Tassa sulla plastica, imprenditori dell’Emilia Romagna sul piede di guerra

Caiumi: «ferma contrarietà ad un provvedimento pesante che colpisce in particolare il nostro territorio». 

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L’istituenda – sempre che non venga fermata in extremis – tassa sulla plastica ipotizzata dalla Manovra finanziaria 2020 su iniziativa del M5s e del Pd sta mobilitando gli imprenditori dell’Emilia Romagna per il suo pensate impatto sul distretto dell’imballaggio e della produzione di plastica della Regione, perché farebbe raddoppiare il costo della materia prima, producendo uno svantaggio sui concorrenti esteri e, in ultimo, non risolverebbe il problema dell’eliminazione della plastica da certi imballaggi, scaricandone anzi il costo sul consumatore finale.

Sono questi i motivi di preoccupazione in merito alla tassa sulla plastica espressi dagli imprenditori della regione, una misura che crea tensione non solo nel comparto economico ma anche nelle stanze politiche ormai concentrate sulla sfidadelle elezioni regionali del 26 gennaio.

A prendere posizione, di «ferma contrarietà», alla tassa sulla plastica è il presidente di Confindustria Emilia, Valter Caiumi, secondo cui è una tassa che «va a colpire in modo particolare il territorio emiliano romagnolo, culla della “Packaging Valley”, che ospita il maggior numero di aziende del comparto in Italia, 230 con oltre 17.000 occupati e un fatturato annuo di 5 miliardi di euro, pari al 63% del giro di affari nazionale».

Secondo Caiumi la tassa sulla plastica «determinerebbe un incremento del 110% del costo della materia prima» oltre a essere il frutto di «azioni troppo roboanti» che «non producono cultura, né danno la possibilità di avviare nuove azioniinnovative per avere soluzioni nel medio lungo periodo». Per il leader degli industriali emiliani si tratterebbe di «un calcolo frettoloso solo per fare quadrare la manovra di fine anno, senza studi di fattibilità».

Sulla stessa linea gli imprenditori locali in prima fila toccati dall’eventuale nuovo balzello. Bruno Piraccini (Orogel) parla di «impatto pesante» della tassa che andrebbe ad aggiungersi a quella che già le aziende pagano sulla plastica al consorzio Conai per il riciclaggio degli imballaggi. La tassa sulla plastica è a suo dire «ingiusta perché colpisce indistintamente tutta la plastica, senza distinguere quella riciclabile, e che quindi scarica sulle imprese e sul consumatore l’inefficienza del sistema di raccolta rifiuti».

Il raddoppio del costo delle materie prime, sottolinea Paolo Pagani (Oremplast), «si scaricherà di certo sui consumatori». Per Alberto Vacchi (patron di Ima) alle imprese servono «tempo e spazi per avviare un gigantesco programma che li renda indipendenti dalle plastiche monouso, mantenendone le funzioni e la economicità».

Sulle possibili ripercussioni politiche in ambito regionale della tassa sulla plastica scende in campo anche il presidente Dem uscente della Regione, Stefano Bonaccini, che si è posto in contrasto con la proposta lanciata dalla maggioranza del “suo” governo, dicendosi «fermamente contrario».

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