Elezioni regionali in Emilia Romagna: il M5s presenterà proprie liste e il Pd trema

La base pentastellata sconfessa linea Di Maio. La gara elettorale sarà in solitaria. Aumentano decisamente le probabilità di vittoria della candidata leghista. 

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elezioni regionali in emilia romagna

Il dato è tratto: Il M5s parteciperà alle elezioni regionali in Emilia Romagna (e in Calabria). La base del M5s ha deciso a maggioranza in direzione opposta ai voleri dei burattinai del Movimento, sconfessando su tutta la linea la posizione di Luigi Di Maio favorevole a saltare un giro per la mancanza di candidature all’altezza e per evitare l’ennesima batosta elettorale a causa dell’incapacità e dell’inesistenza di una vera classe di governo in giallo.

Alle elezioni regionali in Emilia Romagna che si celebreranno il 26 gennaio (anche in Calabria) il M5s imbraccia una corsa in solitaria, senza alcuna alleanza, soprattutto deludendo quel Pd locale e nazionale che fino all’ultimo sperava o in una desistenza (saltando un giro elettorale) o in un’alleanza così come succede al livello nazionale con il governo BisConte. Ma così non è stato e ora la corsa del presidente Dem uscente, Stefano Bonaccini, si fa più in salita, visto che il M5s ben che vada guadagnerà un risultato sotto le due cifre, sufficiente per erodere la base elettorale del candidato delle sinistre, favorendo così indirettamente la fuga in avanti della candidata del centro destra, la leghista Lucia Borgonzoni.

All’annuncio dell’esito del voto sulla piattaforma Rousseau con cui la base M5s ha bocciato la proposta di Luigi Di Maio, il leader della Lega, Matteo Salvini, è andato giù piatto: «i militanti 5 Stelle hanno sfiduciato Di Maio e Grillo, e con loro il governo contro natura col Pd. Le porte della Lega sono aperte a chi vuole davvero il cambiamento».

Vista la mala parata, Di Maio commenta l’esito del voto della base del Movimento con un «gli iscritti ci hanno dato un mandato chiaro e fortissimo: dobbiamo partecipare alle elezioni regionali con tutte le nostre forze ed è quello che faremo. Ora c’è una cosa sola da fare: mettersi a pancia a terra e dare il massimo per queste due regioni».

Per Di Maio il voto di Rousseau è una sconfitta pesante, e lo è anche nelle proporzioni, circa il 70% dei votanti ha bocciato l’idea della “pausa elettorale” e il risultato non potrà non pesare negli equilibri interni, visto che la bocciatura è arrivata sotto il fuoco incrociato della feroce opposizione dei territori, ma anche della fronda interna, della quale fanno parte anche gli ex ministri Danilo Toninelli e Barbara Lezzi. Prima di conoscere l’esito del voto, Di Maio affermava che «sicuramente il Movimento è in un momento difficoltà e lo ammetto prima di tutto io. C’è bisogno di mettere a posto alcune cose». Cose che ad urne chiuse cresceranno esponenzialmente.

Non solo: ora si dovranno trovare in tutta fretta, sia in Emilia Romagna (dove si ripartirà dai consiglieri uscenti) che in Calabria persone disponibili a mettere la faccia in una campagna elettorale votata ad un probabile suicidio politico sull’onda di quanto già successo alle Elezioni europee e al recente voto in Umbria. Un risultato che Di Maio già annusa, affermando «non so quale risultato raggiungeremo, ma io sarò come sempre in prima linea e non mi risparmierò».

A sostenere la partecipazione alle elezioni regionali in Emilia Romagna è stato il gruppo consiliare uscente che ha invitato a votare per il “No” alla pausa elettorale, con la consigliera regionale Silvia Piccinini che ha parlato di «una presa in giro inaccettabile» e la vicepresidente pentastellata della Camera, Maria Edera Spadoni, si è messa a capo della protesta, ritenendo la decisione uno sbaglio: «la gente non prenderà questa “pausa” per un momento di riorganizzazione, ma per una deposizione delle armi a favore di un governo vacillante. Io dico che si deve combattere e non dimostrare debolezza o cedere ai ricatti per paura».

Intanto, il sondaggio realizzato da Antonio Noto per “Porta a Portaevidenzia come con una lista del M5s in campo in Emilia Romagna i due principali candidati sono in sostanziale parità: Bonaccini al 45%, Borgonzoni al 44% e il M5S ad un misero 8%.

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