Dalla legge di Bilancio 2019 scompare la tassa sullo zucchero

Marcia indietro controproducente per la salute. Slow Food: «tassare i produttori di bevande zuccherate sarebbe stato un bene». 

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tassa sullo zucchero

Tra le tante novità della legge di Bilancio 2019 ce n’è una che dal punto di vita salutistico fa fare un passo indietro: l’abolizione della tassa sulle bevande contenenti zucchero che avrebbe potuto dare un contributo ad una salute migliore, specie tra gli adolescenti.

Slow Food commenta negativamente la scomparsa del provvedimento, ma non si dà per vita rilanciando «sull’educazione alimentare e sensoriale per abituare il palato dei bambini ai gusti naturalmente dolci. Inserire nei programmi scolastici percorsi che permettano ai più piccoli di riconoscere i sapori autentici degli alimenti, fare pratica con la stagionalità dei prodotti, imparare a definirne la qualità. Ed è possibile farlo a partire da un sistema di mense scolastiche i cui capitolati d’appalto non guardino solo alle questioni economiche ma anche ai concetti di sostenibilità e rapporto con il territorio, oltre che privilegiare produzioni locali da piccole aziende agricole e artigiane».

Il Comitato esecutivo di Slow Food Italia ha rivolto questa proposta al ministro della Salute e al ministro dell’Istruzione. «Solo così possiamo intervenire alla radice per frenare il dilagare dei casi di sovrappeso e obesità infantile. La “sugar tax”, inizialmente inserita nella prossima legge di bilancio e a oggi scomparsa tra i provvedimenti in discussione, avrebbe potuto essere un tentativo di approccio alla questione, anche se non risolutivo. In ogni caso, qualsiasi intervento messo in campo deve far parte di un progetto più ampio e articolato che ha nell’educazione il suo cardine».

Tassare i produttori di bevande zuccherate nell’intento del legislatore avrebbe dovuto portare a una riduzione del quantitativo di zucchero contenuto nelle stesse e a una nuova entrata per le casse dello Stato. Ma gli zuccheri non sono la sola sostanza da mettere all’indice, soprattutto nel caso in cui vengano sostituiti con altre sostanze: «per noi quello degli edulcoranti, che siano naturali o artificiali è un altro nodo imprescindibile. Per queste sostanze sono stabilite quantità giornaliere massime e, nel caso dei dolcificanti artificiali, il consumo è addirittura sconsigliato alle donne in gravidanza e ai minori di 12 anni – aggiunge Giuseppe Orefice, del Comitato esecutivo di Slow Food Italia -. Non entriamo nel merito dello strumento, ma evidenziamo da un lato la necessità di intervenire per offrire cibi sani, con meno zuccheri aggiunti, chimica e grassi, specialmente ai bambini. E dall’altro la necessità che il sistema scolastico investa in educazione e nelle mense».

Provvedimenti dello stesso tenore della “sugar tax” sono già applicati in altri Paesi tra cui Messico, Irlanda, Francia e Gran Bretagna, dove, ad esempio, già prima dell’entrata in vigore della legge (aprile 2018) oltre il 50% dei produttori aveva modificato la ricetta, determinando una riduzione dello zucchero pari a circa 45 milioni di chili l’anno. Un’occasione persa dall’Italia.

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