Bye Bye Debora: Serracchiani lascia la presidenza della regione Friuli Venezia Giulia e si candida per le politiche

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debora serracchiani caschetto
Bolzonello dato per naturale successore in casa PD. Critiche feroci da tutte le opposizioni

debora serracchiani caschettoBye Bye, Debora. Adieu Serracchiani. Il Friuli Venezia Giulia ti saluta. Così si potrebbe riassumere la conferma pubblica della decisione della presidente della Regione di abbandonare il timone del governo locale per un futuro da parlamentare romano.

E l’annuncio non è stato scevro di lacrime: «sì mi sono commossa, sono una persona in carne ed ossa, penso sia cosa naturale e normale». Debora Serracchiani conferma di essere disponibile per le politiche e attende dal segretario Matteo Renzi un seggio, probabilmente in Italia centrale, possibilmente più sicuro di quelli offerti in una regione che non l’ha mai amata. 

«La mia non è affatto una fuga – ha replicato agli strali giunti dagli avversari – ho la coscienza a posto, ho lavorato con impegno e dedizione, se non avessimo fatto tutte le riforme, non avrebbero argomenti per attaccarmi». 

La sua rinuncia ha dato la stura ai movimenti interni al corpaccione PD locale: all’assemblea regionale, il vicepresidente Sergio Bolzonello ha confermato la sua già dichiarata disponibilità. «E’ abbastanza naturale che il mio primo pensiero vada a lui – ha commentato Serracchiani – ma il partito è democratico, ha regole chiare, l’assemblea ha votato regolamento per le primarie». Serracchiani auspica l’unità del centrosinistra attorno a un candidato, cosa oggi quanto mai difficile se non impossibile. 

Serracchiani in assemblea ha tracciato un bilancio delle tante cose fatte nella sua legislatura, tra cui, la più importante, la riforma della sanità. Ed ha annunciato di voler restare con le sue competenze al servizio della Regione e del Paese: «non mi sono fatta attirare da altre sirene durante il mio mandato», «penso di poter essere utile». Ai più naturali alleati, che oggi recalcitrano, come Art. 1 e MDP, la presidente uscente ha suggerito di «guardare alla legge elettorale regionale che pone delle soglie di sbarramento molto alte».

L’annuncio dell’addio di Serracchiani ha scatenato le opposizioni. «Si corona finalmente il sogno di Debora Serracchiani: tornare a Roma e avere un posto in Parlamento – dichiara Sandra Savino, parlamentare e coordinatrice regionale di Forza Italia in Regione -. L’avesse fatto subito, cinque anni fa sarebbe stato meglio per tutti: per lei, che non sarebbe stata costretta a rimanere su un territorio che non ha mai sentito suo e che ha sempre visto come cavia per sperimentare le proprie pessime riforme; per i sindaci e i cittadini, che non si sarebbero visti retrocessi a ultima ruota del carro; per la sanità, che non sarebbe oggi al penultimo posto nel Paese per efficienza; per l’immagina della Regione nel suo complesso, costretta oggi a vedere il proprio modello, costruito in decenni di lavoro e determinazione, letteralmente raso al suolo. Ora, alla consolazione di vedere la presidente finalmente in fuga per Roma, rimane la consapevolezza della sfida storica che la prossima Giunta si troverà di fronte: quella di ricostruire il modello Friuli Venezia Giulia».

Per il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Riccardo Riccardi, «oggi, chi in questi anni ha sempre combattuto in Aula le politiche della Giunta e chi si troverà a governare i prossimi cinque anni, ha il dovere e la responsabilità di pensare a come sistemare i grandi problemi strutturali che la sua azione di governo ci lascia». Secondo Riccardi, «la legislatura si chiude con un presidente eletto direttamente che, per la prima volta, invece di andare al giudizio degli elettori sul suo operato, se ne va. Abdica per manifesto timore del giudizio di friulani e giuliani. La verità è che Debora Serracchiani ha governato più da vicesegretario nazionale del Pd che da presidente della Regione, lasciando una Regione in litigio su tutto, profondamente divisa ed in mezzo al guado per scelte che lei ha preteso e imposte. Il bilancio è fortemente negativo. Se è davvero convinta di aver fatto così bene, perché scappa?» 

«Siamo stati facili profeti: Serracchiani ha usato la Regione come trampolino di lancio verso Roma. Veramente qualcuno ha il coraggio di fingere di essere sorpreso?» si domanda retoricamente Renzo Tondo, presidente Autonomia Responsabile in Consiglio regionale, secondo cui si tratta della «notizia più scontata, ovvia e inevitabile della legislatura. Cosa ci lascia in eredità la presidente Serracchiani? Una sanità precipitata nel caos e un mostro normativo sugli enti locali, che ha disorientato gli amministratori e paralizzato attività e progettualità». Secondo Tondo, «dopo cinque anni di ricatti e minacce, Serracchiani saluta tutti e se ne va. Non la rimpiangeremo, naturalmente. Piuttosto, è urgente rasserenare il clima generale e riportare il Friuli Venezia Giulia sul binario della crescita e dello sviluppo. Soprattutto, è ora di ridare la guida della Regione a chi conosce questa terra, crede nelle sue possibilità e vuole lavorare per il bene dei residenti del Friuli Venezia Giulia».

Dal candidato in pectore per la guida della Regione, il segretario della Lega Fvg e capogruppo alla Camera, Massimiliano Fedriga, un «in bocca al lupo a Serracchiani per il suo futuro e soprattutto ai cittadini del Friuli Venezia Giulia, affinché possano finalmente essere governati da persone capaci di rispondere alle loro esigenze. Cinque anni segnati dall’incapacità di dialogo con i cittadini e da riforme sbagliate sono serviti ad aprire gli occhi a Debora Serracchiani. La sua decisione di non ripresentarsi alle prossime elezioni regionali suona così non tanto come una resa personale, quanto come un riconoscimento del fallimento del Partito Democratico che, nell’arco della consiliatura, è più volte riuscito a tradire le aspettative dei cittadini. A Serracchiani auguro pertanto la miglior fortuna per il proprio futuro politico e personale – conclude Fedriga -, sperando che la stessa sorte, dopo questo lustro di lacrime e sangue, sia riservata anche al Friuli Venezia Giulia».