Rapporto Mediobanca: la crisi dell’editoria non è finita

In 5 anni ricavi scesi del 20% e diffusione cartacea dei quotidiani del 40%. Persi oltre un quinto dei posti di lavoro, pari a 3.301 dipendenti. A partire dal 2017, però, il taglio dei costi ha permesso ai margini industriali di tornare positivi. Rcs supera Mondadori e diventa il primo gruppo editoriale italiano. 

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Bilancio INPGI

La crisi dell’editoria italiana non è ancora finita, ma le azioni di ristrutturazione poste in essere dai principali gruppi iniziano a dare risultati, con un miglioramento della marginalità industriale e della redditività, anche grazie a un’incisiva azioni di taglio dei costi. Lo rivela il Focus di R&S Mediobanca sull’editoria, che analizza l’andamento dei primi otto gruppi italiani tra il 2013 e il 2017, con un’appendice dedicata ai primi 9 mesi del 2018.

Il quinquennio 2013-2017 evidenzia un giro d’affari sceso a 3,5 miliardi di euro (-20,2% sul 2013 e -6% sul 2016), un crollo del 40,5%della diffusione cartacea dei quotidiani, il taglio di 3.301 dipendenti, pari a oltre un quinto della forza lavoro (-21,7%) e perdite complessive per 1,2 miliardi di euro, frutto anche di pesanti svalutazioni. Deludono i risultati in Borsa, solo +3% a fronte del +24,8% delle società industriali.

Nel 2017, però, i risultati netti sono migliorati, con perdite più che dimezzate sul 2016, grazie anche alle azioni di taglio dei costi che hanno permesso ai margini industriali di migliorare dal -5,7% del 2013 al 4,1% del 2017, con un ulteriore progresso al 5,3% al 30 settembre 2018. E questo nonostante le vendite dei giornali in Italia continuino a diminuire, con le copie digitali che non riescono a compensare l’emorragia di quelle cartacee. Negli anni 2013-2017, evidenzia l’indagine di Mediobanca sulla crisi dell’editoria, le copie cartacee dei quotidiani sono scese da 3,7 a 2,2 milioni al giorno. Considerate le 335.000 copie digitali, pari al 13% del totale, nel 2017 la diffusione totale si è attestata poco sopra i 2,5 milioni di copie.

Il calo delle vendite in Italia mostra comunque qualche segno di rallentamento, con il -6,3% dei primi nove mesi del 2018 che si confronta con il -15,4% del 2017, e si confronta con una stabilità della diffusione cartacea a livello mondiale (-0,1% nel 2017 e -0,4% dal 2013), grazie alla spinta dell’Asia che compensa i cali nei mercati più maturi.

In Europa anche Germania, Gran Bretagna e Spagna vedono flettere la diffusione dei principali quotidiani, mentre fa eccezione la Francia, dove Le Figaro e Le Monde hanno aumentato le vendite. Quanto ai prezzi i giornali italiani restano mediamente meno cari di quelli europei.

Nei primi nove del 2018 tutti i primi 10 quotidiani italiani segnano il passo. La testata più diffusa è il Corriere della Sera (221.000 copie al giorno nei primi nove mesi, -3,9% sullo stesso periodo del 2017), davanti a Repubblica (-12,8%, a quota 171.000 copie) e la Stampa(-8,8%, a 134.000 copie).

Rcs supera Mondadori e diventa il primo gruppo editoriale italiano, con Gedi che si conferma al terzo posto e Il Sole 24 Ore al quarto. Nei primi nove mesi del 2018 il gruppo che edita il Corriere della Sera ha realizzato ricavi per 713 milioni di euro, a fronte dei 658 milioni del gruppo di Segrate, che sconta la progressiva uscita dal settore periodici, con la vendita della divisione francese che nel 2017 ha fatturato 300 milioni di euro. Gedi ha avuto un giro d’affari di 470 milioni mentre il Sole di 150 milioni.

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