L’Archivio fotografico Graziano Arici donato alla Fondazione Querini Stampalia

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graziano arici
Il fondo del fotografo veneziano annovera oltre un milione di immagini 

Di Giovanni Greto

graziano ariciNuova, importante acquisizione della Fondazione Querini Stampalia con la donazione dell’archivio del celebre fotografo veneziano Graziano Arici che vive e lavora ad Arles in Francia.

Per Marigusta Lazzari, direttore della Fondazione, «la donazione di questo straordinario archivio fotografico – già consultabile anche se la catalogazione sarà ultimata entro un anno – ci onora. Si tratta di un patrimonio culturale di grandissimo interesse, che attraverso la Fondazione viene donato alla città di Venezia, soggetto principale delle bellissime immagini che vi sono contenute. Nel ringraziare Arici, la Fondazione ha deciso di conferirgli la tessera onoraria». 

Tutti i materiali dell’Archivio – il cui uso commerciale continuerà ad essere usufruito dal donatore – saranno conservati presso la Fondazione, che si impegna a facilitarne lo studio, la consultazione al pubblico e la riproduzione fotografica per scopi scientifici, per pubblicazioni od altro, oltre a promuovere iniziative rivolte allo studio e alla valorizzazione dell’Archivio. In seconda battuta Arici, pensando a chi donare questo enorme patrimonio (1.200.000 immagini dal 1854 ad oggi) ha rivelato di essersi indirizzato alla Fondazione Querini, perché luogo adatto alla contemporaneità, che gli ricorda la sua giovinezza: «la gioia di leggere la sera; il familiare “crac” del parquet; gli odori. Dunque, una bella casa per il mio archivio». 

Nel suo lavoro, Arici è partito con l’obiettivo di operare nel campo della documentazione culturale per preservare la memoria delle persone e delle cose attraverso la propria visione del mondo. Nella massa di materiale accumulato, Venezia, città fragile e complessa, viene vista nei suoi momenti di crisi, nelle sue problematiche più inquietanti. Una parte secondaria è dedicata al suo aspetto, più scontato, di patrimonio splendido dell’umanità. Con l’acume e le intuizioni che caratterizzano i grandi artisti, Arici ha colto subito l’importanza della forma digitale. Ha scansionato a sue spese l’intero corpus, in maniera tale da permettere che la grande massa d’informazioni sia ora immediatamente utilizzabile.

Tra i temi che si possono delineare nelle sue fotografie, spiccano i ritratti, soprattutto dell’ambiente culturale, in gran parte di personaggi noti a livello internazionale, fotografati al lavoro, in ambiente domestico o in manifestazioni pubbliche. Attori e registi: Chaplin e Capote, Ford e Disney, Bergman e Rossellini. Poeti e scrittori: Luzi, Zanzotto, Moravia, Calvino, Borges, Brodskij, Garcia Marquez. Compositori, musicisti, cantanti, direttori d’orchestra: Stravinskij, Rubinstein, Abbado, Pavarotti. Personalità dell’economia e della scienza: Amartya Sen, Stephen Hawking. E ancora, gli ultimi trent’anni di Biennali e di avvenimenti artistici; l’unica completa documentazione esistente di Emilio Vedova al lavoro (nel 1984 Arici registra il suo processo creativo dalla tela bianca all’opera finita); la documentazione delle trasformazioni e dell’attività di Palazzo Grassi, dal periodo di proprietà Fiat all’attuale gestione Pinault; la documentazione di tutte le mostre del cinema a partire dalla ripresa di fine anni ’70.

Una parte importante è riservata alla documentazione sulla parte monumentale, artistica e storica di Venezia. Ecco allora importanti reportages sul patrimonio del complesso monumentale del Ghetto e sulla vita della comunità ebraica che ancora vi si svolge; la più completa documentazione del Gran Teatro La Fenice, posseduta da Arici, che è risultata fondamentale nel lavoro di ricostruzione degli architetti e decoratori incaricati; la laguna, indagata dall’alto, mese per mese, da sette anni, l’acqua alta e il cantiere del Mose; l’inquinamento ambientale e le grandi opere di bonifica. E infine, le migliaia d’immagini dei servizi eseguiti durante la guerra in Bosnia, nei giorni della caduta del muro di Berlino, sul problema Istriano.

Alle fotografie dell’archivio Arici, la Fondazione annovera molti altri archivi già acquisiti: l’Archivio Cameraphoto (circa 15.000 negativi), agenzia operante a Venezia sotto diverse sigle, dal 1946 al 1980, acquisito da Bianconero di Vittorio Pavan; l’Archivio Mark E. Smith, acquisito nel 2005. Si tratta di negativi in bianco e nero che vanno dal 1973 al 1985. Sono circa 160.000 foto su vari argomenti (dalle Biennali arte e architettura al lavoro di Franco e Vittorio Basaglia, agli spettacoli teatrali e le performances di quel periodo particolarmente ricco); il Fondo Pierluigi Olivi, fotografo non professionista legato all’ambiente culturale e artistico veneziano (2.500 negativi di formato 6×6 e 24×36); un fondo di stampe fotografiche ottocentesche di Venezia, costituito dalle acquisizioni, ancora in corso, fatte da Arici dal 2002 e comprendente stampe, gruppi di fotografie e album raffiguranti Venezia e databili all’Ottocento. Attualmente il loro numero si aggira sulle 850 immagini. Ci sono stampe in albumina o al sale. Stampe stereoscopiche e molte lastre per lanterna magica, album riguardanti il “Grand Tour” con Firenze, Milano, Roma, Napoli.

Non è mancato, a conclusione degli interventi, quello polemico di Italo Zannier, fresco 85enne storico della fotografia, per 30 anni unico docente universitario di storia della fotografia a Venezia, il cui corso non è stato più attivato da quando è andato in pensione. Con il colorito eloquio che lo caratterizza, Zannier ha sottolineato l’importanza della fotografia come strumento di documentazione e di rappresentazione della realtà.