Pedemontana veneta, fine del regime commissariale dal 1 gennaio 2017

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Delrio non rinnova. Zaia: «dobbiamo trovare una soluzione». Pd critica l’operato del governatore

 

pedemontana veneta cartellone informativo trissinoA partire dal 1 gennaio 2017, cesserà l’attuale regime di gestione commissariale della Pedemontana veneta in campo alla figura di Stefano Vernizzi per via della decisione del ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio di non rinnovarlo e titolare della gestione sarà interamente la regione del Veneto. Cosa che comporta non pochi problemi, ad iniziare dalla questione del blocco dei cantieri a causa dell’erogazione con il contagocce dei finanziamenti necessari alla realizzazione dell’opera viaria strategica.

Il governatore veneto Luca Zaia è conscio della problematica: «una soluzione la dobbiamo trovare, la Pedemontana è la più grande infrastruttura in cantiere oggi in Italia con 2 miliardi e mezzo di opere per 95 chilometri. Noi abbiamo un buon tavolo che sta lavorando a livello nazionale, c’è la necessità di fare delle modifiche contrattuali e dall’altro di confrontarsi anche con i flussi di traffico. E’ quello che stanno facendo i tecnici in questi mesi; al tavolo partecipa il vigilante, che è il ministero delle Infrastrutture, noi come concedenti della convenzione, il ministero delle Finanze con Cassa depositi e prestiti e anche Palazzo Chigi».

Il privato, ovvero il consorzio Sis, ha sottolineato Zaia, «deve portare 1,6 miliardi di euro per questo cantiere, una minima parte dei quali sono stati già messi, il vero tema è che per andare sul mercato e farsi finanziare la somma viene chiesto il traffico sostenibile. E c’è chi sostiene che i flussi di traffico calcolato negli anni 2008-2009 siano fuori mercato oggi, in un mondo che è cambiato. Per questo si stanno facendo delle revisioni».

Il PD, partito da sempre critico sulla gestione della Pedemontana con la finanza di progetto, spara a palle incatenate sul governatore. Per il vicepresidente del Consiglio regionale, Bruno Pigozzo, «il mancato rinnovo da parte del Governo della gestione commissariale straordinaria a Silvano Vernizzi, è la dimostrazione plastica dell’inerzia regionale che in questi sette anni non è riuscita a rimettere in pista un Progetto di finanza, partito male e finito peggio. Se il risentimento e lo sfogo dell’ingegnere Vernizzi sono da compatire perché, lasciato solo dall’apparato regionale, rappresenta il capro espiatorio di cotanta inadeguatezza – nota Pigozzo – altrettanto non si può dire del presidente Zaia. La proverbiale “crisi del settimo anno”, che vede bloccati i cantieri senza uno straccio di soluzione all’orizzonte, coincide sì con i sette anni di commissariamento Vernizzi, ma anche ed esattamente con i sette anni di governo Zaia: dal 2010 ad oggi». Pigozzo ribadisce che «l’opera è strategica per il Veneto e tutto il NordEst, il nuovo anno dovrà registrare un cambio di passo. Peccato che finora la nostra regione non si sia dimostrata all’altezza, e Zaia non può sfuggire la sua responsabilità politica». 

Sulla stessa lunghezza d’inda il deputato ed ex segretario regionale Dem, Roger De Menech: «se la Regione ritiene non ci siano problemi lo dica e lasciamo tutto com’è. Ma allora completi la Pedemontana e non venga a implorare l’intervento del governo come fa da sei mesi a questa parte. La realtà – aggiunge De Menech – è che la Pedemontana è un progetto di finanza che, come molti altri ideati dalla coppia Galan – Zaia, è nato male e rischia di finire peggio. Di fatto non sta in piedi e così com’è la superstrada non è realizzabile. Interamente gestito dalla Regione Veneto, il progetto di finanza sulla Pedemontana è stato pesantemente viziato da studi sui flussi di traffico che non sono stati giudicati congrui dagli investitori. Oltra ai dubbi delle banche chiamate a erogare i finanziamenti al concessionario, ci sono quelli di Cassa Depositi e Prestiti, della Corte dei Conti – secondo cui l’attuale Project non garantisce la conclusione dell’opera e che ha stigmatizzato più volte la sovrapposizione di spese tra gestione commissariale e organi ordinari – e ora si aggiungono le perplessità di Anac, tanto che il presidente Cantone chiede di riscrivere il piano. Vanno inoltre rilevate due questioni: primo, la gestione commissariale durava da sette anni e quindi avrebbe già dovuto risolvere l’emergenza traffico; secondo, gli unici soldi spesi fino a questo momento per la realizzazione della Pedemontana sono quelli stanziati dai governi che si sono succeduti dal 2002 a oggi. Non un euro dalla Regione, non un euro dai privati». Qualche settimana addietro, De Menech aveva lanciato la proposta di fare confluire in un’unica realtà societaria le partecipazioni della regione Veneto nel Passante di Mestre, nell’Autovie Venete e nella Pedemontana, unitamente a Veneto Strade, al fine  di generare con la quota di utili da pedaggi le risorse finanziarie per il completamento della Pedemontana e delle manutenzioni stradali.

Alessia Rotta, deputata veneta e membro della segreteria nazionale del Pd, appoggia senza indugi la decisione del ministero delle Infrastrutture di chiudere dopo sette anni la gestione commissariale della Pedemontana. «Tutto quello che la Regione Veneto ha saputo fare in questi anni – afferma Rotta – prima con Galan sostenuto dal vice Zaia, poi dall’attuale presidente, è stato redigere un progetto di finanza dell’opera che risulta insostenibile e di aumentarne i costi a dismisura. I pochi chilometri di strada in corso di realizzazione, come tutti gli espropri e le progettazioni sono stati fatti contando esclusivamente sulle risorse pubbliche dello Stato. Il presidente veneto, sempre battagliero in tema di autonomia, ora ci deve spiegare come mai se c’è un concedente dell’opera (la Regione) e un concessionario esecutore (il consorzio Sis) da mesi sta implorando il governo di intervenire con risorse di finanza pubblica, cioè le tasse degli italiani, per finanziare un progetto di finanza a cui nessuna banca sembra disponibile a concedere credito, tanto è fatto male».