Passaporti austriaci per i sudtirolesi tedeschi e ladini: vistosa frenata del premier Kurz

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«Austria consulterà Roma su passaporti a sudtirolesi proposta da realizzare in stretta collaborazione con Italia» 

passaporto italia austriaVistosa frenata sul tema dei passaporti: il nuovo cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha promesso di consultarsi con Roma sulla contestata proposta di offrire il passaporto austriaco agli abitanti di lingua tedesca della Provincia di Bolzano.

Il riconoscimento della doppia cittadinanza ai sudtirolesi è parte del programma di coalizione stretto fra i conservatori del Partito popolare di Kurz e l’estrema destra rappresentata dal Partito della libertà di Heinz-Christian Strache. L’iniziativa è stata subito bocciata in Italia, dove le forze politiche hanno trasversalmente definito il piano una minaccia al delicato equilibrio etnico dell’Alto Adige. «Si tratta di qualcosa che ovviamente intendiamo realizzare soltanto in stretta cooperazione con l’Italia e con il governo di Roma», ha spiegato Kurz in una conferenza stampa tenuta assieme al vicecancelliere Strache, dopo la prima riunione del governo di Vienna. «Nel nostro programma, siamo venuti incontro a un desiderio dei sudtirolesi espresso da tutti i partiti e soprattutto dallo stesso governo provinciale del Sudtirolo», ha aggiunto il premier. 

L’Alto Adige – Südtirol è stato ceduto all’Italia dall’Austria dopo la Prima guerra mondiale e il conseguente dissolvimento dell’Impero austriaco. Nonostante i tentativi del fascismo di attuare l’italianizzazione forzata dell’area, attraverso il trasferimento di migliaia di italiani negli anni Venti e il meccanismo delle opzioni stabilito con la Germania nazista nel 1939, la popolazione di lingua tedesca resta predominante, con un rapporto di due a uno rispetto all’elemento italiano. 

Se Kurz getta acqua sul fuoco, Alessandro Urzì (consigliere provinciale altoatesino di Fratelli d’Italia) riattizza le braci della polemica: «la parola d’ordine drammatica, se pronunciata in tedesco, fa rabbrividire: la cittadinanza austriaca sarà assegnata solo a chi si dichiarerà tedesco, puramente tedesco. L’Italia, come fece l’Austria negli anni Sessanta, oggi dovrebbe ricorrere all’Onu – prosegue Urzì – per l’evidente aggressione della sua sovranità. L’unilateralità della decisione assunta a Vienna costituisce una lesione del diritto oltre che di ogni regola della diplomazia che dovrebbe regolare i rapporti fra Paesi che si dichiaravano amici, all’interno dell’Unione europea». 

Secondo Urzì, il ricorso all’Onu sarebbe «più che giustificato: la consegna plateale da parte della Repubblica austriaca delle politiche per l’Alto Adige nelle mani della pattuglia scomposta di secessionisti che proprio ieri si è presentata in conferenza stampa a Bolzano appare una provocazione che non può rimanere senza risposta. L’Austria si era impegnata sulla inderogabilità della autonomia come strumento per la risoluzione della controversia sull’Alto Adige. Oggi fa carta straccia di questo impegno annunciando l’annessione dei cittadini dell’Alto Adige, infrangendo le regole ed i patti. Cosa manca ancora per tornare a portare il caso all’Onu, ma questa volta su iniziativa dell’Italia?»

Per il governatore altoatesino Arno Kompatscher c’è «dell’allarmismo eccessivo» nel dibattito sul doppio passaporto per i sudtirolesi. Il presidente ha ridimensionato la portata dell’iniziativa: «si tratta solo di una dichiarazione d’intenti» del nuovo governo viennese. «Ancora molte domande sono aperte» ha proseguito, sottolineando che «al centro ci sarà lo spirito europeo che unisce e non la divisione». Kompatscher ha, infine, detto di aver aggiornato il governo italiano sulla questione.

Intanto, c’è un altoatesino di lingua tedesca molto famoso nel mondo che fa una sorta di “outing”: «sono fiero di essere altoatesino con passaporto italiano» dice l’alpinista Reinhold Messner, bocciando la decisione dei partiti Övp e Fpö di inserire nel programma di governo la possibilità di un passaporto austriaco per i sudtirolesi di lingua tedesca. Messner bolla la proposta come «un fatto di propaganda politica, che non porterà mai ad azioni concrete».