Pedaggi autostradali, il disvelamento delle concessioni evidenzia il caro tariffe

Scaricati sugli ignari utenti margini di guadagno decisamente abnormi, per di più in una condizione di monopolio. Baumgartner (Confindustria Anita) e Uggè (Conftrasporto Confcommercio): «ridurre da subito i pedaggi per consentire la maggiore competitività internazionale del sistema Italia». 

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La pubblicazione delle concessioni autostradali relative al gruppo Atlantia, Gavio e Toto, ovvero i tre maggiori protagonisti privati del fantasmagorico affare dei pedaggi autostradali in Italia, rimaste secretate per un ventennio, ha portato alla luce un quadro di privilegi economici assurdi relativi ad un servizio reso in condizioni di monopolio di fatto. Un monopolio che ha pesato sulle tariffe finali di pedaggio, imponendo un balzello ad imprese e privati cittadini di gran lunga maggiore a quello dei relativi costi di gestione dell’infrastrutture, calcolando le manutenzioni, gli ammortamenti per gli investimenti e anche il servizio per il debito.

Mentre si parla di rinazionalizzazione delle infrastrutture autostradali fatte negli anni dei governi Prodi eD’Alema dopo il disastro di Genova, c’è chi si è preso la briga di calcolare quanto dovrebbe essere il pedaggio “giusto”, computando il valore degli investimenti fatti dai concessionari, le manutenzioni e il servizio effettivamente reso agli utenti, oltre che il servizio del debito. Tutti e tre i concessionari privati hanno acquistato le infrastrutture privatizzate dallo Stato con i soldi anticipati dalle banche, di fatto acquisendo un bene pubblico con i soldi degli utilizzatori del servizio tramite la riscossione di grassi pedaggi. Pedaggi autostradali che sarebbero in media del 50% sopravvalutati.

Una condizione che pesa sulla competitività del sistema Paese, visto che oltre l’80% delle merci trasportate all’interno e verso l’export viaggia a bordo di Tir, generando extracosti industrialmente ingiustificati se non per arricchire senza sforzo alcuno i “padroni” dei nastri d’asfalto. Thomas Baumgartner (presidente di Anita Confindustria) e Paolo Uggé (presidente di Conftrasporto Confcommercio) sono netti: «se questi extracosti sono fondati, tocca al Governo agire d’imperio e riportare la situazione ad un livello equo, ad un costo del servizio che sia parametrato a quanto i gestori erogano».

Uggè e Baumgartner sono concordi nel sostenere che «non ci può essere un comparto dei servizi pubblici come le autostrade che lucrano margini di profitto industriale del 10% circa senza alcun rischio e in condizioni di monopolio. Si vedrà se il governo in carica avrà la forza e la voglia di andare fino in fondo, imponendo al sistema autostradale un più corretto rapporto tra ricavi ed investimenti e tra ricavi e costo per l’utenza. L’Italia è uno dei pochi paesi al mondo in cui si paga il pedaggio, mentre altrove le autostrade o sono gratis o si paga un basso importo forfettario annuale».

Guarda caso, i paesi laddove l’autostrada è gratis o costa decisamente meno dell’Italia la crescita economica è decisamente superiore a quella del Belpaese, per giunta avviata verso un ulteriore calo che non prelude a nulla di buono.