Politica e trasporto: necessario svecchiare il parco mezzi e valorizzare l’impresa nazionale

Età media dei camion circolanti in Italia è di 11,3 anni (ancora più vecchi sono quelli stranieri) e serviranno 11 anni per il suo completo rinnovo. Necessario formare anche nuovi autisti. 

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autostrade del NordEst tratta del brennero trasporto sostenibile

Politica e trasporto: il settore del trasporto su gomma svolge un ruolo di primaria importanza in Italia, basti pensare che i dati Eurostat evidenziano che nel Paese l’86,5% della merce viaggia su gomma (76,4% in Europa). Ciò significa che, nonostante non tutti ne abbiano piena consapevolezza, si tratta del settore che riveste un’importanza strategica ed ha un impatto determinante sull’intero sistema economico italiano.

È evidente anche che il trasporto riveste un’importanza strategica, e non dovrebbe quindi essere affidato in larga maggioranza ad imprese estere, così come le aziende di trasporto italiane non dovrebbero essere messe nelle condizioni di delocalizzare all’estero la propria attività per sfuggire all’eccessiva pressione fiscale italiana e a costi di gestione insostenibili.

Le case costruttrici di veicoli industriali hanno investito ingenti somme nello sviluppo tecnologico del prodotto, tanto da essere oggi in grado di offrire sul mercato veicoli che non solo rispondono alle più avanzate norme sull’inquinamento e sulla sicurezza ma già prefigurano un futuro ormai prossimo, nel quale si dovrà dare attenzione prioritaria alla sostenibilità economica ed ambientale come condizione indispensabile per rendere competitive le imprese italiane.

Ad oggi, però, questo sforzo tecnologico non è sfruttato a dovere, poiché il parco circolante italiano risulta essere tra i più datati d’Europa: i veicoli di portata maggiore o uguale alle 16t hanno un’età media di 11,3 anni, con il trend attuale saranno necessari 11 anni per sostituirli tutti. Questo comporta conseguenze negative sia in termini di sostenibilità che di sicurezza dovuta alla diffusione dei dispositivi oggi di serie su tutti i nuovi mezzi. Solo il 4,2% del parco circolante è dotato dei più avanzati sistemi di sicurezza obbligatori da novembre 2015. In particolare l’AEBS (dispositivo avanzato di frenata di emergenza) e LDW (sistema di avviso di deviazione dalla corsia).

Il trasporto è un settore chiave anche sul fronte dell’occupazione: secondo una stima nei prossimi 5 anni l’Italia avrà bisogno di 20.000 autisti, 180.000 l’Europa. In questo scenario l’UNRAE (l’Associazione delle Case automobilistiche estere in Italia), con il Comitato Centrale dell’Albo degli Autotrasportatori ha sottoscritto, insieme ai rappresentanti di altre sedici organizzazioni del settore, un protocollo d’intesa per promuovere e valorizzare la professione di conducente di veicoli per il trasporto di merci, con l’intenzione di far recuperare competitività all’autotrasporto italiano e nel contempo di offrire ai giovani concrete possibilità di acquisire i titoli necessari per praticare la professione di autista. L’Albo ha stanziato per il Progetto 4 milioni di euro, destinati a dotare i giovani interessati degli attestati professionali (patente C e CQC).

Il mondo del trasporto pesante si trova ad affrontare un momento fondamentale nel passaggio verso un trasporto maggiormente sostenibile e sicuro: in questo scenario digitalizzazione e connettività giocheranno un ruolo chiave nel far sì che questo cambiamento diventi realtà. Un esempio su tutti lo sviluppo di “smart road”, un progetto estremamente innovativo al quale stiamo lavorando e che ci auguriamo possa presto vedere la luce in un Paese che dimostra così la propria voglia di innovare per crescere, in uno scenario europeo estremamente competitivo.

L’autotrasporto deve essere un tema di massima priorità per i decisori politici, i quali hanno il compito e la responsabilità di mettere in atto una politica che garantisca lo sviluppo efficiente, sicuro e sostenibile del sistema di trasporto in Italia. È necessario definire al più presto una politica industriale e sociale del settore che riporti alle aziende italiane una quota importante del trasporto internazionale e un piano di sviluppo che comporti l’uso integrato delle diverse soluzioni di logistica come l’unica possibile risposta alla domanda di sostenibilità complessiva del sistema.