Il Nordest totalizza 80 miliardi di euro di export nel 2016, pari a 20% del volume nazionale

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cartello Import export
Andamento in crescita annua del 2%. Al Friuli Venezia Giulia il miglior risultato (+6,3%), benino il Veneto (+1,3%), scarso il Trentino Alto Adige (+0,2%)

cartello Import exportVale circa 80 miliardi di euro il volume di esportazioni totalizzato dal Triveneto nel 2016. La cifra rappresenta il 20% delle vendite all’estero realizzate complessivamente dalle imprese italiane l’anno passato. I dati sono stati forniti dalla finanziaria Sace nel corso del convegno “L’export del NordEst alla prova dei nuovi rischi globali”, svolto a Trieste da Sace e Simest (Gruppo Cassa depositi e prestiti).

Secondo lo studio, l’export del Triveneto ha registrato nel 2016 un aumento del 2%, che conferma il trend positivo: +3,7% nel 2014 e +5,3% nel 2015. Le tre regioni dell’area chiudono tutte con il segno positivo e la performance migliore si registra in Friuli Venezia Giulia (+6,3%), dove spicca il dato sull’export di Trieste (+31,3%), trainato dall’industria cantieristica. In crescita anche Veneto (+1,3%) e Trentino Alto Adige (+0,2%). In termini assoluti, il Veneto resta la locomotiva dell’area, collocato al secondo posto della classifica nazionale dopo la Lombardia, mentre il Friuli Veneiza Giulia è settimo e il Trentino Alto Adige dodicesimo. 

Le destinazioni dell’export Triveneto si dividono fra i mercati dell’area Ue (59,4%) e dell’area extra Ue (40,6%), con Germania, Stati Uniti e Francia ad accogliere un terzo delle merci esportate. Sensibile si presenta l’incremento dei traffici verso gli Usa (+14,4%). Nel complesso è la meccanica strumentale l’ambito più rilevante dell’export Triveneto: il settore cresce del 2,3%. In crescita anche alimentare e bevande (+5,9%), mentre i prodotti in metallo risentono delle tensioni internazionali e si contraggono del -4,5%. In Veneto aumentano infine le esportazioni di quasi tutti i distretti industriali: dalla termomeccanica di Padova (+8,5%) al vino Prosecco (+14,1%), dalle carni veronesi (+17,8%) alle calzature sportive di Montebelluna (+5,5%), dall’occhialeria di Belluno (+2,3%) all’area del mobile del Livenza (+1,6%). Soffrono invece l’oreficeria di Vicenza (-10%), le mele dell’Alto Adige (-8,4%) e la calzatura veronese (-10,3%). 

Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia, oltre al settore navale, segnano risultati positivi la meccanica strumentale (+2,9%) e l’ambito di alimentari e bevande (+2,1%). Per quanto riguarda invece i paesi di destinazione, in forte crescita risulta l’export regionale verso gli Stati Uniti e aumenti si riscontrano anche verso Germania e Regno Unito. 

Nel corso della tavola rotonda organizzata all’Hotel Savoia sono intervenuti i rappresentanti di alcune imprese regionali che si distinguono in fatto di export. Per Claudio de Eccher, capo strategista di Rizzani de Eccher spa, «gli operatori non devono andare a caccia dell’affare, ma approfondire gli scenari grazie agli strumenti del sistema Italia, come la rete delle ambasciate e i servizi di Sace, Simest e Ice». Secondo l’amministratore delegato di Illycaffè, Massimiliano Pogliani, «per concorrere servono strategie precise: bisogna analizzare i rischi e l’attrattività del proprio prodotto in un determinato paese». Il presidente di Pmp Industries, Luigino Pozzo, ha evidenziato a sua volta che «per vendere servono specializzazione, investimenti e meno errori possibili perché competiamo con grandi colossi». Per il presidente di Interna Group, Diego Travan, «la nostra partita si gioca tutta fuori casa: realizzare interni per catene alberghiere e boutique di moda italiane è sempre più difficile, perché i grossi player sono tutti stranieri». Simonetta Acri, responsabile vendite di Sace, ha infine evidenziato che «il nostro ruolo di garanzia è spesso fondamentale per la chiusura di intese economiche e anche per garantire prestiti a tassi agevolati per le imprese».