Crollo del ponte Morandi a Genova: interviene Conftrasporto

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crollo del ponte morandi

Il crollo del ponte Morandi a Genova ha fatto scattare l’allarme generalizzato sullo stato delle opere infrastrutturali italiane. «Ora il tema delle infrastrutture balza in primo piano. Ora. Non prima». Dopo l’immane tragedia di Genova, il vicepresidente di Confcommercio e Conftrasporto, Paolo Uggè, punta il dito contro il silenzio della politica, e di certa stampa, sugli allarmi lanciati a più riprese dalla Confederazione sulla disconnessione italiana e sui rischi legati alla sicurezza di opere obsolete, alla mancata realizzazione di nuove infrastrutture, presenti solo sulla carta, all’interpretazione di una norma nata per limitare ai soli pezzi indivisibili il trasporto eccezionale e resa “elastica” al punto da consentire ai Tir di viaggiare a un peso di 108 tonnellate anche con carichi divisibili.

Uggè invoca, su quest’ultima questione, un decreto che cancelli l’interpretazione elastica della norma sugli eccezionali. «Dato che, come riportano molti quotidiani, il 60% dei ponti gestiti da Anas in Italia è a rischio, perché il ministro Toninelli non propone la modifica con un provvedimento d’urgenza dell’articolo 10 del Codice della Strada, che prevede che il carico di un trasporto eccezionale debba essere indivisibile? – chiede il vicepresidente di Conftrasporto -. Non costa nulla, ma può eliminare un elemento di rischio. Finché si fanno chiacchiere va tutto bene, ma agire è forse un po’ più complesso».

«Riguardo poi a talune affermazioni rilasciate da alti esponenti del Governo sulla revoca delle concessioni autostradali, consiglio di meditare su quanto l’ex ministro e magistrato Di Pietro ha dichiarato in questi giorni (“E’ vero che potrebbe esserci una responsabilità da parte di Autostrade sull’omessa manutenzione e sull’omesso ripristino. Ma è anche vero che c’è un omesso controllo da parte del ministero delle Infrastrutture”). Quando la casa brucia, tutti concorrono con secchi d’acqua; nella vicenda di Genova mi pare ci sia qualcuno che porta taniche di benzina – continua Uggè -. Credo che solo recuperando la necessaria competenza, il ruolo dello Stato e il senso della misura, anche da chi fa informazione, potremo aiutare il nostro Paese a diventare europeo. Il resto è demagogia e propaganda. Come (anche) quella sull’autotrasporto, con chi parla di una “furiosa” espansione di questa modalità (come ho letto in un editoriale dei giorni scorsi in uno dei maggiori quotidiani nazionali). Come se esistessero alternative modali non percorse per capriccio, cattiva volontà o interesse – dichiara Uggè -. Casomai è l’assenza di una politica di sistema che sappia dare le adeguate risposte alle esigenze del nuovo modo di produrre, passato dagli stock ai flussi, che induce a scegliere la modalità stradale rispetto ad altre. Se i porti non sono permeabili e se le ferrovie non garantiscono la necessaria funzionalità, la merce sceglie il mezzo più efficace ed efficiente».