La tassazione dei giochi: quando lo Stato si trova tra due fuochi

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gentiloni alfano parlamento
Il governo Gentiloni prevede di recuperare i 3,4 miliardi richiesti dall’Unione Europea con l’aumento della tassazione sulle vlt, sulle slot machine e sul lotto

gentiloni alfano parlamentoDa quando, nel 2006, il gioco d’azzardo online è stato legalizzato, si è assistito ad una lenta ed inesorabile ascesa in questo settore, che sta progressivamente recuperando la distanza che lo separa dal gioco terrestre. Questo è dovuto principalmente alla differente aliquota a cui i due regimi di “gambling” sono sottoposti. L’ultima manovrina, ovvero il Decreto Legislativo 50/2017, ha introdotto la  cosiddetta “tassa sulla fortuna”. In base a questa normativa, il governo prevede di recuperare i 3,4 miliardi richiesti dall’Unione Europea con l’aumento della tassazione sulle vlt, sulle slot machine e sul lotto.

Dal 1 ottobre 2017 è previsto che la tassazione applicata passerà dall’attuale 6% al 12% per le vincite di importo superiore ai 500 euro. Una vera e propria mazzata. Su una vincita dell’importo di cui sopra, dunque, lo stato intascherebbe 60 euro contro i 30 attuali. Un vero e proprio raddoppio.  Per quanto riguarda le slot machine e le vlt, inoltre, il DL 50/2017 prevede che l’aumento della tassazione sui giochi si traduca in un prelievo pari al 19% per le slot (Preu) e del 6% per le vlt.  Tutto ciò si rischia di tradurre in una migrazione dal “gambling” offline a quello online. 

Nel 2016 la spesa per il “gambling” è stata di 19 miliardi: «ad un flusso di gioco di 96 miliardi, va, infatti, sottratto i 77 miliardi di vincite. Lo stato si è accaparrato circa 10 miliardi di euro grazie alla tassazione, mentre, il ricavo complessivo di tutta la filiera è stato di circa 9 miliardi», come riporta all’interno di un report il sito Slots Gratis Online. A questi soldi, però, vanno sottratti quelli dei costi di gestione, operativa e finanziaria. Questo significa che il primo beneficiario dell’enorme flusso di gioco che ha investito l’Italia, è lo stato e non gli esercenti. 

Il fatto di aumentare ulteriormente il gioco legale, rischia di far emergere ancora di più quello illegale. Nella cosiddetta “manovrina” non vi è traccia di alcun tipo di provvedimento a riguardo.  Quello sui provvedimenti relativi al gioco d’azzardo è un cane che si morde la coda. Da una parte, c’è una questione morale, che vede nel gioco compulsivo un percolo per l’individuo e, dunque nello Stato luna sorta di “paladino degli oppressi”. Dall’altro c’è la questione economica. Qui il governo ha la parte di un avido imprenditore. Perché porre un freno a quella che è ormai diventata la terza risorsa economica del Paese, quando si può spremerla ulteriormente denaro da esso? 

In mezzo a queste due correnti, si dimentica un dato che è quello relativo al lavoro. Attualmente l’industria del gioco d’azzardo occupa all’incirca 150.000 addetti ai lavori, persone che, dunque, rischiano di perdere il posto a causa dell’eccessivo prelievo fiscale cui lo stato sottopone gli esercenti. L’aumento della pressione fiscale, rischia, quindi, di rompere il giocattolo in modo irreparabile, così coem è avvenuto nel recente passato anche per altri settori.