Crisi banche venete: da Padoan no al “bail-in”

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Vertice al ministero dell’Economia per dare una risposta alla richiesta UE di recuperare un miliardo di euro di risorse aggiuntive da capitali privati

protesta risparmiatori banche veneteLa soluzione per evitare il fallimento delle due banche venete è ancora lungi dall’essere trovato e la riunione al ministero dell’Economia dei vertici di Centro Banca e Banca Popolare di Vicenza con il ministro Per Carlo Padoan è stata interlocutoria, anche se il ministro si è sbilanciato affermando che lo spettro del “bail-in” «non è all’ordine del giorno».

In una nota diffusa dal ministero a seguito del vertice «per un’analisi congiunta della situazione delle due banche» dopo la riunione di ieri a Bruxelles, «uno dei numerosi passaggi previsti dalla consueta interlocuzione tecnica contemplata per questi casi», si afferma che «il dialogo con le autorità europee prosegue, con il comune obiettivo di concordare la soluzione che garantisca la stabilità delle due banche venete e salvaguardi integralmente i risparmiatori, nel pieno rispetto delle regole europee». Nel documento si afferma inoltre che «sotto il profilo della liquidità, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca dispongono di tutte le garanzie pubbliche necessarie. Il Governo è impegnato perché la soluzione sia definita in tempi rapidi».

Padoan, a margine di un convegno, interviene per allontanare lo spettro del “bail-in”: «cos’è il rischio “bail-in”? Ci sono le procedure europee su cui stiamo lavorando. Le ipotesi sono chiare. Non c’è nessun problema di liquidità. Serve un monitoraggio continuo sulla situazione e noi contiamo di arrivare a una soluzione consolidata in tempi brevi». 

La situazione dei due istituti di credito regionali è seguita con attenzione dal governatore veneto Luca Zaia: «sulla crisi delle ex banche Popolari venete, ormai sull’orlo del baratro, ci attendiamo un colpo di reni da parte del Governo. Che eserciti, cioè, fino in fondo i suoi poteri e la sua autorevolezza, senza che suoi esponenti di rango perdano tempo ad accusare questi e quelli per negligenze che non riguardano altri che Roma. Sarebbe difficile per noi veneti constatare che si utilizzano due pesi e due misure per il salvataggio di istituti di credito, visto quel che è stato fatto per altri gruppi. Vicenza e Montebelluna sono state e restano banche fondamentali per uno dei territori più sviluppati e industrializzati d’Europa, sono istituti per i quali tante imprese e centinaia di migliaia di risparmiatori hanno pagato quello che non esito a definire un pesante tributo di sangue, che ipoteca il futuro di famiglie e posti di lavoro». 

Per Zaia è necessario «lasciare alla magistratura il compito di individuare responsabili e responsabilità, anche se tante colpe sono già evidenti nonostante alcuni a Roma, ma anche da queste parti, continuino a negarle, preferendo scaricarle su chi è stato addirittura sbeffeggiato in pubblico da parte di cosiddetti tecnocrati e sedicenti finanzieri per aver osato sostenere, a suo tempo, che una fusione a suo tempo sarebbe stata più che opportuna. Inutile comunque recriminare – conclude il Governatore -. Un governo che ha distribuito miliardi in inutili bonus elettorali a pioggia può e deve trovare i soldi per chiudere questa vicenda. E vada a Bruxelles a battere i pugni sul tavolo! Dimostri che quando sosteniamo che questa Ue serve soltanto ad alcuni paesi, abbiamo torto».

Dopo il vertice al ministero, i vertici delle due banche (Fabrizio Viola e Cristiano Carrus oltre ai presidenti Gianni Mion e Massimo Lanza assieme al vice Salvatore Bragantini) si sono intrattenuti per diverse ore nella sede della Popolare di Vicenza a Roma. «Prendo atto delle dichiarazioni del ministro» ha detto Viola. Ma resta lo scoglio delle perdite che dovranno sopportare i privati a monte della ricapitalizzazione preventiva delle banche venete a carico dello Stato. Secondo fonti vicine al dossier, dopo la riunione tenuta dai vertici degli istituti di credito ieri a Bruxelles e questa mattina al Tesoro, la questione del miliardo di euro necessario è rimasto il problema fondamentale. I soldi servono: l’azionista di riferimento Atlante e le banche azioniste, se si vuole scongiurare il “bail-in”, dovranno in qualche modo fare fronte a questa richiesta, malgrado la contrarietà espressa in questi giorni dagli istituti di credito.