Prezzo dei carburanti: in autostrada la benzina vola sopra i 2 euro al litro

E crollano le vendite. Cantarelli: «siamo passati dai 4 miliardi e 300 milioni di litri in autostrada del 2003 a un miliardo e 600 milioni del 2018». 

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prezzo dei carburanti

Arriva il mega ponte della primavera e il prezzo dei carburanti sulla rete autostradale “buca” nuovamente quota 2 euro al litro, complice anche il riacutizzarsi delle tensioni internazionali in Libia e in Iran. Comunque sia, il rincaro dei carburanti su tutta la rete, autostradale e non, è una ricorrenza quanto mai sospetta in occasione dei picchi di consumo, quasi le compagnie petrolifere facessero cartello per strappare dai portafogli dei vacanzieri qualche euro in più di extraprofitto, una situazione su cui sarebbe opportuno che l’Antitrust facesse luce.

Intanto con i prezzi dei carburanti alle stelle, chi ha deciso di approfittare di qualche giorno di vacanza deve sobbarcarsi aumentinon indifferenti, soprattutto sulla rete autostradale, dove l’extra costo per un pieno da 50 litri di benzina o diesel può arrivare anche a 20 euro in più rispetto alla rete ordinaria. Cosa che consiglia di imboccare i caselli con il serbatoio pieno fino all’orlo e, in caso di lunghi viaggi, preferire interrompere la corsa uscendo dall’autostrada, scegliendo su una delle tante applicazioni il distributore più conveniente, magari facendo anche una pausa ristoratrice in qualche locale tipico.

L’escalation del prezzo alla pompa dei carburanti porta l’attenzione anche sull’eccessivo peso fiscale gravante su benzina e diesel: secondo “Meteo carburanti” di Figisc Aniasa Confcommercio, il prezzo medio finale ponderato in Italia della benzina è di 1,665 euro al litro e di 1,561 euro per il gasolio. Su questi livelli, le imposte (accise più Iva) “pesano” per il 62,31% per la benzinae del 57,56% per il Diesel. Secondo gli ultimi dati forniti dal ministero dell’Economia, ad una quotazione della benzina, pari a 1,605 euro al litro, la componente fiscale è il 63%, ossia 1,018 euro al litro (accisa pari a 0,728 euro e Iva pari a 0,290 euro), mentre il prezzo industriale (che copre i costi di raffinazione, trasporto e commercializzazione) è pari al 37%, ossia 0,587 euro al litro. Peccato che dei tagli sulla tassazione gravante sui carburanti strombazzati in campagna elettorale da parte degli attuali maggiorenti di governo (Luigi Di Maio e Matteo Salvini) non si sia visto alcun accenno, immediatamente sepolto sotto la spesa clientelare del reddito di cittadinanza e di quota 100, che “sprecano” oltre 15 miliardi di euro per un assistenzialismo che porterà poco o nulla alla crescita economica del Paese.

Intanto, i consumi di carburante calano, soprattutto in autostrada: secondo Stefano Cantarelli, presidente di Aniasa Confcommercio, «le vendite di carburante in autostrada sono passati dai 4,3 miliardi di litri in autostrada del 2003 a 1,6 miliardi di litri del 2018, con il totale vendite di carburanti in autostrada che sono appena il 5% del totale venduto in Italia».

Se lo Stato fosse meno ingordo, accontentandosi di una pressione complessiva già esosa del 100% sul costo industriale dei carburanti, si genererebbe un volano virtuoso sull’economia, con conseguente maggiore gettito fiscale anche per le casse dell’Erario, oltre che rendere più attrattiva l’Italia per i flussi turistici europei, visto che oltre l’80% degli arrivi nel Belpaese dai paesi comunitari arriva motorizzato. Offrire carburanti a prezzo più abbordabile – e in linea con i maggiori concorrenti turistici confinanti – potrebbe fornire una marcia in più all’industria turistica nazionale e al suo ricco indotto.

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