Obiezione fiscale nei confronti dello Stato da parte della Cciaa di Treviso-Belluno

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mario pozza presidente cciaa tv bl lato
Pozza: «voglio vedere se Roma avrà il coraggio di mandarmi un’ingiunzione, cui farò ricorso in Consiglio di Stato»

 

mario pozza presidente cciaa tv bl latoOriginale caso di obiezione fiscale in capo ad una delle istituzioni economiche del territorio veneto nei confronti dello Stato-piovra fiscale. Il presidente della Camera di commercio di Treviso-Belluno, Mario Pozza, ha annunciato di aver omesso di versare poco più di un milione di euro che doveva essere trasmesso alle casse dello Stato per effetto del decreto legge n. 90/2014 sulla riduzione del diritto annuale (cioè la quota pagata dalle imprese) agli stessi enti camerali. 

«I soldi sono stati accantonati in un conto corrente – ha detto Pozza -, ma aspetto di vedere se da Roma si avrà il coraggio di mandarmi un’ingiunzione. In tal caso ricorrerò al Consiglio di Stato». Il tema alla base dell’obiezione fiscale dell’Ente camerale sta nel fatto che, nonostante i versamenti dovuti negli anni precedenti, la Cciaa di Treviso e Belluno chiude comunque l’anno con un avanzo di 273.000 euro, grazie ad una gestione virtuosa dei mezzi finanziari. Tutto questo, inoltre, nonostante gli oneri sostenuti dalla Cciaa di Treviso la quale, se non avesse accorpato la Camera di Belluno, avrebbe reso impossibile il versamento degli stipendi degli ultimi mesi dell’ente montano. 

Contestualmente, l’ente camerale ha consegnato ai parlamentari veneti una proposta di emendamento alla normativa il quale prevede che almeno le Camere di commercio che abbiano proceduto ad un accorpamento (in Italia sono 15, in Veneto, oltre a Treviso e Belluno vi sono Venezia e Rovigo) siano esentate dal versamento della parte spettante allo Stato (il 40% per il 2016 e il 50% per il 2017) dei diritti annuali pagati dalle imprese in modo che tali risorse possano essere riversate per iniziative a favore del tessuto economico locale.