La Fiera del Trentino all’ex Montecatini di Mori

La provincia di Trento abbia il coraggio di guardare al futuro. La destinazione servirebbe per recuperare ad un utilizzo significativo e strategico un complesso di proprietà pubblica abbandonato da anni e a dare, vista l’estrema vicinanza dell’Autobrennero, un migliore e più funzionale sistema logistico all’intero polo espositivo del Trentino. Di Paolo Farinati, già assessore allo sviluppo economico del comune di Rovereto

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fiera del trentino
I capannoni abbandonati dell'ex Montecatini di Mori.

Mi permetto una breve riflessione su un tema che, da già pubblico amministratore prima e ora da semplice cittadino, mi ha più volte interessato. In Trentino si parla da molti anni, e si sono pure investite significative risorse, sull’istituzione di un Ente Fiera del Trentino. Pensiamo alla prima e ancora attuale candidatura in tal senso di Riva del Garda. Come pure ai terreni dell’ex Italcementi nel quartiere di Piedicastello a Trento, tornati in questi giorni al centro del dibattito politico e urbanistico del capoluogo. Entrambe le ipotesi portano certamente aspetti favorevoli, come pure altri non del tutto convincenti.

L’Alto Garda gode di infrastrutture alberghiere idonee non solo all’importante lunga stagione turistica, ma pure per permettere iniziative congressuali e fieristiche sul proprio territorio. Aspetto negativo è indiscutibilmente l’accessibilità, attualmente consentita solo da una viabilità, che se ulteriormente caricata periodicamente anche dal traffico proprio di eventi espositivi, va incontro a inevitabili problemi di congestionamento nel tratto Riva del Garda – casello autostradale di Rovereto Sud dell’A22. Ciononostante, è imminente l’acquisto per 30 milioni di Euro di denaro pubblico provinciale dell’area “Baltera”, zona attualmente di capannoni e ubicata non certo in un punto ideale per un polo fieristico per i motivi in parte già espressi. Arrivo persino a scrivere che se Alto Garda deve essere, si inizi a studiare un collocamento per la discussa area “ex Cattoi” ad esempio, ampia e favorita anche dalla vicinanza del Palacongressi di Riva del Garda per realizzare un insieme espositivo congressuale realmente integrato e, già che ci siamo, pure dotato della possibilità di un affacciodiretto sul lago utile anche per promuovere manifestazioni nautiche oggi non previste dal calendario fieristico.

Anche Trento, quale capoluogo, è stata capace di proporre importanti fiere presso il suo Centro Trentino Esposizioni, ora in via di progressiva dismissione. Un’ipotesi di ampliamento degli spazi fieristici oltre l’Adige, sull’area “ex Italcementi”, può avere una sua ragion d’essere. In termini negativi qui gioca, a mio modesto avviso, ancora l’aspetto viabilistico e la variabile legata alla ricettività in città di un numero di operatori e di pubblico comprensibilmente assai significativo.

Ritengo che non si risolva la questione dell’odierna dualità dei poli espositivi del Trentino accontentando tutti. Il tema delle risorse impone di indicare precise priorità e chiari obiettivi, possibilmente perseguibili. Tenendo sempre ben presente l’equilibrato sviluppo e benessere di tutte le comunità e le valli del Trentino.

Ecco perché ribadisco che i molti ettari del compendio dell’ex Montecatini, di proprietà pubblica posti sul territorio del comune di Mori, ma il cui proficuo futuro utilizzo certamente interessa anche Rovereto e tutta la Vallagarina, costituiscono una soluzione straordinaria e ottimale per l’intero Trentino, al fine di proporre a livello nazionale e internazionale un proprio Ente Fiera del Trentino di ampio respiro. Nulla è irreversibile nella vita, e men che meno nelle decisioni della politica, anzi. Allora, perché non dirottare, ad esempio, quel 30 milioni di Euro per l’acquisto dell’area “Baltera” su un grande progetto all’ex Montecatini? O, se si vuole puntare tutto su Riva del Garda, sull’area ex Cattoi?

La strategica vicinanza con l’autostrada del Brennero, distante poche centinaia di metri dal casello di Rovereto Sud, arteria su cui passano ogni anno decine di milioni di persone, costituisce un vantaggio competitivo senza eguali sul nostro territorio. Il fatto di trovarsi poi leggermente in rilievo sul tracciato autostradale, rende quegli spazi di grandissima visibilità, praticamente da tutta la valle, sia che si venga da Nord che da Sud. Gli ettari sono parecchi e, quindi, anche in termini progettuali vi è modo di approntare un’infrastruttura ampia, modulare e adeguata ad ogni moderna esigenza, sia espositiva che congressuale e della relativa ospitalità. Senza dimenticare che per la ricettività di espositori e pubblico la Vallagarina è in parte già attrezzata, ma se del caso, sono certo che saprebbe rispondere adeguatamente. Peraltro, gli alberghi dell’Alto Garda sono a pochi chilometri di distanza.

Altro aspetto interessante per l’aspetto logistico è la vicinanza della ferrovia e dello scalo merci di Mori stazione, che con il possibile ripristino del vecchio binario ferroviario, che arrivava proprio fino al vecchio stabilimento della Montecatini, potrebbe fornire una logistica molto invidiabile e, soprattutto, pienamente sostenibile dal punto di vista ambientale. Altri argomenti potremmo qui esporre, ma preferiamo per ora la sintesi, ritenendo di essere stati abbastanza chiari.

La Vallagarina, in conclusione, da secoli area del Trentino vocata all’impresa produttiva, è la comunità indiscutibilmente più esposta in questi anni alla crisi iniziata nel 2007. Accanto ad altri importanti e lungimiranti iniziative, quali il Progetto Manifattura e il Polo della Meccatronica, e all’ipotesi dello sbocco a Rovereto sud della Valdastico, il pensare di collocare qui anche la Fiera del Trentino, non può non essere visto come un ulteriore decisivo tassello per rendere ancora più intelligente e efficace la riconversione economica e sociale in atto. C’è solo bisogno di una visione, da cui un preciso obiettivo da condividere e da perseguire. Un tema su cui tutti i protagonisti della nostra politica e della nostra economia dovrebbero voler e poter intervenire.

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