Romania, una scelta strategica per gli investimenti delle aziende italiane

Seminario a Bologna di Unioncamere con la partecipazione dell’ambasciatore romeno George Bolgan. Nel Paese già presenti 47.000 imprese italiane. Imposta sul reddito delle imprese al 16%. 

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La Romania, all’incrocio di tre grandi mercati come sono l’Unione Europea, la CSI (Comunità degli Stati Indipendenti) e il Medio Oriente, si propone come partner strategico dell’Italia.

Dai primi anni ’90 e dall’ingresso nell’UE della Romania, a inizio 2007, il rapporto tra i due Paesi si è molto sviluppato. L’interscambio commerciale è arrivato a quota 14,6 miliardi nel 2017; le imprese italiane presenti in Romania sono quasi 47.000 di cui circa 24.000 attive. I romeni sono una comunità estera tra le più numerose in Italia, ben 1.200.000 residenti.

Numeri che danno l’idea «di una dualità di rapporti e di importanti prospettive di crescita» come ha affermato George Bologan, ambasciatore della Romania in Italia in occasione del convegno su opportunità di investimenti e strumenti di finanza agevolata che si è svolto a Bologna organizzato dalla Camera di commercio Italo Romena, dal Consolato generale di Romania a Bologna e daUnioncamere Emilia Romagna, nella cui sede si è svolto con una folta partecipazione di imprenditori regionali.

L’ambasciatore Bologan, ha anticipato la prossima firma di un protocollo tra i ministeri di Agricoltura e Turismo dei due Paesi per sviluppare la collaborazione in ambito agricolo e turistico.

Il rapporto tra Emilia Romagna e Romania è particolarmente attivo. Numerose le imprese regionali che hanno investito e aperto sedi nel paese dell’Est e la relazione è agevolata anche da voli diretti dall’aeroporto di Bologna.

«Il valore dell’interscambio commerciale – ha ricordato il segretario generale di Unioncamere Emilia Romagna, Claudio Pasini – ha superato i 2 miliardi di euro nel 2017. La quota di export è di 909 milioni, mentre l’import ha toccato quota 1.120 milioni».

La crescita dell’export è vivace da entrambe le direzioni (+6,3% per l’Emilia Romagna, +19,7% per la Romania). L’Emilia Romagna esporta soprattutto meccanica: quasi il 40% tra metalli e prodotti in metallo, macchinari e impianti. Molto forte il peso della moda che arriva al 20%. Le importazioni in Emilia Romagna sono state costituite soprattutto da mezzi di trasporto (22%), prodotti tessili (20%), alimentare (12%) ed apparecchi elettrici (11%).

«Al di là dell’aspetto commerciale – ha evidenziato il Console generale di Romania in Bologna, Daniela Maria Dobre – c’è una profondità di relazioni che non deriva solo da comuni radici latine, ma anche da una forte similitudine nel modo di vivere e da rapporti che risalgono a più di 100 anni».

La Romania, che dal 1 gennaio 2019 sarà chiamata, per la prima volta, al semestre di presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, sta vivendo un periodo di crescita: il Pil è cresciuto del 6,9% nel 2017, il più alto dell’Ue. La disoccupazione è al 4,8%, il tasso d’inflazione al 2,5%. Stanno migliorando le condizioni strutturali: è al secondo posto II posto nell’UE per la velocità di connessione internet, bassi prezzi di gas (quarto posto nell’Ue) ed elettricità (sesto). La Romania ha registrato la più grande crescita di IDE (investimenti diretti esteri) per nuovi progetti nel 2017 rispetto al 2016 (40%). Notevoli prospettive sono offerte dai bandi legati ai fondi strutturali europei.

Numeri che, secondo Walter D’Alessandro, presidente della Camera di commercio Italo Romena danno l’idea di un «Paese in crescita che attrae investitori anche grazie a una serie di fattori. Sale la domanda interna, la produzione industriale nel primo semestre 2018 è aumentata del 5,7% rispetto al 2017, ci sono incentivi fiscali se si pensa che è al 16% l’imposta sul reddito  delle società (e il Governo intende abbassarla al 14% nel 2019). Inoltre c’è un alto livello di scolarizzazione con una quota del 19,2% dei lavoratori laureati di cui il 21% in ingegneria e il 70% della popolazione parla inglese, una forza lavoro competitiva. E’ necessario però capire che l’internazionalizzazione non deve ricondursi a una delocalizzazione, ma a investire per soddisfare anche la domanda interna».

L’ingegner Victor Dahnovici ha portato una testimonianza sull’esperienza di SMC, azienda italiana in Romania, a conclusione del convegno a chi sono seguiti incontri di approfondimento individuali tra rappresentanti di imprese emiliano romagnole e istituzioni romene.

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