Il Mart ospita “Danzare la rivoluzione. Isadora Duncan e le arti figurative in Italia tra ottocento e avanguardia”

La mostra visitabile fino al 1 marzo 2020, è una retrospettiva su una ballerina americana ribelle  e carismatica, vera e propria icona, ha influenzato generazioni di intellettuali e artisti, cui si deve la nascita della danza moderna. 

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Plinio Nomellini (Livorno, 1866 - Firenze, 1943) Isadora Duncan. Gioia (Gioia tirrena), 1914 "Quadreria Villa San Martino", Collezione Silvio Berlusconi

La mostra allestita negli spazi del Mart di Rovereto “Isadora Duncan. Danzare la rivoluzione”, visitabile fino al 1 marzo 2020, rappresenta l’appuntamento principale dell’Autunno caldo del Mart, la nuova stagione espositiva voluta dal nuovo presidente, Vittorio Sgarbi, e dal direttore, Gianfranco Maraniello. Una mostra dedicata alla danzatrice americana Isadora Duncan, frutto di un ampio lavoro di ricerca e dell’incontro tra il Mart e la Fondazione CR Firenze, curata da Maria Flora Giubilei e Carlo Sisi, in collaborazione con Rossella Campana, Eleonora Barbara Nomellini e Patrizia Veroli.

Dopo la prima tappa a Firenze, la mostra viene riallestita negli spazi del Mart, scenario ideale per la personalità ribelle e trascinante di Isadora Duncan. Vera icona e pioniera della danza moderna americana, Isadora Duncan è stata riferimento centrale per il superamento dei canoni classici del balletto romantico ed esempio illuminante per le avanguardie storiche.

Sono oltre 170 le opere esposte nella mostra “Danzare la rivoluzione. Isadora Duncan e le arti figurative in Italia tra Ottocento e avanguardia”: dipinti, sculture, documenti, fotografie inedite che testimoniano come la pioniera della danza modernaabbia attraversato confini geografici e temporali. Regina di stile, Isadora Duncan influenzò i gusti del primo Novecento divenendo un’icona senza tempo, tanto che ancora oggi, a un secolo di distanza, la sua figura è quasi leggendaria.

Personalità carismatica e ribelle, si distingue per una danza svincolata da qualsiasi condizionamento sociale, per il ruolo di donna forte e capace, tenace e intuitiva. La scelta di danzare in abiti leggeri e piedi nudi ne fanno la “danzatrice scalza” californiana.

Provenienti da prestigiose collezioni italiane e internazionali, sono presenti al Mart le opere di fondamentali artisti del Novecento che hanno trovato in Isadora Duncan un’ispirazione fortissima. Affascinati da una personalità prorompente e da una danza senza paragoni, numerosi artisti elessero Isadora Duncan musa ispiratrice, come il francese Auguste Rodin che la evoca con lo splendido marmo Ève au rocher, in mostra al Mart e proveniente da una prestigiosa collezione privata di Hong Kong.

Dipinti, sculture, documenti, fra i quali molte fotografie inedite: sono tante le tracce che testimoniano il forte legame delladanzatrice con l’Italia e i suoi artisti.

Nel 1902 si esibisce al Teatro Armonia di Trieste e al Circolo degli Artisti di Firenze, città nella quale lascia la sua firma nel Libro dei Soci del Gabinetto Viesseux. Nel salotto berlinese di Giulietta Gordigiani Mendelssohn, Isadora Duncan instaura un rapporto di profonda amicizia con Eleonora Duse e conosce lo scenografo e artista Edward Gordon Craig, suo compagno tra il 1905 e il 1907, con cui vive a lungo nel capoluogo toscano.

Il 1913 è una data fondamentale per comprendere il rapporto della danzatrice con l’Italia. Dopo la tragica morte dei suoi bambini, Deirdre e Patrick, annegati nella Senna a causa di un incidente automobilistico, Isadora Duncan viene accolta dall’amica Eleonora Duse a Fossa dell’Abate, vicino a Viareggio. In Versilia, gli artisti Plinio Nomellini e Romano Romanelli rimangono affascinati dalle sue movenze e dalla sua danza. Nomellini le dedica gli studi per la tela Gioia tirrena, esposta alla Secessione romana nel 1914. Romanelli, con il quale ha un legame sentimentale, si ispira all’interpretazione di Isadora nel Sigfried per Il risveglio di Brunilde e per due ritratti presenti in mostra, conservati rispettivamente allo Studio Romanelli e al Museo del Novecento di Firenze.

Il percorso espositivo rinnova l’eredità di Isadora Duncan attraverso le opere di alcuni importanti artisti attivi negli anni Trenta come Antonietta Raphaël, Massimo Campigli, Marcello Mascherini, Amleto Cataldi e pone particolare attenzione al fascino che la danzatrice ebbe sulla maggiore avanguardia italiana: il Futurismo.

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Fortunato Depero (Fondo, TN, 1892 – Rovereto, TN, 1960)
Rotazione di ballerina e pappagalli, 1917
Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto
Deposito a lungo termine

In perfetta continuità con le ricerche del Mart di Rovereto, la mostra illustra il fecondo e allo stesso tempo burrascoso rapporto tra Isadora Duncan e Filippo Tommaso Marinetti, fondatore e anima del gruppo futurista.

Centrale per l’arte di Isadora Duncan è stato anche il rapporto con le danzatrici libere italiane. In un contesto in cui il corpo femminile cambia, divenendo più esile e magro, si diffonde sempre più la pratica della danza all’aperto. Grazie al pensiero di Émile Jacques-Dalcroze, il corpo diventa libero di seguire il ritmo della musica.

Le danzatrici libere sono accolte nel salotto culturale dell’imprenditore Riccardo Gualino e della moglie Cesarina Gurgo Salice, che ammirano le performance di Isadora Duncan a Parigi e ne rimangono ammaliati. Cesarina Gualino, in particolare, studia le danze in cui è netta la tensione ideale delle coreografie della danzatrice americana.

Il salotto di Cesarina diventa lo spazio dove accogliere le tante danzatrici fuggite dalla Russia. Ruskaja, ritratta da Aldo Andreani nel bronzo del 1934, è la più rappresentativa di questa ondata. Nel 1940 apre a Roma l’Accademia Reale (oggi Nazionale) di Danza, che conserva tuttora il gesso di Antonietta Raphaël e testimonia la persistenza e la durata dell’arte diIsadora Duncan per tutto il secolo. Il percorso espositivo mette così al centro il tema della liberazione del corpo femminile, che trova nella danzatrice americana un’interprete esclusiva.

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