Emilia Romagna: «stipendio da dirigenti a non laureati». Parte l’esposto di M5S alla Corte dei conti

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palazzo regione emilia romagna bologna 1
La Regione: «niente di illecito o irregolare». Ma l’opportunità?

palazzo regione emilia romagna bologna 1Con un esposto alla Procura regionale della Corte dei conti, il M5S chiede di far luce sull’eventuale danno erariale provocato dalla Regione Emilia-Romagna, per aver assunto dipendenti che, pur non essendo in possesso di una laurea, sarebbero stati inquadrati e retribuiti secondo la categoria contrattuale per cui la legge stabilisce come requisito fondamentale il possesso del titolo universitario.

Secondo M5S si tratta di 25 persone nell’attuale legislatura, 56 tra il 2010 e 2014. Pronta la replica della Regione guidata dal presidente Stefano Bonaccini: «non c’è nulla d’irregolare o di illecito». Il consigliere regionale M5S Silvia Piccinini ricorda che su un caso simile c’è stata la «condanna definitiva» davanti ai giudici contabili del sindaco di Bologna, Virginio Merola, per la vicenda di Marco Lombardelli, ex capo di gabinetto del comune che, privo di laurea, a fine 2011 diede le dimissioni. E spiega di aver segnalato alla Procura contabile «i casi più eclatanti» chiedendo «che si faccia luce sul possibile danno erariale perpetrato da chi ha guidato la Regione dal 2010 in poi e che, ignorando la legge, ha inquadrato e pagato con sostanziosi stipendi anche chi non era in possesso del titolo di studio». 

L’esposto fa seguito ad un altro presentato qualche mese fa, sempre da Piccinini, all’indomani della richiesta di risarcimento della Corte dei conti per quasi 500.000 euro ai vertici dell’Assemblea legislativa della Regione per un incarico affidato ad Alberto Allegretti, ex capo di gabinetto prima del presidente Matteo Richetti, e poi di Palma Costi, tra 2010 e il 2014. M5S sostiene che lo stesso Allegretti abbia ricoperto un incarico analogo anche nei primi sette mesi dell’attuale legislatura, all’interno del gabinetto del presidente Bonaccini. Nell’elenco M5S ci sono anche i casi della moglie dell’assessore regionale alla Cultura, Massimo Mezzetti, che, «pur non essendo in possesso di laurea, oltre ad essere inquadrata nella categoria “D” ricopre attualmente anche un ruolo di responsabilità all’interno della segreteria del presidente della Giunta con uno stipendio annuo di oltre 43.000 euro» e quello di Fabio Querci, responsabile delle Feste dell’Unità del Pd di Bologna che, «senza laurea, ad inizio legislatura fu assunto e inquadrato come “D” all’interno di un assessorato per 13 giorni (dal 9 al 22 febbraio 2015) con uno stipendio annuo (poi annullato) di quasi 40.000 euro». 

Niente di irregolare per la Regione: «le norme in vigore – spiega in una nota – prevedono infatti che il diploma di laurea non sia necessario nelle strutture in cui non viene svolta attività di tipo gestionale-operativa, ma attività di ausilio, collaborazione e raccordo. Inoltre, per quanto riguarda i compensi, va precisato che i collaboratori di categoria “D” non sono dirigenti e, di conseguenza, non percepiscono uno stipendio paragonabile a quello dirigenziale».