La Cina “festeggia” 15 anni nel Wto.

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Bonomo: «il silenzio dell’Europa rischia di fare il gioco della Cina. Se diventa “economia di mercato”, vi saranno ripercussioni devastanti per 34.400 imprese manifatturiere venete»
 

made in cina wtoUno spettro si aggira per l’Europa ed è quello della Cina. Il Paese del Dragone, da oggi 12 dicembre, è nelle condizioni di presentare un ricorso al Wto se l’Ue non cancellasse i dazi in vigore. Ciò è dovuto al fatto che sono passati 15 anni dal fatidico 11 dicembre 2001, data in cui Pechino è entrata nell’Organizzazione mondiale del Commercio (Wto), allora senza essere riconosciuta come “economia di mercato” (“Market Economy Status”, Mes), ma con l’impegno che il suo status sarebbe stato rivisto dopo 15 anni.

«Quindici anni sono un tempo interminabile che rende ancora più colpevole un’Unione Europea che ha nicchiato e, ancora oggi a tempo scaduto, non ha preso una decisione – denuncia Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Imprese Veneto –. Che alla Cina venga riconosciuto il cosiddetto Mes oppure che lo diventi in automatico, poco importa. Le conseguenze per il manifatturiero veneto, italiano e dell’’Europa in generale saranno certamente devastanti. Con il riconoscimento del Mes e la caduta automatica di tutti i dazi antidumping finora applicati, -prosegue Bonomo – di fatto le nostre 34.413 imprese artigiane della manifattura non sarebbero più tutelate dalla concorrenza sleale della Cina». 

Secondo Bonomo «lo scambio commerciale tra Veneto e Cina è già molto sbilanciato in favore di quest’ultima con una bilancia commerciale che, pur in miglioramento, risulta negativa di quasi 2 miliardi di euro in soli 9 mesi. Le nostre imprese stanno compiendo un grande sforzo per riconquistare quote di mercato nelle lavorazioni un tempo delocalizzate nell’impero celeste ed imporre i loro prodotti in quel mercato, ma ogni fatica potrebbe essere vanificata: basti pensare che su 52 categorie di prodotti cinesi colpiti dai dazi europei, 30 sono toccano da vicino l’Italia. Con la beffa che ad oggi, la Cina non è affatto un’economia di mercato, come si vorrebbe far credere, bensì un’economia pianificata, dove il ruolo dello Stato continua ad essere pervasivo, creando forti distorsioni sui meccanismi di determinazione dei prezzi e controllando ampi settori industriali, quali la metallurgia di base, il tessile, la chimica, la plastica. Siamo convinti che il riconoscimento del Mes alla Cina determinerà la fine per le piccole e medie imprese europee, con una perdita stimata di 3 milioni di posti di lavoro in tutta Europa, 400.000 solo in Italia». 

Confartigianato Veneto richiama i parlamentari nazionali ed europei alle loro responsabilità: «la battaglia però non è finita, la Commissione europea non si è ancora espressa in merito, – conclude Bonomo –. Chiediamo pertanto ai nostri rappresentanti in UE di farsi valere in Consiglio e al Parlamento Ue», ricordando che «la Cina al momento soddisfa, forse, solo uno dei cinque criteri che la stessa Ue si è data per valutare il tipo di economia di un Paese».