Oltre all’associazione dei piccoli azionisti, ora anche i fondi giudicano non adeguata l’offerta dell’Opa totalitaria lanciata da Lactalis
Come in molti si aspettavano, l’offerta economica di Lactalis per l’opa totalitaria su Parmalat al fine di toglierla dal listino di Piazza Affari è stata giudicata non consona con l’effettivo valore della società.
Il fondo americano Amber (che possiede il 2,8% dell’azienda di Collecchio) si accoda ai “piccoli” azionisti nel lamentarsi del prezzo è proposto dal gruppo Lactalis (2,8 euro) per rilevare le azioni Parmalat. Per Arturo Albano, rappresentante del fondo Amber in Italia, «Amber non aderirà all’Opa lanciata da Lactalis. Non consegneremo le nostre azioni, il prezzo è molto basso e non riflette il vero valore della società». Secondo Albano, «se si prende in considerazione quanto è cresciuta Parmalat in questi anni e le attuali prospettive di crescita il prezzo dell’Opa non può valere meno di 4 euro».
In Borsa il titolo Parmalat (controllata per circa l’88% dai francesi) si è portato sopra il valore di offerta Opa, a quota 2,9 euro, chiaro segnale che il mercato si aspetta qualche rilancio, o che il braccio di ferro con i piccoli azionisti convinca i francesi a rivedere al rialzo l’offerta. Se l’Opa di Lactalis non dovesse raggiungere almeno il 95% delle azioni ancora in circolazione, dovrà scattare l’offerta obbligatoria. Ipotesi che potrebbe portare anche ad un intervento della Consob che potrebbe anche giudicare non congruo il prezzo offerto dai francesi.
Oltre al fondo Amber anche i fondi Gamco (titolari dell’1% del capitale Parmalat) sono scettici sull’accettazione dell’offerta Lactalis. Sullo sfondo anche l’esito dei contenziosi “storici” in corso con Citigroup, chiamata a risarcire Parmalat per «svariate centinaia di milioni» che potrebbero influire positivamente sulla capitalizzazione di Parmalat.
