Ecobonus autoveicoli un pateracchio concepito male e nato peggio

La maggiore tassazione sui veicoli anche non di lusso con motore termico danneggerà pesantemente il mercato che è già in sofferenza e con esso la filiera italiana dell’automotive che vale un 20% della manifattura nazionale. 

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Il grullismo (non è un refuso: indica solo la degenerazione del grillismo al potere in modo del tutto sgarruppato) con l’ecobonus autoveicoli rischia di fare danni epocali all’automotive italiano, già penalizzato di suo da una congiuntura economica che rallenta le vendite e, conseguentemente il rinnovamento del parco veicoli circolante, che per un buon 30% del totale è vetusto ed ambientalmente antiquato.

Dopo il lancio con altrettanto rapido ritiro della proposta che avrebbe colpito con nuove tasse anche utilitarie del popolo come la Fiat Panda, ecco il grullismo al potere fare un’altra sbandata forse ancora peggiore di quella precedente. La nuova formulazione del provvedimento che ha già sollevato la protesta delle associazioni di categoria (Anfia, Unrae e Federauto) lasciaindenne le utilitariepiù piccole, le classiche vetture da città o poco più, per andare nuovamente a colpire le auto da famiglia del popolo che da quel lusso e status simbol a quattro ruote così tanto inviso ai pentastellati di ogni latitudine sono lontane anni luce.

Una gabella (leggasi nuova tassa, cari Di Maio e Salvini) da 1.100 euro (il livello di entrata previsto dalla nuova versione del provvedimento) colpirebbe veicoli come la Giulietta dell’Alfa Romeo, oppure la Dacia Duster e Dokker, la Fiat Tipo e Doblò, la Ford Focus e, orrore, la Suv Kuga, oppure la Opel Corsa e Mokka o, ancora le Renault Megane, la Toyota Yaris e pure la mitica Golf. Tutte auto nella fascia tra 15.000 e 25.000 euro, il tipico acquisto delle famiglie italiane e di molti single che potrebbero anche dover pagare molto di più se dei modelli citati dovessero scegliere le versioni più sportive (e potenti). Per molte di queste, la nuova sovrattassaall’atto dell’acquisto graverebbe anche per l’8% del prezzo. Una vero e proprio superbollo per quel popolo che il governo Lega Cinque stelle aveva promesso cambiamenti e niente nuove tasse.

Secondo Anfia, Unrae e Federauto «l’impatto della misura considerata dimostra, inoltre, che il malus è di gran lunga superiore rispetto alla necessità di copertura del “bonus”. Una misura così strutturata, appare pertanto socialmente iniqua, poiché richiede ad un’ampia fascia di cittadini un importante sforzo economico per finanziare l’acquisto di pochi veicoli».

E tornando agli importi a salire del balzello, detto del livello di entrata da 1.100 euro che colpisce i veicoli con emissione di CO2 nella fascia tra 161-175 grammi/km, cosa succede alle altre categorie? La fascia tra 176-200 g/km è tassata con 1.600 euro; quella tra 201-250 g/km ben 2.000 euro che salgono a 2.500 per gli “untori del popolo” che emettono più di 250 g/km di CO2. Paradossalmente, rientrerebbero nella prima fascia di tassazione vetture di lusso come il grosso Suv Audi Q7 o la berlina BMW 740d, roba che spesso supera la soglia dei 100.000 euro attingendo a qualche accessorio extra della lunghissima lista degli optional a pagamento.

Detto del malus, ecco cosa è previsto per il bonus. L’incentivo sarà limitato ai veicoli con emissioni di anidride carbonica fino a 70 g/kme prezzi di listino inferiore a 45.000 euro Iva esclusa (54.900 euro Iva compresa). E aumenterà se l’acquisto di un’auto a basse emissioni sarà accompagnato dalla rottamazione di un’auto Euro 0, 1, 2, 3, 4. Senza rottamazione, il bonus sarà di 4.000 euro per auto con emissioni di CO2 comprese tra 0 e 20 g/km e scenderà a 1.500 euro se le emissioni saranno comprese tra 21 e 70 g/km, valore tipico di tanti veicoli ibridi di ultima generazione. Con la rottamazione, invece, il bonus salirà, rispettivamente, a 2.500 e 6.000 euro con un limite complessivo di 60 milioni di euro per il 2019 e di 70 milioni per gli anni 2020 e 2021. Come nelle precedenti iniziative di rottamazione, l’auto da togliere dalla circolazione dovrà essere intestata alla persona che acquista la macchina nuova o a un suo familiare convivente. E il bonus sarà corrisposto, sotto forma di riduzione del prezzo di acquisto, dal venditore che sarà rimborsato dalla Casa che, a sua volta, lo recupererà sotto forma di credito d’imposta.

Più complicato e cervellotico il meccanismo del “malus”, che dovrà essere saldato “una tantum” all’atto dell’immatricolazione con modello F24.

Salvini ha un’occasione formidabile per raddrizzare la barca del governo su cui è seduto prima che il grullismo le faccia imbarcare troppa acqua facendola affondare. In un sussulto di onestà intellettuale (aveva o no promesso solo poche ore fa che sull’automobile, già ampiamente vessata dal fisco, non ci sarebbero state nuove tasse? E, già che ci siamo, Salvini dov’è finito il promesso taglio delle accise sui carburanti?) provveda a cancellare il “malus” e quanto al “bonus” se tanto lo desiderano i pentastellati prendano le risorse dal famigerato reddito di cittadinanza, altro aborto sociale, politico ed istituzionale del governo pentaleghista.

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