli». 

Poi, una citazione finale di Alcide Degasperi, le cui parole secondo Draghi conservano dal 1952 a oggi tutta la loro attualità: “La cooperazione economica è certamente il risultato del compromesso tra desiderio naturale di indipendenza di ogni partecipante e aspirazioni politiche preminenti. Se la cooperazione economica europea fosse dipesa dai compromessi avanzati dalle varie amministrazioni coinvolte, saremmo incappati probabilmente in debolezze e incoerenze. È dunque l`aspirazione politica all`unità a dover prevalere. Deve guidarci anzitutto la consapevolezza fondamentale che la costruzione di un`Europa unita è essenziale per assicurarci pace, progresso e giustizia sociale”.

Il premio, alla presenza della figlia dello statista, Maria Romana De Gasperi, è stato consegnato a Draghi dal vicepresidente del Trentino, Alessandro Olivi, che ha ricordato come proprio oggi sia stata consegnata ad Amatrice una nuova scuola, costruita dai volontari del Trentino dopo il crollo dell’istituto a causa del recente terremoto. E alle vittime del sisma Draghi ha deciso di devolvere i 25.000 euro del premio ricevuto.PREMIO ALCIDE DE GASPERI 2016 Mario Draghi 1