Industria Emilia Romagna in affanno nel III trimestre 2018

Con un ulteriore sensibile rallentamento, il volume della produzione è aumentato dell’1,4% rispetto al +2,4% del trimestre precedente. Bene la meccanica, elettrico e dei mezzi di trasporto; male la moda. 

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Secondo quanto risulta dall’indagine congiunturale sull’industria realizzata da Unioncamere Emilia Romagna nell’ambito della collaborazione con Confindustria Emilia Romagna e Intesa Sanpaolo, il terzo trimestre del 2018 evidenza una consistente frenata della manifattura.

La produzione dell’industria in senso stretto dell’Emilia Romagna è aumentata dell’1,4% rispetto all’analogo periodo del 2017, con un ulteriore sensibile rallentamento rispetto al risultato del trimestre precedente (+2,4%). Il fatturato a valori correnti è aumentatodell’1,4%. Il fatturato estero traina ancora la crescita (+1,7%), ma ha subìto un rallentamento più marcato rispetto al valore complessivo delle vendite. La prospettiva non appare incoraggiante considerato il forte rallentamento del risultato del processo di acquisizione degli ordini (+0,5%) e ancora più di quello degli ordini esteri (quasi invariati).

Il ritmo di crescita è da attribuire all’ampio aggregato delle industrie meccaniche, elettriche e dei mezzi di trasporto (+2,4%). È buonala crescita dell’industria del legno e del mobile (+2,2%) e dell’aggregato delle altre industrie manifatturiere (+1,6%). Si conferma la tendenza negativa delle industrie della moda (-1,1%). Tutti gli altri settori considerati hanno registrato un aumento della produzione, ma ampiamente inferiore alla media dell’industria regionale.

Nonostante un rallentamento generalizzato della crescita, l’espansione prosegue per le medio-grandi e le piccole imprese, mentre la tendenza diviene negativa per le imprese minori. In particolare, la produzione è scesa dello 0,3% per le imprese minori, mentre cresce, seppur ridotta all’1,7%, per le piccole imprese e all’1,8% per le imprese medio-grandi.

Secondo i dati Istat sul mercato del lavoro, nella media dei primi nove mesi del 2018, l’occupazione nell’industria in senso stretto regionale è salita a 534.000 unità, con una ripresa del 5,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ovvero con un aumento pari a quasi 27.000 occupati. L’andamento inverte quello negativo del complesso del 2017 (-2,6%) e accentua la tendenza rispetto sia al leggero incremento dell’occupazione complessiva regionale (+1,4%), sia al più forte aumento dell’occupazione industriale a livello nazionale (+2,3%).

I dipendenti sono risultati pari a quasi 491.000 unità, in aumento di oltre 27.000 unità (+5,8%). L’incremento è stato decisamente più contenuto per gli indipendenti (+1,4%) che sono risultati poco più di 43.000, con un guadagno di solo poco più di 600 unità.

Le imprese attive, che costituiscono l’effettiva base imprenditoriale dell’industria in senso stretto, a fine settembre 2019, risultavano 45.065 (pari all’11,1% delle imprese attive della regione), con una diminuzione corrispondente a 203 aziende (-0,4%), rispetto allo stesso mese dello scorso anno, la più contenuta dal 2011. Nello stesso intervallo di tempo, le imprese attive nell’industria in senso stretto in Italia hanno subito una riduzione leggermente più ampia (-0,8%).

Le imprese attive nella sola manifattura sono 43.474, pari al 10,7% del totale e risultano in calo dello 0,5% negli ultimi dodici mesi. A livello settoriale, la tendenza alla diminuzione delle imprese attive è risultata dominante. Sono aumentate solo le imprese non manifatturiere, più rapidamente, e quelle attive nella metallurgia e nelle lavorazioni metalliche, ma solo in minima misura.

È stata rapida la riduzione per le imprese del “legno e del mobile” e per quelle della ceramica, del vetro e dei materiali per l’edilizia, mentre è stata più ampia le attive nelle industrie della moda. Al contrario la flessione è risultata minima nell’industria alimentare e per l’ampio raggruppamento della “meccanica, elettricità ed elettronica e dei mezzi di trasporto”.

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