Trent’anni di produzione “pirotecnica” visitabile allo studio Art Consulting dal 14 ottobre all’11 novembre. Scudiero: «anticipò di 50 anni la “Pop Art”»
Trent’anni di produzione “eclettica e pirotecnica”: è quella di Fortunato Depero, che sarà in mostra a Modena (studio Art Consulting, via Carlo Farini 56) dal 14 ottobre all’11 novembre. Uno scorcio su trent’anni di attività, dal 1917 al ’47, del grande artista futurista roveretano (1892-1960) fatto di acquerelli, collage, tarsie di stoffe colorate e olii, oltre a disegni preparatori e copertine di riviste.
Sono 24 opere provenienti da collezioni private, visibili a ingresso gratuito nello studio del curatore Marco Bertoli, specializzato nell’arte italiana dell’800 e primo ‘900 e consulente per la casa d’Aste Christie’s di Londra e New York. «Depero anticipò di 50 anni la “Pop Art”, anche se la sua non era una serialità industriale, bensì artigianale: ogni lavoro era unico pur nella molteplicità delle sue realizzazioni», ricorda lo storico dell’arte Maurizio Scudiero, principale studioso di Depero e consulente per il Futurismo alla Yale University, che ne ha curato il catalogo.
Figura geometrica utilizzata per eccellenza è il parallelepipedo: luci e colori sono giocati su forti contrasti, con una predilezione nell’uso del bianco, del nero e del rosso, con un approccio aggressivo che ha influenzato una buona parte della grafica pubblicitaria successiva. E opere come “I gondolieri (o coleotteri veneziani)” del 1924-25 hanno avuto influenza sull’arte seriale di Warhol. «Ben presto – aggiunge Scudiero – si scoprì come Marinetti avesse visto giusto, perché il Futurismo in breve divenne popolarissimo in tutta Europa, e a quei primi artisti che aprirono la strada se ne unirono moltissimi, specie tra i giovani. Depero divenne allievo di Giacomo Balla, con il quale nel 1915 sottoscrisse il rivoluzionario manifesto “Ricostruzione futurista dell’universo”: in quel documento teorico furono poste le basi operative per il vero superamento di pittura e scultura, cioè per il “debordamento” del Futurismo nella vita quotidiana».
Di Depero, tra i firmatari del manifesto dell’Aeropittura e rappresentante del cosiddetto “secondo futurismo”, saranno in mostra a Modena dai primi “arazzi” futuristi, in realtà mosaici di stoffe colorate, ai numerosi studi per manifesti pubblicitari come quelli per la Campari, per cui realizzò nella sua carriera centinaia di proposte. Tra gli altri, “Anche il gatto beve il Campari” del 1927 e alcuni studi per il “Numero Uno Futurista Campari” del 1930-31 («l’Arte dell’avvenire sarà potentemente pubblicitaria», scriveva nel manifesto “Il Futurismo e l’Arte pubblicitaria” pubblicato nel 1931), fino alle copertine di riviste realizzate nel periodo newyorkese come “Vogue” del 1930 o “La Rivista” del 1930-31.
«Fu anticipatore dei media odierni», dice Scudiero, ricordando che proprio Depero annunciò che «i nuovi mecenati erano Pirelli, Caproni e Agnelli». Per anni l’artista «fu svalutato a causa dei pregiudizi che lo vincolavano al secondo futurismo – commenta Bertoli -. Per fortuna attualmente il valore della sua opera è stato compreso».