Mercato del lavoro in Veneto torna a crescere, anche grazie ai nuovi investimenti di imprese che avevano delocalizzato all’estero

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Zaia: «raccogliamo i buoni risultati del piano straordinario lanciato nel 2015». Donazzan: «36 aziende su 121 hanno “rilocalizzato” la loro attività in Veneto»

gruppo marchesini bologna industria lavoro operai«Grazie alle nostre politiche di accompagnamento, 36 aziende su 121 che hanno “rilocalizzato” in Italia sono tornate ad investire e a stabilire la produzione nel nostro territorio». È quanto afferma l’assessore regionale al lavoro commentando la fotografia aggiornata sul mercato del lavoro in Veneto.

Favorita anche da un contesto economico in lento ma graduale miglioramento, infatti, l’occupazione in Veneto rafforza la sua crescita, confermando una tendenza in atto ormai da due anni. Secondo i dati della “Bussola” sul mercato del lavoro veneto, a cura dell’Osservatorio di Veneto Lavoro, il primo trimestre del 2017 ha registrato infatti un saldo positivo per 46.200 posti di lavoro dipendente. Si tratta del miglior risultato dall’inizio della crisi per quanto concerne i primi tre mesi dell’anno, superiore anche a quello del 2015 che aveva rappresentato un anno record per l’occupazione regionale.

A trainare la crescita sono i contratti a tempo determinato, che interessano l’82% dei nuovi posti di lavoro e il 56% del totale delle assunzioni effettuate in regione. Nonostante un saldo lievemente negativo, il tempo indeterminato si mantiene sui livelli occupazionali raggiunti alla fine del 2015, che grazie soprattutto ai generosi sgravi contributivi aveva registrato un’eccezionale espansione di assunzioni con contratti stabili. Prosegue inoltre la crescita dell’apprendistato (+26%) e della somministrazione (+14%). 

«Il piano straordinario per il lavoro che presentammo nel 2015 con il sostegno dei fondi europei, che fummo i primi a vederci attribuiti in virtù della nostra capacità di spesa e dei nostri risultati, sta confermando la sua grandissima validità – dice il presidente della Regione, Luca Zaia -. Le nostre politiche di accompagnamento si rivelano più forti e più solide degli incentivi fiscali e monetari, che tuttavia bisogna tenere in forte considerazione. Resta comunque aperta la sfida per gli “under 25” che hanno ancora indici troppo elevati di disoccupazione. E’ inoltre prova della validità dell’impianto – sottolinea Zaia – il fatto che 36 imprese che avevano delocalizzato ritornano da noi; segno che, pur non avendo strumenti fiscali a disposizione ma che contiamo di avere con l’autonomia, sappiamo ugualmente creare un buon ecosistema per le imprese». 

Per Donazzan «i dati di Veneto Lavoro sul primo trimestre 2017, insieme a quelli diffusi dall’Inps che certificano un aumento del numero di imprese attive per la prima volta dopo sei anni, ci dicono che il Veneto sembra aver imboccato con decisione la via della ripresa. Si tratta ora di mantenere la rotta e sostenere il tessuto produttivo regionale affinché possa tornare a essere motore economico del Paese, con conseguenti ricadute positive sul mercato del lavoro».

La crescita occupazionale ha interessato diffusamente tutti i settori e con particolare evidenza l’agricoltura, che ha fatto registrare un aumento delle assunzioni del 16,8% e un saldo di +11.700 posizioni di lavoro. Saldo positivo, ma inferiore rispetto all’anno scorso, anche per l’industria manifatturiera (+14.200) e per l’insieme dei servizi (+18.200). Segnali positivi arrivano in particolare dal legno-mobilio, dalle industrie alimentari e dalle costruzioni, mentre l’unico settore con un saldo negativo si conferma il credito, sul quale pesano ancora le vicende che hanno recentemente interessato il sistema bancario regionale.

La novità più rilevante di questa prima metà del 2017 è rappresentata dalla crescita del lavoro intermittente, quale immediata risposta del mercato alla soppressione dei voucher. Tra gennaio e marzo, infatti, complice anche l’abrogazione del lavoro accessorio in vigore dal 18 marzo, le assunzioni con contratto di lavoro intermittente sono cresciute del 65%, determinando un saldo di 4.300 posti di lavoro in più. Una tendenza che si sta rafforzando nel corso di questo secondo trimestre: nel mese di aprile le assunzioni hanno superato i livelli massimi raggiunti nei primi mesi del 2012, alla vigilia dell’entrata in vigore della legge Fornero, che aveva fortemente limitato l’ambito di applicazione del lavoro intermittente.