Il genoma spiega la diffusione delle fiabe

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Studio delle Università di Bologna e di Padova avvalora scambi idee tra popoli 

fiabeUna sorta di “telefono senza fili continentale”, nel corso di scambi tra popolazioni. Così si sono diffuse le fiabe tradizionali in Europa e in Asia, secondo uno studio che, per la prima volta, ha utilizzato dati attinenti al genoma su scala globale.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica statunitense “Proceedings of the National Academy of Sciences” (Pnas) e condotto da Eugenio Bortolini del dipartimento di Beni culturali dell’Università di Bologna, Luca Pagani dell’Università di Padova e Jamshid J. Tehrani dell’Univeristà di Durham. Il progetto, realizzato con il laboratorio di Antropologia molecolare del dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’Alma Mater, si basa sull’analisi di 596 fiabe tradizionali censite in Europa e Asia, tra cui “Fiabe di animali” e “Fiabe di magia”, in parallelo con gli ultimi dati genomici pubblicati lo scorso anno. In particolare, gli autori hanno confrontato le somiglianze genetiche fra popolazioni e il numero di fiabe condivise per capire se la diffusione derivi dalle grandi migrazioni o, piuttosto, dallo scambio d’informazioni e beni avvenuto per millenni tra gruppi umani. Ha inoltre identificato le possibili regioni geografiche di origine di alcune tra le fiabe più diffuse, puntando a quattro centri di diffusione principali: Europa orientale, Caucaso, Africa occidentale e Asia settentrionale, quest’ultimo emerso nel caso della celebre “Pollicino”.

«Con questo lavoro – spiega il primo autore dello studio, Eugenio Bortolini – abbiamo capito che, pur essendo trasmesse dai genitori ai figli, è poco probabile che le fiabe tradizionali di Europa e Asia si siano diffuse su lunghe distanze geografiche a seguito delle grandi migrazioni che hanno lasciato una traccia nel nostro genoma». La maggior parte delle fiabe analizzate, secondo lo studio, «potrebbe aver viaggiato lontano dalla propria area di origine grazie allo scambio di idee e oggetti avvenuto tra popolazioni diverse, in uno scenario che ricorda un “telefono senza fili continentale”, piuttosto che richiamare processi di commistione e sostituzione tra popolazioni». «Le persone, tuttavia – aggiunge il coautore dell’Università di Cambridge, Enrico Crema – potrebbero aver portato con sé le proprie storie tradizionali nei loro movimenti su brevi distanze, inferiori a 4.000 chilometri». 

I risultati supportano anche l’ipotesi che la comparsa e il rafforzamento delle barriere linguistiche potrebbero aver avuto un impatto decisivo sulla diffusione di elementi culturali, tra cui anche le fiabe, in tutta l’Eurasia, confermando l’idea che gran parte delle favole fossero in origine diffuse soprattutto oralmente.