Mercato dell’auto: a marzo in Europa ancora in rosso

Settimo calo consecutivo, con chiusura del primo trimestre in negativo. Futuro ancora molto fosco. Aumentano le emissioni di CO2causa il calo del Diesel. 

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Chiusura ancora in negativo a marzo per il mercato dell’auto europeo, il settimo consecutivo, con anche il primo trimestre 2019 che fa segnare un rosso nelle vendite gettando ombre sul prossimo futuro.

Secondo i dati diffusi dall’Acea nei 31 mercati della zona UE+Efta complessivamente considerati le immatricolazioni di autovetture hanno fatto registrare in marzo un calo del 3,6% su base annua. Il consuntivo del primo trimestre chiude invece con una contrazione del 3,2% dovuta a cali in 21 dei 31 mercati considerati.

L’andamento delle immatricolazioni in Europa è influenzato dai risultati dei cinque maggiori mercati in cui complessivamente nel primo trimestre 2019 le vendite hanno costituito il 72,1% dell’area UE+Efta. L’andamento peggiore nella pattuglia dei cinque grandi mercati dell’area lo ha fatto registrare ancora una volta il mercato dell’auto italiano, che è in calo in marzo del 9,6% e nel primo trimestre del 6,5%. Sul mercato italiano pesa come, e più che negli altri mercati europei, la l’ingiustificata e demagogicapenalizzazione del Diesel. Nel primo trimestre le immatricolazioni di vetture con questo tipo di alimentazione sono calate del 26,1% a vantaggio soprattutto delle auto a benzina (+21,6%) e delle auto ibride ed elettriche, la cui quota rimane tuttavia ancora risibile con poco più di 1.000 pezzi venduti.

Un po’ meglio dell’Italia ha fatto la Spagna che accusa un calo del 4,3% in marzo e del 6,9% nel primo trimestre. Negativo il risultato della Francia, che chiude marzo con un calo delle immatricolazioni del 2,3%, mentre il primo trimestre contiene i danni in un risicatissimo –0,6%. Anche in Francia il diesel è in seria difficoltà con un calo nel trimestre del 15,5% che va a vantaggio delle auto a benzina, ma anche dell’ibrido e dell’elettrico la cui quota sale all’1,9%.

Nel Regno Unito, che rispetto al resto d’Europa ha un ulteriore elemento di preoccupazione costituito dalla Brexit, le immatricolazioni sono calate in marzo del 3,4% e nel primo trimestre del 2,4%.

Relativamente migliore in un contesto complessivamente non positivo, il risultato della Germania che chiude il primo trimestre sui livelli dello scorso anno (+0,2%) e in marzo accusa una piccolissima perdita (-0,5%).

«Tra i 5 più grandi mercati è proprio l’Italia a registrare il calo peggiore – afferma Michele Crisci, presidente dell’UNRAE, l’Associazione delle Case Automobilistiche estere – e questo non può che metterci in allarme. L’avevamo anticipato a dicembre al Governo e lo abbiamo ribadito ieri in un incontro con il vice ministro dello Sviluppo economico Dario Galli, al quale abbiamo avuto modo di esprimere i nostri timori sulla necessità di un più accelerato rinnovo del nostro parco circolante, uno dei più vecchi d’Europa. Per questa ragione è sempre più urgente la definizione di una visione strategica della mobilità che accompagni la transizione verso le nuove motorizzazioni elettriche con un piano chiaro e ben definito».

In questo contesto non aiuta la nuova politica di penalizzazione di gran parte delle auto di fascia media acquistate dalle famiglie, gabellate da un nuovo obolo ambientale variabile da 1.100 a 1.600 euro introdotto dal governo M5s-Lega, cui s’aggiunge anche la risibile deducibilità fiscale dell’auto aziendale non strumentale che, oltre a penalizzare e rendere meno concorrenziali le imprese e i professionisti italiani, priva il mercato di almeno 100.000 pezzi nuovi ogni anno che vanno ad incrementare noleggi e leasing esteri, privando il fisco italiano di almeno mezzo milione di euro di entrate fresche ogni anno.

Preoccupata riflessione sul mercato dell’auto anche dalla filiera italiana dell’automotive rappresentata dall’Anfia. Secondo il presidente, Paolo Scudieri, «è difficile fare previsioni sull’andamento del mercato per i prossimi mesi, anche se le tensioni che caratterizzano lo scenario internazionale ed europeo in questo momento, insieme al rallentamento dell’economia mondiale, lasciano presagire mesi non facili».

Il calo di vendite di auto Diesel ha avuto ripercussioni negative sull’ambiente con l’incremento delle emissioni di anidride carbonica (+0,4% secondo la European Environment Agency) dovuto alle accresciute vendite di auto a benzina – maggiori rispetto alle immatricolazioni di auto ad alimentazione alternativa – che hanno livelli emissivi di CO2 più alti rispetto alle versioni Diesel.

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