Assindustria Venetocentro: metalmeccanica in rallentamento

Nel terzo trimestre attività positiva ma in rallentamento. Primi nove mesi +2,1% dal +3,6 nel 2017. Deludono ordini e domanda estera. Almeno un terzo delle imprese non rinnoverà i contratti a termine in scadenza. Diminuiscono la fiducia e gli impieghi. Crescita frenata da incertezze, interne ed esterne. 

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Federmeccanica

L’industria metalmeccanica in rallentamento anche se si conferma punta del cluster manifatturiero Padova Treviso. Ma nel confronto con il 2017, secondo l’indagine sulla congiuntura dell’industria metalmeccanica realizzata da Assindustria Venetocentro in collaborazione con Fondazione NordEst su un campione di 243 aziende delle province di Padova e Treviso, la crescita si assottiglia. E l’orizzonte è in decelerazione. Risultato inevitabile, alla luce dei segnali di rallentamento accumulati negli ultimi mesi, compresa la frenata tedesca, primo mercato e partner industriale.

Nel terzo trimestre 2018 la produzione aumenta su base annua del 2,6% (dal 3,1%). Ma nella media dei primi nove mesi la variazione del 2,1% è in discesa rispetto alla media 2017 (+3,6%). Deludono tra luglio e settembre le vendite all’estero della filiera metalmeccanica (macchinari e attrezzature, metallurgia e prodotti in metallo), in frenata al +2% dal +5,3 nel secondo trimestre, appesantite dal brusco ridimensionamento nei mercati extra-Ue (+0,9%). Più toniche le vendite in Europa (+2,7%).

Si assottiglia il contributo della domanda interna (+3,9% dal +6,1), condizionata dal calo degli ordini interni di macchine e tecnologie per l’annunciato taglio agli incentivi Industria 4.0. La variazione degli ordinativi scende al +2,2% (dal +5,6%) e si assesta al +3,9% in gennaio-settembre, in netto calo rispetto allo stesso periodo 2017 (+7,3%) preannunciando un nuovo rallentamento nel breve termine.

Ritmo più lento per l’occupazione, pari al +1,7% (stessa variazione nei primi nove mesi). Le nuove e più stringenti regole sui rapporti di lavoro in vigore dal 1 novembre (Decreto Dignità) e il peggioramento del contesto economico, è la stima di Assindustria Venetocentro, fanno sì che almeno un terzo delle imprese non rinnoverà, alla data di scadenza, i contratti a tempo determinato in essere.

Peggiora il clima di fiducia degli imprenditori metalmeccanici a fronte di rischi al ribasso per l’economia, legati all’incertezza sul fronte politico interno e al deterioramento delle condizioni esterne (protezionismo, rallentamento principali partner commerciali, tensioni in Europa). Il 29,4% prevede un aumento della produzione nei prossimi sei mesi (era il 42,6% nel primo trimestre), il 17,8% una contrazione. Peggiorano le attese sugli ordini interni, in calo per il 24,4%, in aumento per il 17,7. In frenata anche le attese sugli ordini esteri, in aumento per il 30,1% (45,5% nel primo trimestre), giù per il 17,7%. Per la prima volta da parecchi trimestri, la quota di chi diminuirà gli investimenti (24,4%) supera quella di chi li prevede in aumento (23,0%), il 52,6% dichiara stazionarietà, forse in attesa che si chiariscano definitivamente misure e contenuti della Legge di bilancio 2019.

«La metalmeccanica è il motore manifatturiero ma stiamo vivendo un momento di rallentamento e di incertezza, che pesa sulle prospettive future – dichiara Mario Ravagnan, vicepresidente di Assindustria Venetocentro e presidente del Gruppo Metalmeccanico per Padova -. L’assenza o marginalità di misure per ridurre il cuneo fiscale e favorire la dinamica salari-produttività, il rinvio dei bandi Tav e ora la nuova ecotassa sull’acquisto di auto, penalizzante per un settore già in grave contrazione, sono scelte suicide per il Paese con il rischio oggettivo di risultati opposti rispetto agli obiettivi di crescita dichiarati. La malaugurata approvazione di quest’ultimo provvedimento sarebbe un’ulteriore dimostrazione che questo Governo non possiede una visione di politica industriale e tantomeno gli strumenti necessari al rilancio della crescita e al supporto di grandi filiere manifatturiere, come quella dell’auto e della componentistica, che rappresenta una parte importante dell’economia italiana e veneta. Chiediamo al Governo un bagno di realismo e di responsabilità nell’interesse del Paese e di invertire nei fatti la rotta su questi e su altri capitoli come Industria 4.0 e il Decreto lavoro per scongiurare uno scenario di nuova recessione».

L’industria metalmeccanica, con oltre 100.000 imprese, rappresenta l’8% del Pil nazionale, quasi il 50% dell’export e oltre 1,6 milioni di addetti. Tra Treviso e Padova in particolare, opera un distretto metalmeccanico aggregato con 9.914 imprese (41,2% del comparto in Veneto) e oltre 95.600 addetti (40,2% del totale). Un volume di esportazioni di oltre 10,7 miliardi nel 2017 (+6,7%), il 40,4% del totale regionale. Uno dei primi poli meccanici e meccatronici in Italia, cuore del nuovo “triangolo industriale”, impegnato nella trasformazione 4.0, in cui le politiche del Governo, è questo l’auspicio, potranno misurarsi con la vita reale delle imprese.

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