Veicoli elettrici e infrastrutture stradali, quale rapporto e quale futuro?

Il cambio di alimentazione non fa venire meno l’esigenza di nuove infrastrutture viarie.

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Di Paolo Farinati, ex assessore comune di Rovereto

Un recente studio fatto a livello mondiale dalla PWC, PricewaterhouseCoopers, una tra le maggiori società internazionali di consulenza e di studio dei fenomeni sociali ed economici che investono l’umanità, afferma che entro il 2030 il numero di veicoli elettrici in circolazione nei principali mercati automobilistici mondiali, quali Cina, Europa e Stati Uniti, raggiungerà i 164 milioni di unità.

I volumi aumenteranno di oltre 65 volte rispetto alle 2,5 milioni di unità del 2017. Addirittura la Cina, che già oggi è prima al mondo in quanto a diffusione di veicoli elettrici con 1,2 milioni di unità circolanti nel 2017, rafforzerà notevolmente la propria primazia mondiale arrivando nel 2030 a quota 73,7 milioni. Dietro la Cina, seguiranno a grande distanza Europa e Stati Uniti, rispettivamente con 45,4 e 45 milioni di unità circolanti.

L’auto elettrica, in sintesi, vivrà un autentico boom che cambierà l’industria, quella dell’automotive sicuramente, ma non solo. Ed anche il nostro modo di vivere e di spostarci. La presenza di veicoli elettrici aumenterà gradualmente fino al 2020, per poi accelerare considerevolmente a partire dal 2025 su tutto il pianeta.

Quali saranno i fatti concreti che favoriranno la diffusione delle auto elettriche? La spinta verrà dalle sempre più stringenti normative dei governi sulle emissioni, dal miglioramento della rete dei punti di ricarica, dal progressivo calo dei prezzi delle batterie e dalla sempre maggiore efficienza delle stesse. L’auto elettrica sarà sempre più presente nella mobilità del domani. E’ iniziato un processo irreversibile.

Il passaggio ai veicoli elettrici richiederà un grosso sforzo da parte dei nuovi fornitori di infrastrutture di ricarica, dei governi chiamati a esercitare la funzione di regolamentazione, di definizione degli standard e di incentivazione, nonché dell’industria automobilistica, già da oggi impegnata nel migliorare l’autonomia dei veicoli e in generale nello sviluppare auto e batterie dalle prestazioni sempre migliori. Anche il mondo delle forniture e delle subforniture sarà fortemente interessato. In sintesi, dagli autoveicoli elettrici ci si aspetta una nuova virtuosa rivoluzione industriale.

Cambierà pure il nostro modo di agire, di spostarci, di valutare l’impatto di nuove infrastrutture, come ad esempio quelle stradali. Questo perché verrà meno la variabile inquinamento da combustibili fossili e da rumore. Potremmo viaggiare con meno impatto ambientale. Forse recupereremo anche il piacere morale del viaggio in automobile.

Tutto questo mi fa riflettere sui molti “No” sin qui pervenuti alla costruzione di nuove vie di comunicazione via terra. Nella mia piccola Vallagarina, l’idea della tangenziale di Rovereto potrà, forse, avere più possibilità di essere realizzata. E la Loppio – Alto Garda? E la galleria Avio – Malcesine? E che dire dell’autostrada della Valdastico verso il Veneto? Certo, anche i camion avranno potenti motori elettrici, dove le batterie saranno sostituite da pile a combustibile funzionanti ad idrogeno. Quali paure avremo ancora innanzi ad un possibile brevissimo collegamento strategico con la forte economia del NordEst? I tempi di realizzazione di questa autostrada non sono lontani da quelli in cui anche in Italia si viaggerà utilizzando i rivoluzionari motori elettrici.

Abbiamo certamente tempo per pensarci, ma non molto, se vogliamo cogliere queste nuove opportunità di futuro benessere e parimenti di maggior tutela ambientale.

Come sempre, è questione di umiltà, di lungimiranza e di coraggio.