Autonomia delle regioni del Nord su un binario morto, nonostante la Lega

M5s fa il muro di gomma, nonostante egli accordi politici. Ad attizzare il fuoco anche lo Svimez: «pretesa infondata». La pazienza di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna al limite.

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autonomia differenziata

Sulla scia della vittoria olimpica, la Lega ha tentato l’accelerazione finale sulla maggiore Autonomia prevista dalla Costituzione per Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, le tre regioni che tirano indiscutibilmente l’economia nazionale e lo sviluppo del Paese.

Nonostante la determinazione del vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, e del ministro agli Affari regionali, Erika Stefani, nell’ultima seduta notturna del consiglio dei ministri che doveva dare l’impulso definitivo all’iter della riforma dell’autonomia è finito in un nulla di fatto, complice il M5s che non ne vuole sapere di concedere maggiore autonomia alle regioni del Nord, trasferendo competenze e relative risorse.

Le truppe pentastellate di governo sono fino ad ora riuscite a mettere i bastoni nelle ruote alla corsa verso l’autonomia delle tre regioni del Nord, ricorrendo alla più classica delle ammuine partenopee, facendo sbottare Salvini con un «Roma è il luogo dove tutto s’ingolfa». Parole condivisibili, che costituiscono anche lo scotto di una Lega che ha abdicato al suo storico essere il sindacato del Nord Italia produttivo per aprirsi ad una logica nazionale che, se da un lato ha ingrossato a dismisura il consenso elettorale, dall’altro sta facendo crescere malumori sempre più accesi tra i governatori, cittadini ed imprese del Nord Italia, di quella Padania bossiana che è stufa di correre con il freno a mano tirato della burocrazia romana, che rallenta ogni sorta di decisioni e di infrastrutturazione del territorio.

Nemmeno la determinazione della Stefani è riuscita ad avere la meglio, spuntata dalla demagogia pelosa e di basso profilo di ministri come la titolare grillina del dicastero del Sud, Barbara Lezzi, impegnata allo stremo per continuare (se non aumentare) l’assistenzialismo di Stato alla ridotta elettorale pentastellata. Cui dà man forte anche il presidente dello Svimez, Adriano Gianola, secondo cui la richiesta di autonomia differenziata di alcune Regioni del Nord è «una pretesa infondata, sia in termini di virtù ostentata, sia in termini di risorse che pretendonodi ricevere a danno delle Regioni del Sud».

E’ necessario che la Lega riprenda al più presto la strategia politica delle origini, la difesa del Nord, della sua economia, dei suoi valori, delle sue capacità di ricerca e di sviluppo, della sua imprenditorialità da fare pesare in modo adeguato nelle decisioni di governo nazionale, portando a casa la maggiore autonomia per le regioni che la richiedano. In caso contrario, meglio, molto meglio staccare la corrente a questa maggioranza spuria ed innaturale che rischia solo di fare ulteriori danni al motore economico del Paese.

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