Austria verso uscita da piano europeo ricollocamento migranti

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Allarme dall’Alto Adige per un possibile blocco della frontiera del Brennero. Bertaud (UE): «nessun Paese può ritirarsi unilateralmente»

immigrati immigrazione clandestiniNelle regioni di confine del NordEst è scattato l’allarme rosso circa lo scenario di nuovo blocco delle frontiere da parte dell’Austria che causerebbe non pochi problemi sui flussi degli immigrati.

L’Ungheria che accusa l’Italia di ricattare i Paesi dell’Europa centro-orientale sulle “relocation”; l’Austria che dichiara di voler dare per ora il via libera all’accoglienza dei profughi da Italia e Grecia, salvo poi annunciare da Vienna che già al consiglio dei ministri di domani porterà una proposta per chiamarsi fuori da qualsiasi schema di ridistribuzione futuro: a due giorni dal successo del summit per celebrare i sessant’anni della firma dei Trattati di Roma, lo slancio unitario dimostrato dai 27 leader europei si spacca sul dossier migranti. 

L’agenda della riunione dei ministri dell’Interno Ue è fitta e disegnata in modo tale da evitare scontri, ma le vecchie distanze restano, ed emergono con forza ai margini dei lavori. Il capo del Viminale Marco Minniti schiva i giornalisti e lascia Bruxelles senza incontrarli, mentre il commissario europeo Dimitris Avramopoulos richiama ancora una volta gli Stati membri a rispettare gli impegni presi sui ricollocamenti: «non ci sono più scuse». Ma una delle sorprese della giornata è che in Italia i richiedenti asilo registrati e candidabili ai ricollocamenti sono solo 6.000, mentre in Grecia 20.000. 

«I numeri possono sempre aumentare», spiega Avramopoulos, che ai Paesi Ue chiede di accogliere 1.500 profughi al mese dall’Italia e 3.000 dalla Grecia. La cifra delle persone da ridistribuire dall’Italia – che fino ad oggi ha beneficiato solo di 4.400 trasferimenti sui 34.950 previsti entro settembre 2017 – «è bassa perché nel vostro Paese arrivano soprattutto migranti economici, e questo si somma con una certa lentezza delle procedure burocratiche», spiegano fonti europee. Una situazione in cui emerge il fallimento delle politiche italiane in fatto di immigrazione e relativi controlli, visto che è ormai notorio che sulle sponde del Belpaese approdano soprattutto persone in cerca di fortuna economica e spesso di dubbia moralità.

Intanto sulla ribalta di Bruxelles va in scena anche il dibattito in corso in Austria tra Popolari e Socialdemocratici. Il ministro dell’Interno Wolfgang Sobotka (Popolare) annuncia l’avvio dell’accoglienza dei migranti, mentre poche ore più tardi Vienna precisa che potrebbe varare già domani il ritiro da futuri piani decisi dalla Ue, su proposta del ministro della Difesa Hanz Doskozil (socialdemocratici). Sul fronte della revisione del regolamento di Dublino, le cose non vanno meglio. Alla riunione, il punto viene messo all’ordine del giorno, ma senza discussione, proprio per evitare le scintille. La presidenza di turno maltese si sta facendo in quattro per trovare un compromesso entro fine mandato, ma «sulla solidarietà non ci siamo ancora – è costretto ad ammettere il ministro dell’Interno della Valletta, Carmelo Abela -. Facciamo del nostro meglio per raggiungere un accordo conducendo incontri bilaterali a ritmi forsennati, ma tocca anche agli Stati». 

Il piano austriaco di bloccare il ricollocamento degli immigrati irregolari fa scattare l’allarme in Alto Adige: per il governatore Arno Kompatscher «dobbiamo cambiare rotta. Serve una svolta della politica comunitaria per la gestione dei migranti. La posizione di Vienna in un certo senso è comprensibile, visto che i numeri in rapporto agli abitanti sono nettamente sopra la media europea e anche sopra la media italiana». Kompatscher ha espresso rammarico «che ora dal piano di ricollocamento si sfila anche l’Austria e resta praticamente solo la Germania che sta già facendo moltissimo su questo fronte». Il presidente della provincia di Bolzano incontrerà domani ad Innsbruck il suo omologo tirolese Günther Platter e il ministro degli interni austriaco Wolfgang Sobotka. 

Sul fronte comunitario la portavoce della Commissione europea per la migrazione Natasha Bertaud è categorica: «nessun Paese può ritirarsi unilateralmente» dal piano europeo di ricollocamenti, che è «legalmente vincolante. Se lo facessero sarebbero fuori dalla legge e questo sarebbe profondamente deplorevole e non senza conseguenze».