Giovani italiani all’estero: Nezka, assistente parlamentare europeo

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giovani italiani all'estero

Viaggio tra le esperienze di giovani italiani all’estero con Nezka Figelj, 35 anni ma alle spalle molte esperienzefuori dal comune” che l’hanno portata a diventare assistente parlamentare accreditata nella delegazione italiana presso il Parlamento europeo di Bruxelles, in Belgio, per cui ha lavorato fino allo scorso luglio.

Italiana, originaria del Friuli Venezia Giulia, per la precisione della provincia di Gorizia nel Collio goriziano: una regione ricca di vini di qualità, storicamente multiculturale e multietnica. Questa testimonianza ci giunge dall’agenzia Reframed Srl di Cittadella (Pd) che oltre ad analizzare la mobilità italiana all’estero, come in questo caso, si occupa di svolgere attività consulenziale per chi vuole trasferirsi all’estero.

I suoi studi iniziano con una laurea triennale in Filosofia presso l’Università di Padova, e proseguono con un’altra Laurea triennale in “Studi Orientali” alla Sapienza di Roma, con particolare enfasi sul Medio Oriente ed Israele, paese che l’affascinava particolarmente. A seguire una ricchissima esperienza in un “kibbutzisraeliano – ovvero una comunità che si occupa in maniera integrata di attività economiche, che la porta a decidere di proseguire ulteriormente con gli studi presso l’Università di Tel Aviv e precisamente con una seconda laurea specialistica in “Scienze Politiche”, terminando con un Master in “Studi Internazionali” a Gorizia. Vivere a Tel Aviv è stata un’esperienza unica per Nezka, si tratta infatti di una città che non dorme mai, in continuo movimento, con una piccola comunità italiana ed un contesto sociale completamente diverso.

«Rifarei una facoltà umanistica. Mi ritengo una persona con una particolare predisposizione alle materie umanistiche. Sono però soddisfatta di aver combinato gli studi in filosofia con scienze politiche più concrete e con lo studio all’estero che mi ha decisamente allargato gli orizzonti all’interno di un sistema universitario molto poliedrico, e nell’apprendimento di lingue straniere – dice Nezka -. Credo che il sistema universitario italiano potrebbe prendere esempio dalle università straniere per quel che riguarda uno studio più dinamico, in cui lo studente è più attivamente coinvolto e motivato positivamente. Il mercato del lavoro odierno è molto complesso e imprevedibile, dunque anche l’università dovrebbe adeguarsi rispondendo ai bisogni reali e fornendo più strumenti. Parlo anche di premiare idee innovative e buoni risultati, non assegnare voti solo in base agli errori».

Nezka vive tra Israele e Belgio da ormai sette anni, ha sempre desiderato fare esperienze in paesi diversi ed in seguito alla crisi economica che ha coinvolto l’Italia si è trasferita a Bruxelles, la Capitale europea, inseguendo i suoi sogni.

«Tuttavia ritorno spesso in Italia ed a volte ne ho nostalgia. L’Italia è un paese bellissimo con innumerevoli qualità che amo tanto, ma per il momento non intendo tornarci». Il tentativo di vivere e lavorare in Italia non è mancato: per due anni ha lavorato come traduttrice e mediatrice presso una multinazionale francese che si occupava di gestione dell’acqua, un lavoro che non rientrava direttamente nel suo ambito professionale ma che le ha permesso di vivere e le ha insegnato tanto umanamente e professionalmente, per esempio come mantenere buoni rapporti tra colleghi e fare lavoro di squadra in un ambiente internazionale. Inoltre sentiva che doveva partire per Bruxelles. Trovare la motivazione non è stata la cosa più facile del mondo e decidere di partire comportava dei rischi. Fortunatamente il suo coraggio è stato premiato ed ha iniziato presto a lavorare per il Parlamento europeo, tramite assunzione presso l’ufficio di una eurodeputata.

«Vivo a Bruxelles in un piccolo e grazioso appartamento che ho arredato a modo mio, in quanto l’interior design è un’attività che mi appassiona molto. Vorrei fermarmi in questa città anche in prospettiva di costruire una famiglia assieme al mio compagno: credo che per un figlio nascere e crescere in un ambiente internazionale sia un grande vantaggio».

Bruxelles è inoltre una città che raccoglie una buona comunità italiana, sia giovane che “storica”, arrivata a seguito delle guerre mondiali per lavorare nelle miniere. Uscendo dalla “bolla europea” Bruxelles racchiude anche un’anima belga e tranquilla: non è una città grandissima ed anche le distanze sono tali da permettere una vita sostenibile e serena. Ci sono molti spazi verdi dove è bello passeggiare durante tutte le stagioni dell’anno. In generale i brussellesi sono persone a modo e gentili.

«Mi sento realizzata a lavorare per le istituzioni ma reputo molto importante uscire dal mondo esclusivamente europeo e conoscere il paese e la città in cui si abita – dice Nezka -. L’Italia mi manca, ma è anche vero che qua vivo molto all’italiana, ci sono negozi che vendono alimenti italiani, ristoranti e bar italiani. Molti connazionali si lamentano del clima, ma io vengo dal NordEst e non lo trovo cattivo. Al contrario, in Israele ad un certo punto avevo cominciato ad avere una forte nostalgia di casa  e del nostro stile di vita, di cui dobbiamo essere molto orgogliosi. Non per niente la presidente della Commissione Ursula Van Der Leyen ha scelto come uno degli ambiti ricoperti dai commissari europei».

Scherzando, Nezka ci racconta che si immagina, in futuro, la sua vita in Italia ma… quando sarà in pensione! Scherzi a parte, molti connazionali sono tornati in Italia a causa della solitudine e della nostalgia. Si tratta di una scelta personale che supera le condizioni economiche, è vero anche che nel nostro paese la qualità in senso sociale e culturale è molto buona.

Nezka si racconta felice, non soltanto dal punto di vista lavorativo ma anche della sua vita personale. «Bisogna accettare anche il cambiamento, che è l’unica costante nella vita, spesso indipendente dalle nostre scelte… a volte in meglio, a volte in peggio. Dunque vedo la vita più in senso ciclico che lineare, con alti e bassi, ma con una continua motivazione positiva di fondo».

Domanda aggiuntiva: ci puoi descrivere in una modalità più “pratica” in che cosa consiste il tuo lavoro? Quali sono gli obiettivi da raggiungere, quale l’ambito preciso di cui ti occupi? Una tua “giornata tipo”?

«Durante il mio lavoro al Parlamento europeo mi svegliavo e arrivavo in ufficio verso le 8.30. Quando il capo era in ufficio si cominciava subito a pieno ritmo con il lavoro che comprendeva consultazioni, riunioni, stesura di appunti, briefing, testi, discorsi, per portare avanti il lavoro legislativo. La Commissione europea propone i rapporti legislativi, il Parlamento (insieme al Consiglio) li vota presentando emendamenti. Io mi occupavo soprattutto di Balcani occidentali e sviluppo sostenibile nell’UE e nei paesi in via di sviluppo. Un’altra fetta consistente del lavoro era rappresenta dall’organizzazione di attività di promozione del lavoro svolto in Parlamento, quali eventi e accoglienza di gruppi di visitatori, che richiedeva una maggiore dinamicità, lavoro di squadra e comunicazione efficiente. L’obiettivo del mio lavoro era promuovere la legiferazione a livello europeo e sostenere le istituzioni europee e i vantaggi da esse emanati per tutti noi cittadini. Ritornavo a casa verso il tardo pomeriggio o sera, e se ero ancora in forze andavo in palestra, al parco o uscivo con gli amici. Momentaneamente sto facendo colloqui per continuare a lavorare presso le istituzioni europee. Mi rilassa anche molto cucinare, arredare casa e prendermi cura delle mie piante, dunque mi dedico anche a queste passioni!»

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