Il mais Ogm non fa male, anzi: la conclusione dopo uno studio ultraventennale

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Clamorosa “sentenza” della ricerca condotta dall’Università di Pisa e dalla Scuola Superiore Sant’Anna pubblicato su Scientific Report

mais ogmDopo anni, lusti e decenni di demonizzazione, alla fine il mais geneticamente modificato non è nocivo per la salute umana e per l’ambiente dove è coltivato. Lo stabilisce una ricerca condotta in oltre vent’anni di studi in tutto il mondo gestita dall’Università di Pisa e dalla Scuola Superiore Sant’Anna, che ha preso in considerazione le coltivazioni negli Stati Uniti, Europa, Sud America, Australia, Asia e Africa che vanno dal 1996 al 2016.

Per la coordinatrice della ricerca, Laura Ercoli (docente di Agronomia e Coltivazioni Erbacee all’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna) «questa analisi fornisce una sintesi efficace su un problema specifico molto discusso pubblicamente. Lo studio ha riguardato esclusivamente l’elaborazione rigorosa dei dati scientifici e non l’interpretazione “politica” dei medesimi. I dati pubblicati permettono di trarre conclusioni univoche, aiutando ad aumentare la fiducia del pubblico nei confronti del cibo prodotto con piante geneticamente modificate».

Anzi, la ricerca ha indirettamente stabilito che le coltivazioni di mais Ogm avrebbero un impatto ambientale minore sull’ambiente, in quanto le nuove varietà sarebbero resistenti a gran parte degli attacchi di insetti e patogeni, riducendo conseguentemente il numero dei trattamenti fitosanitari rispetto alle colture tradizionali.

Di fatto, la ricerca toscana riabilita la posizione di Giorgio Fidenato, agricoltore friulano e da sempre storico sostenitore delle colture Ogm che ha subito nel corso degli anni le conseguenze del divieto alle colture Ogm vigente in Italia, che ora s’appresta a chiedere i danni a chi lo ha contrastato.

Secondo la ricerca coordinata dalla Ercoli, «dall’analisi di 11.699 dati contenuti in articoli di riviste scientifiche accreditate, è emerso che le colture di mais transgenico hanno una resa superiore dal 5,6% al 24,5%, aiutano a ridurre gli insetti dannosi ai raccolti e hanno percentuali inferiori di contaminanti pericolosi negli alimenti, come micotossine (-28,8%) e fumonisine (-30,6%)».