Autonomia, il ministro Stefani rilancia: «non è rottura dell’unità nazionale, anzi»

Fontana la butta sul faceto: «è stato fatto il massimo, ma se vogliono, possiamo metterlo in metrica, in distico elegiaco, così, per renderlo più gradevole». Zaia: «M5s deve dare una risposta al voto dei cittadini delle regioni che hanno chiesto l’autonomia». Bonaccini: «basta con i rinvii servono fatti». 

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Dopo la chiusura delle urne che hanno visto il travolgente successo della Lega e il tracollo del M5s, si riapre a tutta forza la questione dell’autonomia per le regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Il ministro agli affari regionali, Erika Stefani, in audizione davanti alla commissione parlamentare per le Questioni regionali, ha ribadito che il sistema delineato finora sull’Autonomia «contiene tutto fuorché meccanismi sperequativi, che possono sottrarre risorse ad alcune regioni a favore di altre».

«Mi appare del tutto infondata – ha aggiunto Stefani – la lettura politica che vorrebbe attribuire all’avvento dell’Autonomia una rottura dell’unità del Paese, favorendo le regioni più ricche, attribuendole più risorse, a scapito di quelle più povere, destinate ad essere ancora di più marginalizzate. Non è così la rotta che ho assunto da quando ho assunto la responsabilità di guidare il mio ministero»

Stefani ribadisce poi che dalla autonomia differenziata «non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, un aumento della pressione fiscale» richiamando il concetto di «equilibrio dei bilanci, senza dimenticare i riferimenti all’obbligo di solidarietà con i territori con minore capacità fiscale per abitante. Sul versante della determinazione delle risorse da attribuire alle regioni – continua Stefani – sono state stabilite modalità temporalmente diversificate, a partire, in una prima fase, dalla spesa sostenuta dallo Stato all’atto del trasferimento della competenza, fino ad arrivare, entro tre anni, all’individuazione dei fabbisogni standard di ogni singola materia. La determinazione della spesa effettivamente sostenuta dallo Stato dovrà necessariamente essere rideterminata per la quota parte che lo Stato sostiene nella regione interessata, e ad essa conseguentemente attribuita. Le modalità con cui determinarla, se assumendo l’ultima annualità, oppure la media fra le ultime tre o cinque annualità dovrà essere stabilita in sede di commissione paritetica».

Infine il passaggio sulla questione dei costi e fabbisogni standard il cui avvento deve avvenire «nei tempi stabiliti e non venga rinviato, come troppe volte è accaduto, alle calende greche – ha ribadito nell’audizione Stefani – e la determinazione dei fabbisogni standard, abbisogna di un nuovo strumento di indirizzo e valutazione, in cui concorrano, alla pari, tutte le amministrazioni centrali coinvolte e tutte le regioni. Sottolineo il “tutte”, nonostante qualcuno si ostini a sostenere che sarebbero determinate dalle regioni interessate con lo Stato. In questa direzione è stata prevista l’istituzione di un Comitato paritetico Stato-regioni, che sarà chiamato a determinare i fabbisogni standard sulla base delle metodologie più appropriate anche alla luce dell’esperienza maturata in materia di fabbisogni degli enti locali».

Quanto all’affermazione del leader grillino Luigi Di Maio secondo cui sarebbe necessario riscrivere i testi inerenti la maggiore autonomia per renderli maggiormente chiari, il governatore della Lombardia, Attilio Fontana la butta sul faceto: «il testo della riforma è già pronto da tempo, è stato fatto tutto quello che si doveva fare, anche di più. Ma se vogliono, possiamo metterlo in metrica, in distico elegiaco, così, per renderlo più gradevole».

«Ora aspettiamo risposte sull’autonomia e spero che arrivino» ha detto rivolgersi al Governo il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. «Vorremmo capire dopo un anno di continui rinvii di mese in mese cosa succede, vorremmo capire che tipo di autonomia sarà, perché noi ne abbiamo un’idea diversa da quella chiesta da Lombardia e Veneto» chiosa Bonaccini.

Più diretto verso l’ammunina pentastellata il governatore del Veneto, Luca Zaia: «penso che i Cinque stelle abbiano capito fino in fondo che i cittadini ti tolgono la delega se non li rappresenti più; perdere sei milioni di voti e dimezzare i propri consensi vuol dire che qualcosa non funziona. Credo che nel loro lavoro non siano andate tutte quelle discussioni e quelle manfrine – ha aggiunto – con i “No” sulla Tav, con i “No” sulla Pedemontana, passando per le polemiche inutili sulle Olimpiadi e su altre partite come quelle dell’Autonomia. I cittadini si erano espressi – ha sottolineato Zaia -. Ti danno la delega e poi te la tolgono quando non sono più d’accordo. Ora serve una cura da cavallo per l’economia, avanti con infrastrutture ed Autonomia».

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