Anita e Confartigianato Trasporti contestano gli aumenti dei pedaggi autostradali

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Baumgartner: «aumenti ingiustificati in presenza di inflazione zero e di una qualità di servizio spesso scadente». Chiandussi: «il costo del pedaggio incide anche oltre il 10% del costo di trasporto»

Autobrennero A22 Isera barriera antirumore fotovoltaica traffico camionIl rincaro dei pedaggi autostradali anche a doppia cifra su alcune tratte è contestato da tutte le organizzazioni professionali dell’autotrasporto, anche per via del fatto che l’inflazione nel corso del 2017 è stata praticamente a zero e che molti gestori autostradali non hanno ancora completato il piano degli investimenti deliberato a seguito della precedente ondata di rincari.

Per Thomas Baumbartner, presidente di Anita, «non capiamo come in presenza di aumento dei traffici autostradali e quindi delle percorrenze con conseguenti aumenti automatici dei ricavi per la società autostradali, il ministero ai Trasporti possa concedere aumenti di pedaggio a doppia cifra e anche oltre. Il tutto in presenza di costi per i gestori autostradali stabili o in calo grazie a minori spese per il personale e alla maggiore automatizzazione dei servizi».

Per presidente di Confartigianato Trasporti Friuli Venezia Giulia, Pierino Chiandussi, si è in presenza di «aumenti inadeguati, sproporzionati e ingiustificati che si sono abbattuti sugli autotrasportatori con il nuovo anno, un balzello che su alcune tratte italiane ha raggiunto addirittura il 52% e in diversi altri casi resta comunque un rialzo a doppia cifra». 

«Il costo del pedaggio autostradale – aggiunge Chiandussi – incide anche oltre il 10% sul costo del trasporto e questi maggiori oneri spesso non sono scaricabili sulla committenza. Allo stesso tempo non si può più chiedere all’autotrasportatore di fare sacrifici perché – sottolinea – non ci sono più margini e si corre il rischio di tagliare i costi della manutenzione dei veicoli per far quadrare i conti».

«Un 2% in più – spiega Danilo Vendrame, presidente di Confartigianato trasporti Marca Trevigiana – va a peggiorare ulteriormente il costo medio annuo (per un autoarticolato con 5 assi e che percorra almeno 100.000 km all’anno) che, con 1,451 euro al chilometro, è già oggi il 30% più caro della media europea. Una differenza dovuta soprattutto ai costi vivi: assicurazioni (+72%) e pedaggi (+121%) sono le gabelle che incidono di più sulla nostra competitività».

Baumbartner apre anche un altro fronte per contestare l’entità dei rincari dei pedaggi autostradali: «i gestori esercitano il servizio in una logica di monopolio di fatto, con poca attenzione alla qualità dei servizi, visto che a fronte di pedaggi sempre più cari, ormai non c’è più la certezza dei tempi di percorrenza, grazie ad infrastrutture sempre congestionate come l’Autobrennero, tanto per fare un esempio, ma anche con poca attenzione relativamente alle necessità umane degli autotrasportatori. Sarebbe doveroso che il costo del servizio fosse parametrato alla qualità del servizio reso, non basato su formule matematiche il cui funzionamento è spesso ignoto».